ABITARE TUTTE LE CASE DI LE CORBUSIER: CRISTIAN CHIRONI IN INDIA

NEW DELHI\ aise\ - Dopo le residenze e gli attraversamenti all’interno di diverse architetture di Le Corbusier in Italia, Francia e Argentina, Cristian Chironi con il progetto "My house is a Le Corbusier" prende residenza temporanea in India, nella casa museo di Pierre Jeanneret, a Chandigarh, dal 9 novembre al 9 dicembre 2017.
Al contempo opera work in progress, cantiere d’idee, campo di collaborazioni, ricerca, mostra, occasione didattica, oltre che residenza, il progetto "My house is a Le Corbusier", partito nel 2015, ha l'ambizione di realizzarsi in un lungo periodo e di costituirsi come l'insieme di tutte le esperienze che Chironi potrà realizzare all'interno delle tante opere progettate da Le Corbusier nel mondo, trascorrendo nelle stesse un periodo variabile di tempo. Il progetto a lungo termine, che si svilupperà in 12 nazioni è una performance dilatata nel tempo, casa dopo casa. "Abitazioni pellegrine" legate imprescindibilmente al movimento e all’incrocio di geografie e culture diverse.
Chironi parte da un fatto realmente accaduto: nella seconda metà degli anni Sessanta, l’artista sardo Costantino Nivola, legato da una profonda amicizia e collaborazione con l'architetto Le Corbusier, di passaggio in Sardegna a Orani, suo paese di origine e anche dello stesso Chironi, affidò alla famiglia del fratello "Chischeddu" un progetto firmato dal grande architetto, con l’auspicio che lui e i figli muratori, in procinto di costruire una nuova casa, seguissero scrupolosamente le istruzioni contenute all’interno. L’importanza di questo lascito non fu però recepita. Tempo dopo Costantino, rientrato da Long Island, notò che la casa costruita non corrispondeva affatto alle caratteristiche originali e reagì riprendendosi quel progetto. La casa, che si trova tuttora a Orani, costruita preferendo all'idea modernista del maestro una funzionalità popolare (a detta di tutta la famiglia "non aveva né porte né finestre e assomigliava più a un tugurio che a una casa") riporta, forse, solo "l’umore" di quell’originalità ignorata.
Prendendo spunto da questo episodio reale, Cristian Chironi individua il potenziale narrativo per un’analisi di una serie di relazioni nel contemporaneo con conseguenti implicazioni linguistiche e socio-politiche, che variano a seconda del contesto. Calandosi, in un periodo storico di difficile e precaria stabilità economica, in quell’impossibilità a possedere una casa di proprietà e prendendosi nel cambio di baratto la libertà di abitare le case di Le Corbusier presenti al mondo. Chironi fa di queste abitazioni "postazioni di osservazione privilegiate", per capire com’è oggi recepita l’eredità di Le Corbusier e in che condizioni si trova "la casa degli uomini". Una resa dell'architettura attraverso il racconto e la presa diretta della sua dimensione spazio temporale, dove si potrà discutere e confrontarsi, vedere l'artista al lavoro, assistere ad eventi, documentarsi sul materiale raccolto o bere insieme un caffè.
La casa a Chandigarh in India settentrionale, progettata dell’architetto Pierre Jeanneret, cugino di Le Corbusier, è situata nel settore 5 della città. Pierre Jeanneret vi soggiornò dal 1954 al 1965, periodo durante il quale sviluppò la maggior parte degli alloggi governativi e altre infrastrutture in città, oltre a controllare l'attuazione dei progetti di Le Corbusier a Chandigarh. Le Corbusier stesso era abituato a soggiornare in questa casa durante le sue visite annuali in India. La casa è oggi convertita in museo, dove il piano terra accoglie l'opera di Pierre Jeanneret, mentre il primo piano è utilizzato come residenza per studiosi e ricercatori. La casa museo, come tutto il complesso Capitol di Chandigarh è patrimonio mondiale dell’UNESCO.
Nel 1947 Le Corbusier e Pierre Jeanneret, vengono scelti per costruire una città simbolo della modernità. Le Corbusier disegnò il piano urbanistico in base al quale la città è stata costruita, progettando molti edifici pubblici. L’insediamento urbano fu concepito per cento cinquantamila abitanti ed oggi ne conta circa ottocentomila. La città, creata come un organismo funzionale, è suddivisa da una griglia urbanistica per settori, a seconda delle funzioni e classi sociali. Chandigarh fonde tutti gli studi architettonici compiuti da Le Corbusier nei suoi viaggi ed è ritenuta il suo capolavoro, in cui elimina del tutto la supremazia tra strada e spazio edificato all’interno, nella concezione di un’opera d’arte a scala urbana.
Se la residenza dell’Esprit Nouveau a Bologna è stata come il vivere in un cantiere, una esperienza concreta sintetizzabile con l’immagine di un libro aperto poggiato sulla testa come un tetto, quella nello Studio-Apartment parigino lega intimità e progettazione; la figura è in questo caso quella di un sofà fatto di ponteggi, su cui il visitatore è invitato a sedersi, davanti a un muro su cui proiettare le visioni di un abitare comune. La permanenza nell’Appartamento 50 all’interno della Unité d’Habitation a Marsiglia ha rappresentato un confronto tra culture e linguaggi diversi, emersi dalla permanenza in un appartamento pensato negli anni ’50, in una metropoli mediterranea del XXI secolo. Casa Curutchet, in Argentina, è stata infine una finestra da cui osservare con occhi clinici dei "modi di vivere", come una serie di immagini spillate in un fascicolo che raccoglie, mettendole a confronto, architetture molto lontane tra loro.
La residenza a Chandigarh vuole superare un ultimo residuo di quel confine che separa stanzialità e mobilità. Casa e città, corridoio e strada, interno ed esterno, appartengono ad uno stesso piano di valori. E quindi: camminare per la città calandosi in un nuovo contesto, adattandosi alla sua cultura e al suo ambiente, assorbendole, trasformandole, ricreandole. Una visione della casa in forma di città e viceversa, a cui far corrispondere la creazione quotidiana di documenti, artefatti, azioni, interventi.
La grande scultura in metallo di 26 metri raffigurante una mano aperta, icona della città e simbolo di accoglienza "per ricevere e donare", è stata disegnata da Le Corbusier utilizzando il Modulor, una proporzione ideale della misura umana che rappresenta la sintesi ideale del suo pensiero progettuale. Ma è il futuro di Chandigarh a stare ormai nelle mani dei suoi abitanti, e nella loro capacità di saper abitare in uno spazio che non offre ulteriori possibilità di sviluppo, a rischio della sua sfigurazione. L’arte di abitare che Chironi ha maturato nel suo percorso, diventa utile per un confronto in questa dimensione dell’esperienza collettiva: di questo luogo e in questo momento storico.
"My sound is a Le Corbusier" prevede una mappatura sonora dello spazio urbano realizzata in collaborazione con il musicista e compositore Francesco Brasini.
L’esperienza di Cristian Chironi a casa Jeanneret, durerà dal 9 novembre al 9 dicembre. La prima settimana servirà per l’acclimatazione; la seconda per un lavoro solitario; le settimane rimanenti saranno aperte alle visite e l’interazione con il pubblico (previo appuntamento via email); l’ultima settimana prevede la disposizione delle opere e dei materiali prodotti, in forma espositiva.
I dettagli e gli appuntamenti saranno comunicati sulle pagine www.cristianchironi.it e www.facebook.com/myhousisalecorbusier.
"My house is a Le Corbusier" (Pierre Jeanneret Museum) è un progetto promosso da la Fondation Le Corbusier di Parigi, Pierre Jeanneret Museum and Le Corbusier Centre, con il sostegno della collezione Anna e Francesco Tampieri e dell’Istituto Italiano di Cultura di New Delhi e in collaborazione con MAN - Museo d’Arte della provincia di Nuoro, l’istituzione Bologna Musei | MAMbo – Museo d'Arte Moderna di Bologna, Xing, NERO. (aise)