ALLARME UNICEF: 1,2 MILIONI DI ROHINGYA HANNO BISOGNO DI AIUTO - QUASI 720.000 SONO BAMBINI

ROMA\ aise\ – Secondo l’UNICEF, a circa due mesi da quando le famiglie rohingya hanno iniziato a scappare in massa in Bangladesh, migliaia di bambini e donne vivono ancora senza assistenza salva vita di base. Questo allarme è stato lanciato ieri, 23 ottobre, in occasione della conferenza internazionale a Ginevra in cui si sono incontrati i rappresentanti di governi donatori e di organizzazioni umanitarie, con l’obiettivo di raccogliere fondi per quella che resta ancora un’emergenza fortemente sotto finanziata.
Circa 1,2 milioni di persone – compresi i nuovi arrivati, i rifugiati rohingya che hanno lasciato il Myanmar in seguito alla precedente ondata di violenze e le comunità vulnerabili del Bangladesh – hanno bisogno di assistenza umanitaria a Cox’s Bazar. Quasi 720.000 sono bambini. È stato stimato che circa 450.000 bambini rohingya tra i 4 e i 18 anni hanno bisogno di servizi per l’istruzione, di questi 270.000 fanno parte degli ultimi afflussi in Bangladesh. Circa 17.000 bambini con malnutrizione acuta grave hanno bisogno di cure ospedaliere e ambulatoriali e 120.000 donne in gravidanza o in allattamento hanno bisogno di cibo nutritivo complementare. Si riscontra anche una grande mancanza di acqua e servizi igienico-sanitari negli insediamenti dei rifugiati, con in media 100 persone per una latrina.
“La crisi dei rifugiati rohingya non sembra arrestarsi”, ha dichiarato Edouard Beigbeder, rappresentante UNICEF in Bangladesh. “I bisogni dei rifugiati e delle persone delle comunità ospitanti stanno aumentando a un ritmo molto più veloce rispetto alla nostra capacità di risposta. Abbiamo bisogno di maggiori risorse, adesso. Data l’attuale densità della popolazione e le scarse condizioni igienico-sanitarie, ogni epidemia di colera o diarrea acquosa acuta, endemiche in Bangladesh, potrebbe uccidere migliaia di persone che risiedono negli accampamenti provvisori”.
Sono stati riscontrati casi di morbillo tra la popolazione insediata e tra i nuovi arrivati. L’UNICEF sta lavorando per accelerare il programma di vaccinazioni di routine, che comprenderà anche le comunità ospitanti. Arrivano anche notizie di genitori o altre persone che si prendono cura di bambini che hanno dichiarato di non poter curare i propri bambini a causa del loro vulnerabile stato emotivo e psicologico. Molti adolescenti hanno dovuto assumersi maggiori responsabilità, aiutando nella distribuzione e raccolta di legna da ardere e prendendosi cura dei loro familiari più grandi o dei fratelli. Almeno 900 bambini vivono in famiglie guidate da altri bambini.
Dal 25 agosto:
l’UNICEF sta lavorando con i suoi partner per garantire ai bambini vulnerabili supporto salvavita;
l’UNICEF e i suoi partner hanno visitato circa 50.000 bambini sotto i 5 anni per malnutrizione. Oltre 1.500 soffrivano di malnutrizione acuta grave e quasi tutti hanno ricevuto cure;
circa 69.000 bambini tra i 6 e i 59 mesi hanno ricevuto integratori di vitamina A durante le campagne supplementari di vaccinazione contro morbillo, rosolio e polio;
circa 7.500 donne in stato di gravidanza e in allattamento hanno ricevuto informazioni importanti su come nutrire i propri figli per ridurre la denutrizione tra i bambini;
oltre 700.000 persone, compresi 180.000 bambini tra 1 e 5 anni, sono stati vaccinati contro il colera in una campagna lanciata il 10 ottobre. Un secondo ciclo – che riprenderà a novembre – servirà a vaccinare altri 180.000 bambini contro il colera e 220.000 contro la polio, entrambe malattie potenzialmente letali che possono diffondersi facilmente nei campi per rifugiati;
l’UNICEF e i suoi partner hanno raggiunto 128.000 persone con acqua potabile e 190.000 persone con servizi igienici, mentre 37.000 persone hanno ricevuto kit igienici e taniche per l’acqua;
oltre 35.000 bambini stanno ricevendo sostegno psicosociale in 106 Spazi a Misura di Bambino;
l’UNICEF ha raggiunto oltre 220.000 bambini, di cui 8.500 appena arrivati, con opportunità per l’apprendimento.
I bisogni sono tanti e in crescita, ma i fondi sono estremamente limitati. L’UNICEF ha ricevuto solo l’11% dei 76 milioni di dollari necessari per garantire assistenza umanitaria salvavita ai bambini e alle donne colpiti. (aise)