AMENDOLA: C’È CHI ORGANIZZA LE MARCE E CHI TROVA LE SOLUZIONI

ROMA\ aise\ - Una occasione di confronto su quanto fatto, ma anche per guardare al lavoro ancora da fare. A cominciare dalla prossima legge di bilancio che “per la Farnesina e il Partito democratico nel mondo è un passaggio importante per aggiungere altri elementi di riforma possibili, alla nostra portata”. A sostenerlo è stato il sottosegretario agli esteri Enzo Amendola, che questa mattina è intervenuto alla prima parte dei lavori de “Il Pd per gli italiani nel mondo. Una legislatura feconda”, iniziato oggi alla Camera, promossa dai deputati Pd eletti all’estero.
A tutti loro il “grazie” del sottosegretario che loda “la squadra presieduta in ufficio di presidenza da Laura Garavini”, deputati “che fanno un lavoro eccellente; una delle squadre del gruppo più presente e competente, in grado di realizzare risultati”. Amendola ha rivolto i suoi auguri ad Anna Grassellino, nuova responsabile degli italiani nel mondo del partito che avrebbe dovuto collegarsi via web da Chicago dove lavora, e ringraziato Eugenio Marino, responsabile uscente, per il suo “eccellente lavoro”.
Un “grazie” Amendola lo ha rivolto anche a Piero Fassino, responsabile esteri del Pd, presente ai lavori, perché “se Tremaglia ha iniziato la sua battaglia per il voto all’estero, non dobbiamo dimenticare che Fassino ha guidato questa innovazione dentro il centrosinistra”.
Quella degli italiani all’estero è una realtà “complessa”, formata da vecchie comunità e nuovi migranti che “non può essere letta con una sola lente” né ad essa “può essere dato un sistema di protezione univoco”.
“Come proteggiamo le comunità? Diversificando i servizi”, sostiene Amendola che pensa ai tanti giovani che vanno a Londra o Berlino, ai ricercatori e agli imprenditori, ma anche alla zia ultra settantenne emigrata da anni in Argentina. Il Paese, sostiene il sottosegretario, deve essere vicino a tutti. “Protezione” per Amendola significa “presenza, vicinanza delle istituzioni”, a tutti. A chi si iscrive all’Aire e a chi no.
“Quando l’allora ministro degli esteri Gentiloni mi affidò le deleghe degli italiani all’estero le parole d’ordine sono state innovare e semplificare; siamo l’unico paese al mondo – ha ricordato – che ha una rappresentanza polico-parlamentare non simbolica”, un paese che “vuole costruire una rete di protezione in giro per il mondo. Nel 2013 i tagli consolari hanno provocato grandi dolori, ma dal Governo Renzi a quello Gentiloni nessun consolato è stato chiuso; abbiamo cercato soluzioni anche sul fronte immobiliare, per esempio a Zurigo, dove investiamo capitali su Casa Italia per il futuro e la collettività. Siamo una media potenza ma sul Sistema Italia nel modo abbiamo fatto una scelta irreversibile: quello che dobbiamo fare è rendere il meccanismo di protezione più efficace, con le risorse a disposizione”.
Da rappresentante del Pd, Amendola riprende il risultato del referendum costituzionale, citato anche dal capogruppo Rosato, per sottolineare che a dicembre “gli italiani all’estero hanno dato il loro sì convinto. Ma non dimentichiamo che, durante il processo di riforma della legge in Parlamento, c’è stato chi ha presentato emendamenti per sopprimere la rappresentanza degli italiani all’estero, che noi invece abbiamo difeso. Ricordiamolo ai paladini vecchi e nuovi del centrodestra”.
Quindi, da sottosegretario, Amendola ha elencato le “sfide” aperte per la Farnesina e la sua rete consolare.
Al primo posto, il lavoro: che significa tutela dei diritti previdenziali per i più anziani e inserimento nel mercato del lavoro per i più giovani. “Già in questi anni, le sedi consolari hanno istituito portali, organizzato seminari, coinvolgendo i Comites, perché la nuova generazione va guidata per superare i problemi che le impediscono di rendersi protagonista nel mercato di lavoro del Paese di accoglienza; quindi il primo passo è conoscerlo”.
Sul fronte delle esportazioni “segniamo grandi successi; esportazione non significa solo vendita di prodotti commerciali; la nostra forza è anche il made with Italy, cioè ci sono imprese che all’estero non vanno solo a vendere ma anche ad insediarsi, creano posti di lavoro, tasselli di una rete produttiva”.
Quanto alla cultura, per Amendola dobbiamo recuperare almeno “un po’ di orgoglio” nel sapere l’italiano “quarta lingua parlata al mondo; negli istituti scolastici – ha ricordato – il 70% degli alunni non sono italo discendenti, ma i figli di persone che hanno scelto una scuola italiana perché la ritengono competitiva. Certo, siamo più deboli rispetto ad altri paesi, ma possiamo crescere. Grazie ai deputati eletti all’estero – ha ricordato ancora – con un emendamento è stato messo a regime nel fondo per la cultura un finanziamento stabile per i corsi di lingua e cultura”. Fondo che “rende più efficace anche il ruolo degli IIC”.
L’Aire e i servizi consolari. Ricordato che ad oggi l’allineamento tra Aire e elenchi consolari è al 92%, Amendola ha annunciato che “assumeremo presto degli informatici per la digitalizzazione tra Farnesina e Viminale”. Mentre sul fronte dei servizi, il sottosegretario ha voluto citare il funzionario itinerante e i consoli onorari che “non sono più figure allegoriche” e che facilitano le procedure per i passaporti; “grazie alle postazioni mobili, ora il meccanismo è più vicino alle esigenze di tutti”.
Tra le sfide attuali, Amendola segnala due “emergenze enormi”: la Brexit e il Venezuela.
“Ha ragione Pittau quando dice che la libera circolazione è la nostra bandiera, un valore europeo da difendere. E per questo ci stiamo battendo”. Quanto al Paese sudamericano, dove gli iscritti all’Aire sono più di 120mila, e gli italodiscendenti “molti di più”, Amendola ha ricordato che “con il Ministro Alfano abbiamo provveduto con nuovi stanziamenti per l’assistenza dei connazionali e l’invio di nuovo personale nelle sedi consolari.
Nel futuro ormai prossimo la nuova Legge di Bilancio. “Dobbiamo insistere sul Fondo cultura”, ha detto Amendola, così come “dobbiamo insistere in modo negoziale col Ministero dell’Economia sul fronte delle percezioni consolari: siamo purtroppo in ritardo, ma il diritto c’è. Abbiamo già preparato, come Maeci, degli emendamenti per avere una più equa distribuzione delle risorse”.
Quanto alla riforma della legge elettorale, “quando e se avverrà”, per Amendola “dopo la caciara del referendum è evidente che il voto per corrispondenza non è sostituibile, ma certo ci sono aggiustamenti tecnici fare, e non lo può fare la Farnesina, ma il Parlamento”. Il sottosegretario non dimentica la questione-cittadinanza e le giacenze imponenti in alcune sedi del Sud America: “al netto delle manifestazioni di fronte ai consolati, vi invito a fare una riflessione sui limiti che si possono dare al riconoscimento, prevedendo almeno un test di lingua, perché la conoscenza seppur limitata dell’italiana non può essere un optional”.
“I risultati ottenuti sono molti e di natura parlamentare”, ha detto ancora Amendola, citando per sommi capi i fondi destinati all’editoria, alle camere di commercio italiane all’estero, al personale consolare che sta per essere assunto; sul tavolo ancora l’Imu “dove purtroppo siamo in minoranza, perché è evidente che dobbiamo allargare la platea che ha diritto all’esenzione”, così come “la riforma di Comites e Cgie, per i quali dico sì ai fondi per i progetti, ma che siano finalizzati alle esigenze reali dei connazionali, in primis il lavoro, e alle cose concrete”.
Infine, da rappresentante Pd, Amendola ha sostenuto che “la squadra del Pd estero è una delle più forti e coerenti, credo che potrà realizzare nuovi e ottimi risultati, completando il lavoro fatto. Alcuni hanno organizzato delle marce, ma la risoluzione concreta dei problemi l’abbiamo trovata noi nel rispetto della dignità degli italiani di ieri e di oggi che vivono e lavorano all’estero”. (m.c.\aise)