BREXIT DIRITTI E OPPORTUNITÀ: GENTILONI ALLA CAMERA
ROMA\ aise\ - Un Consiglio europeo straordinario con un solo punto all’ordine del giorno, Brexit. In vista dell’appuntamento di sabato prossimo, il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha riferito prima alla Camera – per bissare in questi minuti in Senato – sulla posizione che l’Italia terrà sabato quando l’Unione deciderà le sue “linee guida” nel processo che porterà la Gran Bretagna fuori dall’Ue, a dieci mesi dal referendum.
Brexit, ha detto Gentiloni, “è stato, in un certo senso, un riflettore acceso su uno dei momenti di difficoltà e di crisi più significativi nella storia pluridecennale dell'Unione europea”. Al tempo stesso, “in questi dieci mesi, dati economici e risultati politici hanno alimentato la speranza: non solo la speranza di poter conservare il progetto dell'Unione, il progetto europeo, il progetto che, da oltre sessant'anni, vede impegnato il nostro Paese insieme ad altri, ma anche la speranza di poter lavorare per una Unione più forte, soprattutto per una Unione più in grado di affrontare i problemi che ha di fronte e che sono all'origine della sua difficoltà”.
Ricordate le celebrazioni per i Trattati di Roma, e la dichiarazione comune sottoscritta dai 27 – quella sull’Europa a più velocità – Gentiloni ha sostenuto che “si possa dire che coloro che temevano o speravano - perché c'erano entrambe le opinioni - che Brexit sarebbe stata una miccia per l'implosione dell'Unione europea, si sono sbagliati”.
“Le cose non sono andate così e questo non significa affatto sottovalutare l'importanza di Brexit, - ha ammesso Gentiloni – significa registrare il fatto che dall'Austria all'Olanda - mi auguro, alla Francia, nei prossimi dieci giorni - sono venuti dei messaggi chiari, non che negano l'esistenza di problemi, di difficoltà, perfino di crisi nel progetto europeo, ma che registrano il fatto che le forze che legittimamente ritengono che da questi problemi e da queste difficoltà si debba uscire abbandonando l'Unione europea sono delle minoranze. E questo, a mio parere, è un segnale molto positivo e incoraggiante per il destino dell'Unione europea e di quanto noi italiani abbiamo investito e investiamo nel progetto dell'Unione”.
Dalle urne, insomma, emerge che “la maggioranza dei cittadini europei è una maggioranza che tuttora si schiera per una società aperta. La maggioranza dei cittadini europei ritiene che il patriottismo, che è un valore in cui - credo - tutti gli italiani si riconoscono, non debba essere confuso con una sorta di nazionalismo ostile nei confronti dei propri vicini. La maggioranza dei cittadini europei ritiene che, attraverso il dialogo, gli scambi commerciali, il confronto culturale e il dialogo interreligioso, ci sia la possibilità di costruire il progresso, il benessere, il futuro del nostro continente, e questa è una verità che è andata emergendo in questi mesi, che mi auguro continui ad emergere nei prossimi mesi e che ci conforta nell'impostazione che credo dobbiamo avere nei confronti dell'Unione europea”.
Sabato, dunque, “approveremo un documento con le linee guida per il negoziato con il Regno Unito, documento la cui condivisione, mettiamola così, si sta perfezionando in queste ore tra i 27. Oltre al documento con le linee guida, daremo inoltre un mandato a una delegazione, che, come sapete, è guidata da Michel Barnier, ex Ministro francese, un negoziato che, immagino, entrerà nel vivo nelle prossime settimane, dopo l'appuntamento dell'8 giugno, non credo prima dell'appuntamento dell'8 giugno, data che, come è noto, è stata scelta dal Primo Ministro britannico per delle elezioni rapide nelle quali Theresa May chiederà un mandato in parte finalizzato anche a questo stesso negoziato, per il quale sabato approveremo le linee guida e daremo mandato a una delegazione dell'Unione, e che quindi, immagino, dalla metà di giugno prenderà il via”.
L’Italia “si muove dentro questo negoziato con alcuni principi ispiratori: il primo, al quale io sono molto affezionato, è che noi siamo e restiamo amici e alleati del Regno Unito, non confondiamo le dinamiche che si sono aperte con Brexit e che certamente non saranno semplici da gestire nei prossimi mesi, perché tutti sanno che sarà un negoziato molto complicato, su tantissimi dossier, che apparentemente sono molto tecnici e specifici, ma che investono categorie produttive, comunità, interessi di enormi dimensioni”.
Con il regno Unito “ci lega una radicata e antica amicizia geopolitica di interessi comuni, di condivisione nella NATO e in altri contesti, che sarebbe assolutamente un errore trascurare, dimenticare e rinnegare di fronte a questa nuova dimensione”. Dunque nessuna “punizione” sarebbe accettata dall’Italia, perché “noi abbiamo interesse a un accordo con il Regno Unito, giusto, equo”.
In secondo luogo l’Italia sarà “ferma sull'idea che si debbano distinguere, nel negoziato con il Regno Unito, due fasi: una prima fase, nella quale si negoziano le modalità del recesso, secondo le regole previste dall'articolo 50, del Regno Unito dall'Unione; e una seconda fase, nella quale sì definisce il quadro nuovo, diverso da quello attuale, dei rapporti tra Regno Unito e Unione europea”.
Nel frattempo, “tra queste due fasi si possono anche definire degli accordi limitati e di durata ben definita su alcune singole questioni che difficilmente possono restare appese nel corso di due anni o anche più”, visto che come dimostrato dal Ceta, ad esempio, su determinati accordi si può lavorare degli anni.
“Sarà il Consiglio europeo a decidere quando passare, se volete, dalla prima alla seconda fase, quindi dalla fase del recesso alla fase del quadro dei nuovi rapporti. Una cosa è certa, naturalmente: che questo quadro dei nuovi rapporti di cui si comincerà a discutere - sia pure non negoziandolo da subito, se ne sta, in realtà, discutendo già da nove mesi - non può essere caratterizzato da una sorta di mercato unico à la carte che verrebbe concesso al Regno Unito, perché è evidente che il mercato unico è una straordinaria risorsa per qualunque dei ventotto - e in futuro ventisette - Paesi membri dell'Unione, come dimensioni del mercato, come potenzialità economica per le imprese, per i cittadini che si muovono, ma non si può immaginare che qualcuno decida di questa enorme risorsa del mercato unico di prendere ciò che gli interessa e, cioè, la parte economico-finanziaria, e di chiudere su ciò che non gli interessa e, cioè, la libera circolazione delle persone, ad esempio. Quindi, la conclusione di questi nuovi rapporti sarà una conclusione che non potrà che ridefinire questi rapporti e non potrà essere, invece, una conclusione che tiene il mercato unico, togliendone alcuni pezzi sgraditi al Governo di Londra”.
Gentiloni ha voluto poi sottolineare che “l'unità tra i 27 Paesi membri dell'Unione in questo negoziato è assolutamente cruciale” per entrambe le parti.
E se l’Italia,. Per gli scmabi che ha con Londra, non sarebbe il paese più “a rischio”, è latrettanto vero che “siamo interessati in modo molto netto al fatto che tra le priorità di questo negoziato, anche nella sua fase immediata, ci sia il destino dei cittadini dei diversi Paesi dell'Unione europea che attualmente risiedono nel Regno Unito: si tratta di 3.200.000 cittadini europei, all'incirca un 15 per cento di questi sono italiani, che risiedono nel Regno Unito. Noi abbiamo il dovere e il diritto di pretendere per questi nostri concittadini diritti e tutele amministrative certe, immediatamente applicabili, non discriminatorie e basate su un principio di reciprocità con i cittadini britannici: sono 900 mila che vivono nei diversi Paesi dell'Unione. Ci sono alcuni Paesi e, soprattutto un Paese, la Spagna, in cui ci sono più cittadini britannici di quanti spagnoli ci siano nel Regno Unito. Normalmente è il contrario, ma, certamente, dobbiamo fondare questo negoziato su questo punto: su certezze e reciprocità. Ce lo chiedono i nostri concittadini e credo che sia un nostro dovere porre - e lo faremo - questa come questione assolutamente prioritaria nella prima fase del negoziato”.
Brexit consegnerà all’Ue e all’Italia anche “alcune opportunità”, come il possibile trasferimento delle sedi di alcune delle grandi agenzie europee a Milano. “Ce la possiamo giocare e credo sarebbe molto importante per il sistema Italia arrivare ad un buon risultato”, ha detto in proposito Gentiloni.
Confrontarsi su Brexit, ha annotato il Premier, significa confrontarsi “sul futuro dell'Unione” e sul ruolo che l'Italia “non solo può, ma deve svolgere da protagonista. Un ruolo nel quale, al di là delle ovvie differenze nelle posizioni di ciascuno, è fondamentale per il Governo il confronto, la dialettica e, se possibile, quando è possibile, il supporto del Parlamento”.
Le politiche economiche e quelle migratorie sono sempre al centro del dibattito ed entrambe interessano il nostro Paese, ha ricordato il Premier.
Concludendo, Gentiloni ha sostenuto che “dobbiamo caratterizzarci, in parallelo con i negoziati su Brexit, nei prossimi mesi, durante i quali tali vicende si intrecceranno ad appuntamenti elettorali di grande rilievo e ci sarà un dibattito sul futuro dell'Unione, dobbiamo caratterizzarci per coloro che si battono non solo per tutelare gli interessi italiani, ma per concorrere a definire la cornice del destino comune. Infatti, sono sempre stato convinto e lo sono più che mai che il modo migliore per difendere e tutelare gli interessi italiani sia quello di svolgere un ruolo da protagonisti, come Italia, nella definizione del destino comune ed è questo che il Governo farà, a cominciare dall'incontro di sabato, mi auguro con il sostegno del Parlamento”. (aise)