SIRIA/ IACOMINI (UNICEF ITALIA): A RAQQA 25 MILA BAMBINI INTRAPPOLATI NEI COMBATTIMENTI. È UN INFERNO

ROMA\ aise\ - “Dopo Mosul, l’attenzione di questi giorni deve necessariamente essere rivolta alla città di Raqqa dove tra 30.000 a 50.000 civili ci risultano intrappolati e vittime di sanguinosi combattimenti”. È quanto dichiara oggi Andrea Iacomini, Portavoce UNICEF Italia, sottolineando un “dato preoccupante” e cioè che “la metà di queste persone sono bambini che vivono in condizioni umanitarie proibitive, continuamente sotto attacco e bombardati. Un vero inferno”.
“I bambini e le famiglie che sono riuscite a fuggire nei campi di accoglienza limitrofi senza aver bevuto e mangiato per giorni, esausti, sconvolti e disidratati a causa delle alte temperature – riporta Iacomini – raccontano di strade piene di mine e di cecchini, di aver assistito all’uccisione dei loro parenti e a scene di rara crudeltà e violenza. Sono inoltre saltati i servizi sanitari di base, l’ospedale pubblico non è agibile, restano solo alcune strutture private che funzionano solo parzialmente, un quadro davvero devastante e in via di peggioramento”.
“Ma non finisce qui. Da un mese – continua il portavoce Unicef – mancano acqua ed elettricità, la popolazione raccoglie acqua non pulita dall’Eufrate, sottoponendosi al rischio di malattie ed esponendosi ad attacchi e fuochi incrociati continui. Scarseggiano le forniture alimentari. Anche prima dell'escalation dei combattimenti, le Nazioni Unite dal 2015 non sono riuscite a raggiungere i civili nella città di Raqqa in maniera regolare. I bambini non ricevono vaccini salvavita da due anni, si rischia l’esplosione di una grave epidemia di polio che ad oggi ha colpito 1 bambino su 5 nella stessa città di Raqqa. Dal 1 ° aprile 2017, i combattimenti hanno sradicato più di 200.000 persone in tutto il Governatorato di Raqqa, anche in questo caso la metà sono bambini”.
“Come UNICEF – ricorda Iacomini – siamo pronti ad intervenire in queste zone colpite da una grave emergenza umanitaria attraverso attività di sostegno ai traumi causati dalla guerra, ad informare i civili e soprattutto i bambini sui rischi delle mine e degli ordigni inesplosi, ad attivare le nostre unità mobili per fornire acqua e servizi igienici nonchè a ripristinare i percorsi scolastico educativi completamente stravolti da Isis in questi anni. Ma – sottolinea, concludendo – occorre anche l'aiuto della comunità internazionale ad accendere i riflettori su un dramma che colpisce ancora migliaia di innocenti indifesi". (aise)