“UNA LEGISLATURA FECONDA”: FASSINO CHIAMA IL PD ALLA MOBILITAZIONE IN VISTA DEL VOTO NEL 2018
ROMA\ aise\ - “Un Paese intelligente usa bene le proprie ricchezze e tra le ricchezze che il nostro Paese ha c'è l'altra Italia che vive nel mondo” e che “noi dobbiamo sapere valorizzare”. Così il responsabile Esteri del Partito Democratico, Piero Fassino, intervenuto oggi alla seconda giornata di lavori del convegno “Il PD per gli italiani all'estero. Una legislatura feconda”, organizzata dal Gruppo PD della Camera.
Un incontro che Fassino ha ritenuto “molto giusto convocare”, per “dare al nostro lavoro, al lavoro del PD e delle comunità all'estero, una continuità, che consenta di esercitare un ruolo importante sia a vantaggio delle comunità medesime sia a vantaggio del nostro Paese”. Non bisogna dimenticare infatti, ha sottolineato Fassino, che “ci sono Paesi nei quali la presenza italiana è stata decisiva per lo sviluppo, la crescita e l'affermazione di quelle Nazioni, cosa di cui non sempre c'è consapevolezza in Italia”.
Ha ragione dunque Eugenio Marino quando afferma che bisogna mantenere viva la memoria, ha osservato Fassino, che ha evidenziato un rischio cui si va incontro nella “società del digitale”, che è “una società dell'istante”, nella quale “gli eventi lontani sono coperti dall'oblio”. Il dovere della politica è “fare una continua opera di memoria perché si trasmetta alle nuove generazioni il senso di un cammino che non è solo del passato, ma che illumina il presente e dà il segno di cosa fare nel futuro”.
La società odierna, oltre che digitale, è anche quella della “globalizzazione”, dei “mercati aperti” e della “interdipendenza”, con cui la politica deve fare i conti. “Oggi vediamo la globalizzazione realizzarsi in ogni dimensione, ma non in quella della sovranità” e poiché “nessuno Stato è in grado di dominare fenomeni più grandi della sua stessa sovranità” si assiste al fiorire di “sovranità sovranazionali” come l'Ue e il Mercosul, “continentali o regionali”, in grado di “dare soluzioni a problemi che si pongono su scala più grande di quella nazionale”.
L'Italia si trova a vivere questo momento di “passaggio” e, per Fassino, in “un mondo che si sta riorganizzando” occorre un serio “ripensamento delle politiche”, come dimostrano solo in Europa le questioni legate all'immigrazione o alle emergenze ambientali e della sicurezza. “Ogni Paese deve ricollocare le proprie politiche dentro queste nuove dimensioni” ed anche le “attività delle comunità italiane all'estero vanno ripensate in una chiave e in uno spazio più ampio e nuovo”.
“Il compito delle comunità italiane nel mondo è duplice”, ha detto il responsabile del PD. “Da un lato hanno il dovere di battersi perché i cittadini della propria comunità siano pienamente cittadini del Paese in cui hanno scelto di vivere, senza discriminazione e con pieni diritti. Dall'altro, occorre riaffermare e far vivere l'identità italiana nel Paesi di residenza”. Per Fassino le due dimensioni “si tengono”, in quanto “se riconosciuti si è liberi di affermare la propria identità” ed anche il PD e le istituzioni italiane devono agire “perché sia così”. In altre parole, nelle “società sempre più multiculturali e multietniche, occorre tenere insieme uguaglianza di diritti e affermazione dell'identità”.
Vi è poi una “terza funzione” che Piero Fassino ha attribuito alle comunità all'estero e che è “cresciuta negli anni, proprio perchè il mondo è diventato sempre più interdipendente”, ovvero “essere un ponte di relazioni tra il nostro Paese e il Paese in cui sono insediate”. Come ha rilevato Fassino, infatti, “un secolo fa si partiva e in Italia forse ci si tornava prima di morire. Oggi i flussi di mobilità e di relazione sono costanti e ciò determina una prossimità e una relazione quotidiana tra comunità e Italia, che quindi non interrompe i legami, li arricchisce”. Certo, “nel tempo la nostra presenza nel mondo si è andata molto articolando sotto il profilo sociale e culturale”: oggi “si emigra per cercare lavoro, ma c'è anche una emigrazione legata al mondo del business, alla formazione e all'università, alla ricerca...”. Dunque “le nostre comunità esprimono una articolazione di più ampie competenze e saperi che arricchiscono e accrescono quella funzione di ponte”.
“Un Paese intelligente usa bene le proprie ricchezze e tra le ricchezze che il nostro Paese ha c'è l'altra Italia che vive nel mondo, che noi dobbiamo sapere valorizzare”, ha chiosato Fassino, rivendicando “la giustezza di aver approvato la legge sull'esercizio di voto all'estero”, oggi, come accade ciclicamente, messa in discussione da alcune forze politiche. Ed invece la “partecipazione politica è essenziale perché le nostre comunità possano esercitare la loro funzione di ponte”. E ciò vale tanto più di fronte alla “crisi delle forme politiche della democrazia rappresentativa” che attraversa l'Italia. Ma, come ha rilevato il responsabile Esteri, “la politica non vive se non c'è un soggetto che la rappresenti e la faccia vivere”. Ecco dunque il ruolo del Partito Democratico, che deve essere “un partito organizzato” e “in sintonia con la società che intende rappresentare”, quindi “capace di cambiare con essa”.
Per Fassino “non c'è contrapposizione e contraddizione tra l'uso delle moderne tecnologie e un partito con i piedi piantati profondamente per terra, perché non c'è nulla che sostituisca il rapporto tra le persone” e dunque “le tecnologie sono un mezzo, non un fine”.
“Noi abbiamo bisogno di un partito moderno, che sia radicato in tutto il mondo, perché di comunità ce ne sono in tutto il mondo”, ha detto Fassino. “Abbiamo davanti 5/6 mesi molto intensi”, sino alle elezioni politiche della prossima primavera, quando si andrà incontro ad “un voto particolarmente delicato”, sul quale, come accaduto anche in pasato, peserà anche il “preziosissimo” voto degli italiani all'estero.
“Lavoriamo per un'alleanza di centrosinistra che raccolga il più vasto consenso”, ha detto Fassino chiamando sin da ora i colleghi di partito ad una “mobilitazione molto forte”, che tenga conto che l'apporto delle comunità estero è “fondamentale”. Non si può dimenticare, infatti, ha concluso Piero Fassino, che “il rispetto di cui gode l'Italia nel mondo lo deve al rispetto che gli italiani all'estero si sono guadagnati nei Paesi di residenza”. (r.aronica\aise)