Vulnerare: il cortometraggio di Sergio Mario Illuminato al Festival of Cinema NYC

NEW YORK\ aise\ - Sei mesi dentro un carcere abbandonato. Celle vuote da trent'anni, muri scrostati, silenzio pesante. Un gruppo di artisti italiani e di tecnici e studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma entra dove nessuno vuole stare e trova qualcosa di inaspettato: la bellezza nascosta nel dolore. Ora, questa scoperta giunge fino in America: il cortometraggio “Vulnerare”, nato dall'ex-Carcere Pontificio di Velletri, è stato selezionato dal Festival of Cinema NYC per rappresentare l'Italia. Si tratta del solo festival cinematografico della città supportato dal National Endowment for the Arts, dal New York State Council on the Arts e dal New York City Department of Cultural Affairs.
Il corto italiano concorrerà in una sezione che comprende altri quattro corti provenienti da Usa, Germania, Spagna e Svizzera.
Quando l'arte abita le ferite
L'ex-Carcere Pontificio di Velletri racconta una storia che attraversa i secoli. Costruito nell'Ottocento sotto l'autorità papale, quando la Chiesa Cattolica governava gran parte dell'Italia centrale, questa imponente struttura fungeva sia da tribunale che da centro di detenzione per quello che allora erano gli Stati Pontifici. Per oltre un secolo ha ospitato prigionieri, ha assistito a processi, incarnando il sistema giudiziario di un'epoca ormai passata.
Chiuso negli anni '90 con la modernizzazione del sistema penitenziario italiano, l'edificio è rimasto vuoto per tre decenni: un monumento dimenticato al potere istituzionale trasformato in reliquia. Nel 2023, di fronte alla demolizione programmata, sembrava destinato alla cancellazione dalla storia.
Ma prima che accadesse, pittori, fotografi, danzatori e musicisti, insieme a tecnici e studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma ne hanno fatto casa. Per sei mesi hanno abitato celle decadenti e corridoi bui, trasformando ogni angolo in un laboratorio creativo - trasformando gli spazi abbandonati d'Italia in luoghi di resurrezione artistica.
Il risultato è, appunto, "Vulnerare": 13 minuti e 30 secondi che sfuggono a ogni definizione. Non è solo cinema sperimentale, non è solo videoarte. È un viaggio nell'anima umana attraverso quello che il regista Sergio Mario Illuminato chiama "Organismi Artistici Comunicanti"- opere vive che cambiano, fermentano, si trasformano davanti agli occhi dello spettatore.
Questi elementi, come spiega lo psicologo di cinema Giulio Casini, "agiscono come lampi di colore puro, permettendo ai mondi della pittura e della realtà di comunicare profonde pulsioni interiori".
"Pareti, pavimenti, soffitti diventano tagli, ferite, faglie", aggiunge lo storico dei media Bruno di Marino. "I gesti coreografici e la materia pittorica si fondono in un'unica partitura visiva grazie al montaggio chirurgico e ai giochi di luce."
"Questo luogo non è solo un carcere abbandonato, ma una cattedrale contemporanea della vulnerabilità", dice Illuminato. "È un luogo di rinascita ed è l'arte che deve esprimere questa trasformazione."
Il film si chiude con una scritta incisa su una parete del carcere: "Vulnerabile dunque vivo, arte è amare la realtà" e un messaggio: IOSONOVULNERABILE, che in codice morse viene nascosto nella traccia audio del cortometraggio.
Prima di diventare cinema, "Vulnerare" è stato esperienza dal vivo. Migliaia di visitatori hanno attraversato l'ex-carcere, poi in anteprima europea all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, poi al Museo di Villa Altieri a Roma. Ogni volta la stessa scoperta: la vulnerabilità come forza, non come debolezza.
Il Festival of Cinema NYC rappresenta l'approdo internazionale di questo progetto: il cortometraggio parteciperà alla sezione competitiva dal 1 al 10 agosto, portando in America una voce italiana che parla al mondo intero. (aise)