ALL’IIC DI OSLO "PIRANDELLO 150 - UN OMAGGIO"
OSLO\ aise\ - A Oslo serata dedicata a Luigi Pirandello, scrittore, drammaturgo e poeta insignito nel 1934 del Premio Nobel per la Letteratura, in occasione dei 150 anni dalla nascita.
L'evento è un'iniziativa del Pirandello Stable Festival, festival pirandelliano che si tiene annualmente ad Agrigento e giunto ormai alla sua XVI edizione, insieme all’Istituto Italiano di Cultura e al Comitato della Dante Alighieri di Oslo.
La serata "Pirandello 150 - un omaggio", che si terrà giovedì 7 settembre, alle ore 18.30, nella sede dell’Istituto, prende spunto dai punti di contatto e dalle differenze tra la letteratura scandinava e le opere pirandelliane ma tratterà anche lo scrittore nel cinema internazionale con riferimenti specifici alla cinematografia scandinava. L’iniziativa prevede la proiezione de "La cultura scandinava e Pirandello: Pirandello, Ibsen, Strindberg e Ingmar Bergman: punti di contatto e di differenze" (in inglese) nonché letture e recite, canti e infine conversazione su vari temi pirandelliani quali quello dell'identità.
Vi prenderanno parte Dario Costantino, specialista di Pirandello, Antonio Zarcone, folk singer pirandelliano, l’attrice Mariagrazia Castellana, l’attore Giugiù Grammaglia e Mario Gaziano, direttore e regista.
La filosofia letteraria dello scrittore e drammaturgo agrigentino Luigi Pirandello si muove cogliendo, sviluppando e torturando i termini propri della letteratura nordica da Henrik Ibsen, ad August Strindberg ed ancora a Ingmar Bergman.
I problemi esistenziali delle famiglie dalla struttura borghese in disgregazione, con forti implicazioni psicologiche si proiettano nelle opere di Pirandello, attraversando e superando i confini inquieti e inquietanti della drammaturgia del norvegese Henrik Ibsen di "I Pilastri della società" del 1877, di "Casa di bambola" del 1879, de "Gli spettri" del 1889 o di "Hedda Gabler" 1896 o del "Costruttore Solnes" del 1893, tutte opere ispirate dall'atmosfera culturale dell'Italia, in cui Ibsen con la famiglia si era per lungo tempo trasferito. Il periodo coincide con la fase di formazione del giovane Luigi Pirandello che incamera i presupposti esistenziali delle famiglie in disgregazione con grandi conflitti passionali-sociali che diventeranno nello scrittore agrigentino conflitti passionali-psicologici, così in "Vestire gli ignudi" del 1922, in "Cosi è, se vi pare" del 1917 e nello psicoanalitico "Non si sa come" del successivo 1934.
Ma pure nello svedese Ingmar Bergman si individuano le tracce più filosoficamente sofisticate della contrapposizione tutta pirandelliana tra "arte e vita" e del labile confine tra finzione e realtà cosi come nel film di Bergman "Fanny e Alexander" che recupera anche l'intuizione pirandelliana de la "maschera-persona", alla quale fanno riferimento i protagonisti Emilie e Vergérus. E inoltre elementi di contatto pirandelliano nelle parole nel megafilm "Persona" di Bergman.
Nel 1953 Bergman propone un suo originale adattamento teatrale di "Sei personaggi in cerca di autore" di Pirandello, sviluppando il tema della "fissità ingabbiante della forma" che i Sei Personaggi contestano, richiedendo ognuno per sé "una vita autonoma". Ma lo stesso scavo psicologico, se non psicoanalitico, i personaggi bergmaniani colgono e scoprono con le medesime intuizioni pirandelliane.
Dunque la circolarità delle idee, nella loro logica e illogica progressione, da Ibsen a Strindberg, Pirandello e Bergman, definisce la nuova drammaturgia del Novecento Europeo, a cui si allineano in progresso con diversi segmenti teorici, politici e psicanalitici Brecht, Ionesco e Beckett. (aise)