MICHELONI (PD): SÌ AL CONFRONTO MA PARLIAMO A UNA VOCE

ROMA\ aise\ - Un appello all’unità e una rivendicazione. Il Cgie non solo sfrattato dalla Farnesina, ma soprattutto non coinvolto nella conferenza sugli stati generali sull’alta formazione all’estero non è andata giù a Claudio Micheloni – senatore del Pd eletto all’estero – che ha preso carta e penna e ha scritto ad Alfano e poi convocato l’audizione del sottosegretario Amendola al Comitato per le questioni degli italiani all’estero.
A raccontarlo è lui stesso che oggi pomeriggio in Senato ha accolto il Consiglio generale degli italiani all’estero per un pomeriggio di discussione sulla rappresentanza e sul voto all’estero. Tema ampiamente sforato dai consiglieri che ne dibatteranno domani nel primo giorno di plenaria.
Ai lavori in Senato assisteranno, in diversi momenti, il vicepresidente del Comitato Vito Petrocelli (M5S), Aldo Di Biagio (Ap), Francesco Giacobbe (Pd) e Fucsia Nissoli (Ds-Cd).
Il caso-Farnesina non ha solo avuto il merito di “far innervosire tutti” ma di rivelare – se ce ne fosse bisogno - un sintomo importante, l’ultima goccia: come alla Farnesina considerano il Consiglio generale.
“Ho scritto ad Alfano per chiedere che il governo si pronunci sul perchè si organizzano Stati generali sull’alta formazione all’estero durante la plenaria del Cgie senza coinvolgerlo. Sarà promozione delle università e quant’altro, ma questa goccia – come abbiamo detto ad Amendola oggi – è un elemento di contraddizione che da troppo tempo sopportiamo”. La contraddizione è la solita: “le grandi dichiarazioni non sono mai corrispondenti alla realtà”.
Una realtà che dovrà alimentarsi di risorse sempre più esigue. “Ora ci sono soldi solo per una assemblea plenaria del Cgie. Dei comites non parliamo. Per lingua e cultura Amendola ha garantito il mantenimento del finanziamento dello scorso anno, ma a me risulta ancora un buco di 3 milioni; ci hanno garantito che quel buco non ci sarà più”, elenca Micheloni. “Hanno garantito anche che nell’assestamento di bilancio arriveranno i fondi per il Cgie. Ne prendiamo atto, ma vi ricordo che l’assestamento di bilancio, se va bene, lo approveremo a luglio; se va male, come l’anno scorso, a settembre”. Sono queste le “contraddizioni non più sopportabili” sottolinea Micheloni che pure dà merito ad Alfano di aver risposto alla sua lettera il giorno dopo il suo invio.
Il ministro gli ha scritto che il programma di oggi verteva sull’alta formazione professionale all’estero, la promozione dell’attrattività italiana sui mercati esteri e la capacità delle università di invogliare gli studenti stranieri e che era organizzato da Miur e Crui. È partito quindi l’invito dell’ultimo secondo al Cgie che oggi ha partecipato ed è intervenuto ai lavori nella persona di Silvana Mangione.
Concludendo, Alfano assicura nella lettera a Micheloni l’“alta considerazione per il ruolo svolto da Comites e Cgie” e ribadisce la “volontà del Governo a confronto con il Parlamento sul tema delle prospettive della loro riforma”.
Questo – la riforma di Comites e Cgie insieme ad un dibattito sul voto all’estero, la cui opportunità è stata indicata a Micheloni dal Presidente del Senato Pietro Grasso – doveva essere il tema al centro del dibattito di oggi pomeriggio. Certo lo è stato nell’audizione di Amendola al Cqie, durante la quale, riferisce Micheloni il sottosegretario “ha confermato che c’è volontà e disponibilità a collaborare alla riforma degli organismi di rappresentanza”. Amendola “ci ha riferito che avete ricevuto mandato dal Maeci a riferire la vostra proposta, che lui si aspetta di avere domani in plenaria”. Certo, aggiunge il senatore, “dobbiamo vedere chi scriverà il testo. I tempi sono brevi. Ci dobbiamo dare una mossa, se no arriva la fine della Legislatura”.
Ai suo colleghi del Comitato per le Questioni degli Italiani all’Estero, Micheloni ha chiesto di verificare la disponibilità dei vari gruppi a “lavorare in sede deliberante”. Se questa via sarà percorribile “sarà ragionevole impegnarsi”, altrimneti “non faremmo in tempo”. Di certo il suo impegno sarà di “creare le condizioni politiche per lavori in tempi brevi”.
Sul tema “molto è stato rimandato nel vostro campo in questa fase: Amendola si aspetta molto da questa plenaria sulle linee chiave della riforma. Anche noi in Parlamento facciamo altrettanto, così da avviare dalla prossima settimana un cantiere operativo e uscire da una fase interlocutoria che non ha più motivo di essere”.
Al sottosegretario, aggiunge Micheloni, hanno anche segnalato che “a diversi enti gestori è stata annunciata la prima tranche contributi solo a maggio: sarebbe troppo tardi per molti di loro. Sappiamo che in Germnaia, solo per fare un esempio, ci sono insegnanti senza stipendio da tempo. Stiamo ricadendo nella situazione di sempre”.
Altro fronte caldo – tiepido al momento, ma che riesploderà nelle prossime settimane – quello del voto all’estero.
“Tra un po’ si riparlerà delle legge elettorale ed è probabile che qualcuno proporrà interventi sulla Legge Tremaglia”, anticipa il senatore Pd. “Alla Camera da tre settimane è stato depositato un disegno di legge elettorale che contiene un paio di articoli sul collegio estero”, spiega Micheloni riferendosi alla proposta di Forza Italia. “Prevedono la soppressione del voto per corrispondenza. È impotante che ci sia una vostra discussione per avere indicazioni anche su questo tema”.
Quindi, smessi i panni di senatore e presidente del Cqie, Micheloni “da residente in Svizzera” ricorda la riforma di Comites e Cgie da lui presentata e bloccata anni fa. Sembra un secolo.
“Di riforme abbiamo sempre parlato da anni, avevano un senso in quel periodo”, ora “c’è una realtà diversa da quella che abbiamo cercato di rappresentare. Mi chiedo quindi se è sufficiente intervenire per cambiare un numero o una virogla o se invece bisogna riflettere sul nuovo rapporto con lo Stato”. La sua proposta di sei anni fu “oggetto di tre anni di conflitto tra Senato e Cgie. Forse c’era un Senato che non ascoltava”, certamente “quel lavoro non è più attuale, non ha più senso e deve rimanere negli archivi”, ma sicuramente “è stata una occasione persa di riflessione sul nostro ruolo. Per cattivo che fosse, se fosse stato approvato quel ddl oggi non staremmo in questa situazione. Tutto finì cheè ognuno di noi, Senato e Cgie di allora, ha guardato solo al suo orticello. Oggi si può ripetere questa situazione”, ma, aggiunge, “badate bene: per sopprimere il Cgie o i Comites non c’è bisogno di una legge Basta chiduere il rubinetto dei soldi. È chiaro quello che cosa stanno facendo”, osserva Micheloni riferendosi alla Farnesina. “Se ripetiamo quell’errore - di gurdare solo agli oritcelli - è finita. Finisce tutto quello che abbiamo costruito in questi anni. Tagliare i ponti con le comunità mi ferisce emotivamente, ma non mi rovina la vita o mette in difficoltà la mia comunità. È l’italia che perde. Non noi. Cerchiamo di non far perdere il nostro Paese”.
Quanto al voto all’estero, Micheloni con la solita franchezza si chiede se i parlamentari eletti all’estero hanno fatto o no il loro dovere: “abbiamo avuto una funzione al di là dalle nostre appartenenze? Abbiamo messo al centro la nostra storia? Io no. Allora riflettiamo anche su questo, se no Comites e Cgie saranno solo strumenti per comitati elettorali. E questa è una cosa che non perdono a nessuno”.
“Apparteniamo a un insieme di forze politiche, siamo un pezzo di Italia tutti diversi, un pezzo che deve continuare ad essere un elemento di sviluppo per il nostro Paese: dobbiamo fare una riflessione nuova, di totale indipendenza di pensiero. Questo mio modo di pensare – confida – a volte non piace ai miei colleghi del Comitato che a fine lavori a volte mi chiedono “ma tu non eri presidente della maggioranza?”. Sì, appartengo a maggioranza politica che sostiene questo Governo, ma quando si tratta di nostre tematiche al Cqie io rivedico di rappresentare una comunità. Se devo essere in contrapposizione con la mia arte politica, lo faccio. Credo che tutti noi 18 dobbiamo fare questo sforzo se no è finita. Siamo in grado di farlo – conclude - dobbiamo volerlo”. (m.cipollone\aise)