TASSAZIONE DEI LAVORATORI FRONTALIERI: LA POSIZIONE DEI CSIR IN VISTA DELLA RATIFICA DEL TRATTATO ITALO-SVIZZERO

VARESE\ aise\ - “L’Accordo bilaterale sull’imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri, già parafato da Italia e Svizzera nel dicembre del 2015, dopo alcuni mesi di apparente stallo è tornato ora alla ribalta dell’attenzione pubblica per l’ipotesi, conclamata da alcuni rappresentanti del Governo, che la firma ufficiale di ratifica possa essere vicina”. È quanto si legge in una nota dei Consigli Sindacali Interregionali (Csir) di Ticino-Lombardia-Piemonte e Lombardia-Grigioni che, “in rappresentanza di oltre 70.000 lavoratori frontalieri, ribadiscono con decisione le criticità emerse durante l'iter di discussione e la convinzione dell'impraticabilità della ratifica di tali intese”.
Innanzitutto, prosegue la nota, “continuiamo ad essere in presenza di una serie di atti, in particolare da parte delle autorità ticinesi, che oltre ad appesantire il clima nelle relazioni transfrontaliere, denotano il chiaro obiettivo della messa in discussione degli accordi bilaterali per la parte relativa alla libera circolazione delle persone. In tal senso, sono già annunciate, per settembre, da parte di alcune forze politiche svizzere, le raccolte di firme per la denuncia di tali trattati. Ciò, come noto, fa seguito a un lungo elenco di iniziative unilaterali da parte delle autorità ticinesi e confederali, ultima in ordine di tempo la chiusura dei valichi, che vanno esattamente nella direzione opposta alla premessa a capo della ratifica del trattato, quella cioè del venir meno di iniziative discriminatorie nei confronti dei lavoratori italiani”.
Quanto al merito, i Csir ribadiscono “quanto già segnalato a più riprese nei mesi scorsi. Rimangono insolute con seri disagi per i lavoratori e i pensionati coinvolti, e devono necessariamente essere risolte prima di ogni altra cosa, le questioni relative a: Tassazione del 2° pilastro ( riteniamo che per la sua natura specifica e per quanto fatto in Voluntary Disclosure non possa che essere fiscalmente omologato alle rendite AVS); Tassazione prepensionamenti (equiparabili alle rendite AVS); Tassazione rendite di invalidità e/o mala/e professionali (che per loro natura devono essere equiparate alla normativa prevista da INAIL in Italia e quindi esonerate da tassazione)”.
Rispetto invece agli accordi parafati, i sindacati ribadiscono il loro “giudizio critico in particolare sui seguenti punti: Introdurremmo un quadro di complicazione nei rapporti tra frontalieri e autorità fiscali, infatti i frontalieri dovrebbero necessariamente rapportarsi con due diversi sistemi fiscali, quello italiano e quello svizzero, prassi questa, contraria oltre che alla tendenza alla semplificazione fiscale di cui si parla, anche a quanto richiesto nello Statuto dei Lavoratori Frontalieri, in discussione al tavolo presso il Ministero degli Affari Esteri. Ribadiamo la necessità di prevedere tempi più lunghi (almeno 20 anni), per un principio di gradualità e per rispetto dei tanti frontalieri che hanno in corso impegni finanziari di lungo periodo; un ripensamento del peso fiscale, rapportato a quanto oggi in essere, in particolare per alcuni tipi di reddito e per chi ha carichi familiari, pena il rischio potenziale di trasferimenti delle residenze, con le conseguenze di impoverimento delle aree di confine e di perdita di gettito per lo Stato italiano; possibilità di revisione del valore della franchigia, anche rapportandola ai carichi famigliari, e della sua indicizzazione; creazione di strumenti bilaterali di cooperazione sulle tematiche transfrontaliere a cui destinare parte dei ristorni, per politiche di sostegno e di protezione sociale su tematiche quali: formazione, ricollocamento, politiche attive, indennità disoccupazione, welfare territoriale, ecc”.
“Consideriamo queste – conclude la nota – le ragioni che rendono oggi inopportuna qualsiasi accelerazione sulla conclusione degli accordi bilaterali sulle tematiche fiscali, e riterremmo opportuno, anche alla luce di quanto sta avvenendo nelle zone di frontiera, la riapertura di un luogo di confronto con le organizzazioni sindacali di rappresentanza dei frontalieri”. (aise)