ALDERISI LA MARCA NISSOLI: IL GIUDIZIO D’OPPOSIZIONE DELLE NOSTRE PARLAMENTARI - di Isabella Weiss di Valbranca

NEW YORK\ aise\ - “Lo scorso marzo sono state elette tre rappresentanti, tutte al femminile, per i nostri concittadini italiani residenti in Nord e Centro America: la “new entry” Francesca Alderisi (FI) eletta al Senato con 10.994 preferenze, mentre alla Camera sono state riconfermate Francesca La Marca (PD) con quasi 9000 e Fucsia Nissoli (FI) con quasi 7000”. Ad intervistarle è stata Isabella Weiss di Valbranca per “La voce di New York”, quotidiano online diretto da Stefano Vaccara.
Francesca Alderisi è un volto già molto noto per tanti italiani all’estero visto che è stata per lunghi anni conduttrice e autrice di programmi di successo di Rai International, come “Sportello Italia” e “Cara Francesca”. È stata nominata Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana nel 2010 per il suo impegno a favore degli italiani nel mondo.
Francesca La Marca è nata a Toronto da genitori italiani, originari della Sicilia. Ha sempre mantenuto un legame diretto con l’Italia e con le sue comunità, sia in Canada che negli Stati Uniti. Ha conseguito un PhD in letteratura francese presso l’Università di Toronto, parla quattro lingue e in Canada ha svolto l’attività di docente. Nel 2013 è eletta per la prima volta alla Camera dei Deputati sempre con il PD.
Angela Fucsia Nissoli, nata in provincia di Bergamo, vive da quasi 25 anni negli Stati Uniti, dove risiede con il suo marito americano e tre bellissimi figli. È da sempre impegnata nel sociale a diversi livelli e ha sempre cercato di trasmettere l’amore e l’orgoglio per il Bel Paese ai suoi i figli, mettendo passione e impegno nel suo percorso politico che la vede impegnata dal 2013 in Parlamento, eletta al suo primo mandato con Scelta Civica e ora con Forza Italia.
È difficile elencare tutte le polemiche che hanno accompagnato questa tormentata e lunga gestazione della Legge di Bilancio, prima rispedita al mittente dall’Europa e poi corretta e rivista dal ministro dell’economia Giovanni Tria, sempre difesa dai vice premier Matteo Salvini e Luigi Di Maio e che adesso può dirsi conclusa a seguito dell’accettazione della stessa da parte dei commissari europei.
Nel frattempo si sono varati altri provvedimenti che sono diventati legge: il Decreto Sicurezza e solo martedì è stato approvato in via definitiva il DDL Anticorruzione.
Chiediamo alla Senatrice Alderisi e alle Onorevoli La Marca e Nissoli, tutte e tre elette in partiti che in Parlamento sono all’opposizione, cosa ne pensano di questi primi mesi di governo Conte e delle leggi varate fino adesso, del futuro e di cosa stiano preparando per meglio difendere gli interessi dei connazionali in Nord e Centro America.
D. Quanto è stato stanziato per l’estero in questa legge di Bilancio? Visto che siete state elette, chi alla Camera, chi al Senato, per rappresentare gli italiani in Nord e Centro America, quali saranno i vantaggi/svantaggi di questa legge per loro? Avete proposto emendamenti?
ALDERISI. Da quanto è attualmente in discussione, appare evidente che nella Legge di Bilancio ci sia una scarsa attenzione per i nostri connazionali all’estero. Ad oggi, all’apparente interesse per gli italiani nel mondo (che figurano nel Contratto di Governo firmato da Lega e Movimento 5 Stelle), non ha fatto seguito all’atto pratico un reale impegno dell’Esecutivo. Le politiche ed i servizi per gli italiani oltre confine sono stati ridotti, l’esenzione dell’IMU e della TARI è stata ignorata, non è stata rinnovata una misura come il Fondo per la cultura italiana nel mondo. Sia alla Camera sia al Senato, dove io stessa sono stata cofirmatario di un emendamento proposto dalla senatrice Laura Garavini (PD) sulla promozione del Made in Italy ed il supporto delle Camere di Commercio Italiane all’Estero, il Governo non ha mostrato sensibilità nei confronti dei nostri connazionali nel mondo. Come è già stato fatto notare da alcuni miei colleghi, si tratta della prima volta in cui, durante l’approvazione della Legge di Bilancio, nessun emendamento a favore degli italiani all’estero è stato accolto.
LA MARCA – Nella legge di bilancio proposta dal governo 5Stelle-Lega-MAIE non c’è nulla di significativo per gli italiani all’estero. Anzi, alcune voci che l’anno scorso erano state migliorate a seguito dei nostri emendamenti e della disponibilità del governo di centro-sinistra, sono tornate ai nastri di partenza, come l’integrazione dei contributi per i COMITES e per il CGIE. Non era mai accaduto, inoltre, che nel passaggio di una finanziaria in uno dei rami del Parlamento non fosse stato accolto nemmeno un emendamento. Invece, è successo. Vedremo nel passaggio al Senato, ma la mia impressione è che se si esclude l’assunzione di un po’ di personale, fortemente richiesta dall’amministrazione del Maeci per compensare il pesante turnover in atto, accadrà poco o niente. Intanto, un pezzo alla volta si va componendo un puzzle sgradevole e preoccupante. Nell’accordo di governo, gli italiani all’estero sono stati nominati solo per i presunti brogli elettorali; al Senato sta andando avanti la legge di modifica costituzionale che prevede la diminuzione da 18 a 12 degli eletti nella circoscrizione Estero; nel bilancio triennale per il 2012 non si prevede la proroga del fondo per la promozione della lingua e della cultura italiana all’estero, che è l’asse di rotazione della nostra promozione culturale nel mondo; nel cosiddetto decreto Sicurezza, imposta da Salvini, si è sancito che il coniuge che chiede la cittadinanza per matrimonio debba dimostrare una conoscenza impegnativa della lingua italiana, una tegola pesante sui tanti matrimoni misti contratti da italiani con stranieri, soprattutto in questa fase di ripresa degli espatri. Potrei continuare, ma già questo mi basta per porre una domanda: che idea dell’Italia nel mondo ha questa nuova classe politica che governa il Paese? Ognuno provi a dare una sua risposta, ma, ripeto, io questa linea di tendenza la trovo preoccupante. Per quanto riguarda gli emendamenti alla legge di bilancio ho cercato, come ogni anno, di fare il mio dovere. Ho proposto l’istituzione di un fondo pluriennale per il sostegno al turismo di ritorno; il consolidamento del sostegno alle Camere di commercio italiane all’estero, capaci di esaltare le potenzialità di internazionalizzazione delle business community di origine italiana; per migliorare i servizi consolari, ho proposto la destinazione di tre milioni all’assunzione di contrattisti e l’aumento dei fondi per i consolati onorari, che oggi sono a un livello miserevole; il prolungamento del sostegno alle cattedre di italianistica in università straniere. Ho poi sottoscritto tutti i numerosi emendamenti presentati dagli altri colleghi del PD. Ma la maggioranza e il governo, come ho detto prima, avevano altro da fare.
NISSOLI – Gli italiani all’estero godono di scarsa considerazione da parte del Governo nel mettere a punto la legge di bilancio! Io ho proposto un pacchetto di emendamenti che tocca i temi principali di interesse degli italiani all’estero e che sono funzionali al miglioramento del nostro Sistema Paese nel mondo. Si tratta di fare un minimo di investimento in settori chiave per ottenere indietro dieci volte tanto. In quest’ottica, i miei emendamenti prevedevano l’aumento dei fondi per i servizi consolari, per la promozione linguistica, la scuola e la cultura italiana all’estero, per la promozione del Made in Italy, per la stampa italiana all’estero, per i Comites ed il CGIE ed anche per assicurare la parità di trattamento fiscale tra chi vive all’estero e chi vive in Italia; in fondo siamo tutti cittadini italiani ed è ora di porre fine a questa discriminazione! Intanto, aspettiamo cosa farà il Governo al Senato e così sapremo se l’attenzione che ha mostrato verso gli italiani all’estero nominando un Sottosegretario eletto all’estero era solo uno specchietto per le allodole oppure vi è una volontà concreta che, in politica, si manifesta con risorse adeguate da destinare agli italiani all’estero. Ma qui altro che risorse adeguate, non si vedono neanche le briciole e non si trovano neanche 50 mila euro per realizzare la Conferenza mondiale dei giovani italiani nel mondo! Un segnale chiaro: di presa in giro!
D. Cosa ne pensate del reddito di cittadinanza? Lo ritenete una valida misura per “sconfiggere la povertà” come è stato annunciato da Di Maio? E cosa ne pensate del Decreto Sicurezza della Lega di Salvini?
ALDERISI – Sono purtroppo oltre cinque milioni gli italiani che vivono in povertà assoluta nel nostro Paese. Una misura come il reddito di cittadinanza non è a mio avviso la soluzione di un problema ad ampio spettro; tra l’altro, per rimanere nella concretezza, appare molto difficile da attuare. Il rischio, infatti, è che tale provvedimento si riveli meramente assistenzialista e disincentivi al lavoro, costringendo l’Italia ad aumentare il proprio debito pubblico e ipotecando il futuro dei nostri giovani. Occorrono interventi a sostegno delle imprese e che supportino il cuore produttivo del Paese. Per quanto riguarda il Decreto Sicurezza, come Forza Italia abbiamo presentato diversi emendamenti, purtroppo ignorati, per migliorare un provvedimento che andava nella direzione giusta, rimanendo coerenti con il nostro programma. Ponendo la questione di fiducia, il Governo ha deciso di mettere a tacere l’opposizione impedendole di perfezionare il testo.
LA MARCA - Premesso di essere favorevole a misure di contrasto alla povertà per le fasce più vulnerabili della popolazione, come pure a forme di sostegno per chi è disoccupato, sul reddito di cittadinanza proposto dal M5S finora c’è stato solo un bombardamento a tappeto di promesse e di annunci, ma nessuno, forse nemmeno Di Maio, che ne è il profeta, è in grado di dire prima della conclusione della trattativa con l’Europa, che tarerà l’entità delle risorse disponibili, a che cosa si ridurrà veramente. Per riassorbire progressivamente l’area della povertà, esisteva già il Reddito di inclusione (Rei), adottato dal governo Gentiloni, che, come nelle previsioni, poteva essere esteso e consolidato. Si è scelta, invece, la strada delle formule magiche, sicché stiamo qui tutti a chiederci alla fine che cosa concretamente ne verrà fuori. Due cose sembrano certe: la platea dei beneficiari si restringe giorno per giorno a causa della riduzione delle risorse e il periodo di erogazione sarà temporaneo, sempre più breve. Al di là delle modalità di attuazione, comunque, la cosa per me ancora meno convincente è la logica che ne è alla base, vale a dire l’intento smodatamente assistenzialistico. In questo modo si girano le spalle a una verità del tutto elementare: per redistribuire le risorse bisogna possederle o quantomeno cercare di crearle. L’indifferenza per gli investimenti produttivi, capaci di dare lavoro e allo stesso tempo di ristorare le finanze pubbliche, la dice lunga sulle prospettive e sulla capacità di reggere un simile impianto. Questo per il contrasto alla miseria. Per il lavoro, la messa a regime dei centri per l’impiego, oggi ridotti allo stato larvale, e l’assorbimento di 4.000 addetti (la metà di quanti ce ne vorrebbero nell’ipotesi ottimale), richiederà tempi indefinibili. Dio solo sa, poi, come in una condizione di tendenziale stagnazione economica, qual è quella che s’intravede per l’Italia, in molte realtà, soprattutto meridionali, si possano trovare le opportunità di lavoro da offrire ai disoccupati. Non me lo auguro, per una responsabilità sociale e civica doverosa, ma il timore di sacrificare importanti risorse in qualcosa che si trascina nel tempo, credo sia legittimo. Voglio dire, poi, che noi figli di emigrati il patrimonio più importante che abbiamo ereditato è la cultura del lavoro e constatare che il messaggio di una classe dirigente possa essere quello di aspettare che altri provvedano alla loro vita, sinceramente fa male. Un’altra ricchezza che i nostri emigrati ci hanno lasciato è la reciproca solidarietà: Per questo, prima che politicamente, mi sento eticamente lontanissima dai principi ispiratori del Decreto Sicurezza, che è tutto costruito per escludere e per separare. Sul piano pratico, nel giro di poco tempo diventerà un Decreto Insicurezza perché buttando per strada decine di migliaia di persone che avevano ottenuto il permesso di soggiorno per motivi umanitari, fatalmente si alimenteranno precarietà, emarginazione e risentimento, vero brodo di coltura per il diffondersi di rischi alla sicurezza comune. Ho già detto, poi, che tale decreto contiene per noi italiani all’estero una punta di veleno perché imponendo il possesso a livello B1 della lingua italiana a chi richiede la cittadinanza per matrimonio, di fatto prolungherà nel tempo una separazione di cittadinanza tra coniugi.
NISSOLI - Io sono per le politiche di sviluppo e di occupazione e non per pagare i giovani per restare disoccupati: le ritengo politiche inefficaci e diseducative! Per quanto concerne il Decreto Sicurezza ritengo che lo si poteva migliorare ed ho presentato emendamenti in tal senso e un Ordine del Giorno accolto, che “impegna il Governo a valutare la possibilità di adottare ogni opportuna iniziativa volta ad agevolare i nati in Italia, figli di almeno un genitore italiano, che hanno perso la cittadinanza in seguito a espatrio, di riacquistare la cittadinanza italiana”. Credo che il tema del riacquisto della cittadinanza sia uno dei temi prioritari per una politica emigratoria veramente attenta alla diaspora italiana nel mondo.
D. Da donne, che ne pensate del nuovo Ministero della Famiglia e delle sue iniziative? Questo governo, a vostro parere, ha interesse nel difendere le pari opportunità?
ALDERISI – Sono sempre stata molto sensibile al tema delle pari opportunità e credo che sia ancora lunga la strada da percorrere per raggiungere l’equilibrio di genere. Il grado di differenza di trattamento tra uomini e donne, nel mondo del lavoro ed in altri ambiti della vita quotidiana, rappresenta la cartina al tornasole dello sviluppo e della civiltà di ogni paese. Il Parlamento di questa Legislatura è composto per circa il 35 per cento da donne: mai quota più alta è stata raggiunta in Italia. Questo è un dato positivo, da cui partire, a cui spero faccia seguito un reale interesse da parte del Governo. Tuttavia, sono convinta che il problema non appartenga soltanto alle donne ma a tutta la società. Per quanto riguarda il Ministero della Famiglia, mi preme sottolineare che questo dicastero, oltre ad essere della Famiglia, è anche della Disabilità. Le persone con disabilità sono quattro milioni e mezzo nel nostro Paese e sono spesso colpevolmente ignorate e destinatarie di insufficienti risorse. È quindi necessario acquisire una maggiore sensibilità alle disabilità, garantendo a queste persone l’assistenza di cui hanno bisogno e favorendo il loro diritto a vivere una vita indipendente.
LA MARCA – Questo sarà uno dei terreni in cui più profonde saranno le devastazioni perché i primi annunci sono andati tutti in direzione di un’ideologizzazione retriva e conservatrice del modello di famiglia che si persegue. Un modello astratto, chiuso e talvolta persino cinico, che prescinde dalla vita reale delle famiglie così come esse sono realmente. Con parzialità francamente insostenibili, come ad esempio – l’esclusione di quelle immigrate dal sostegno delle famiglie numerose o, peggio ancora, l’esclusione dalla mensa scolastica, grazie a Dio annullata dal tribunale di Milano, dei bambini figli di genitori stranieri che non possono dimostrare la mancanza di redditi in paesi che hanno abbandonato da tempo. Ho il timore, insomma, che la fase delle riforme civili portata Avanti pur con molte fatiche e contraddizioni negli anni passati, sia finita e che ci debba preparare a una dura battaglia di resistenza. Ma non dispero perché il livello di coscienza e di combattività delle donne è fortemente cresciuto, proprio in virtù delle conquiste ottenute finora.
NISSOLI – Su questi temi credo che sia ancora presto per pronunciarsi, poi se l’abbinamento del Ministero delle Disabilità a quello della Famiglia volesse significare una maggiore attenzione per le famiglie che si fanno carico del progetto di vita di persone con disabilità, questo sarebbe un passo avanti positivo. Tuttavia, bisogna fare molto di più per le madri lavoratrici, per fare in modo che possano conciliare i tempi di lavoro e quelli di mamma, e per la famiglia, quale primo nucleo sociale, con riferimento anche alle famiglie emigrate. Per quanto concerne l’interesse del Governo nel difendere le pari opportunità, non saprei esprimermi al momento, vorrei vederlo alla prova dei fatti.
D. Avete proposte di legge nel cassetto? Se sì, come intendete portarle avanti?
ALDERISI – Sin dall’inizio del mio mandato, ho voluto sottolineare con estrema franchezza che non ho intenzione di presentare innumerevoli proposte di legge per poterle esibire ad un dibattito o ad un’intervista, esporle come trofei sulla homepage di un sito internet o sbandierarle attraverso comunicati stampa. Infatti, in assenza di una reale sensibilità su alcune questioni che ho a cuore e che interessano la vita dei nostri connazionali oltre confine, non credo che essi possano trarre beneficio da superflue proposte di bandiera. A pochi giorni dall’inizio della Legislatura ho depositato un Disegno di Legge per il riacquisto della cittadinanza per tutti i nostri connazionali che l’hanno persa in seguito all’espatrio. Prima di me, nelle passate Legislature, sono state presentate dai parlamentari eletti all’estero di vari gruppi politici all’incirca quaranta proposte su questo tema molto caro alle nostre comunità. Ad oggi, siamo stati tutti inascoltati!
LA MARCA – Appena tornata in Parlamento, non ho perso tempo e ho immediatamente presentato disegni di legge di grande sensibilità per le nostre comunità: due sulla cittadinanza, ad iniziare dal riconoscimento per le donne che l’hanno automaticamente perduta per il semplice fatto di avere sposato uno straniero, quella per l’istituzione della Giornata nazionale per gli italiani nel mondo e quella per la promozione dello sport italiano all’estero. Ho cofirmato, inoltre, la proposta di legge di miglioramento del voto per corrispondenza degli italiani all’estero per renderlo sempre più sicuro e rispondente alle prerogative costituzionali sul voto. Altre ne ho in cantiere, che annuncerò all’atto della presentazione. Per portarle avanti, non c’è altro da fare che lavorare ogni giorno per convincere i gruppi parlamentari, compreso il mio, i colleghi e I rappresentanti di governo che gli italiani all’estero non sono o devono diventare una specie protetta, ma sono un’opportunità da non perdere per l’Italia. In questo senso, sarebbe bene che la voce e la pressione delle nostre comunità si aggiungesse ai nostri sforzi per superare disattenzioni e ritardi culturali che, purtroppo, ancora persistono. Vorrei aggiungere, però, che spesso il disegno di legge non è lo strumento più adatto per affrontare i problemi aperti. Per questo, continuo a dare un’importanza non minore ad atti parlamentari che mi consentano, ad esempio, di sollecitare il miglioramento dei servizi consolari ai connazionali, a partire da quelli erogati nella mia ripartizione, di sostenere una promozione diffusa e qualificata della lingua e della cultura italiana nel mondo, di raggiungere il reciproco riconoscimento dei titoli di studio e delle patenti di guida, di favorire il rinnovo delle convenzioni di sicurezza sociale, ormai invecchiate, come quella tra USA e Italia, e altro ancora.
NISSOLI – In questa Legislatura ho presentato tre disegni di legge a mia prima firma e ne ho altri in programma. Tra questi ritengo che, oggi, sia prioritario il mio DDL che prevede l’istituzione della Commissione bicamerale sugli italiani all’estero, perchè così facendo si potranno creare le condizioni istituzionali per meglio operare in favore delle Comunità italiane nel mondo. A tal proposito, ho chiesto alla Presidenza del mio Gruppo parlamentare di sostenere la calendarizzazione di questo Disegno di Legge.
D. Prevedete che questo governo duri a lungo o avete qualche dubbio sulla sua tenuta?
ALDERISI – Questo Governo è frutto di un accordo tra due soggetti estremamente diversi l’uno dall’altro. Si tratta di un ibrido composto da due distinte maggioranze che rappresentano altrettante anime del Paese. È quindi difficile prevedere le sorti di questo matrimonio di interesse. Ad oggi, sarebbe audace scommettere sulla durata di questa Legislatura, se vivrà a lungo o si interromperà prima dei canonici cinque anni. Inoltre, molto dipenderà anche dalla situazione internazionale e dall’andamento dell’economia. Un ulteriore rallentamento economico potrebbe rappresentare un bastone tra le ruote del Governo Lega – Movimento 5 Stelle. Alla luce di queste valutazioni, la mia previsione è che non credo ci siano i presupposti affinché duri cinque anni. Tuttavia, la politica, ora più che mai, è qualcosa di imprevedibile.
LA MARCA – Questo governo finora si è rivelato una sovrapposizione di due forze molto eterogenee, tenute insieme da un’ambizione di potere, come le frenetiche spartizioni delle leve di comando stanno dimostrando e dalla necessità di corrispondere in qualche modo alle promesse elettorali, premiate dal voto del 4 marzo. Di fatto, sta accadendo che la vera trazione politica, culturale e di comunicazione di questa formazione sia fatta da Salvini, che sta imprimendo un contrassegno sovranista alla linea di condotta e all’immagine dell’esecutivo. A farne le spese sono i 5Stelle, confusionari e inesperti, che stanno scendendo verticalmente nei sondaggi. È prevedibile che prima delle elezioni europee nessuno faccia una mossa di rottura per non presentarsi con un fallimento all’elettorato, ma è difficile pensare che la quotidiana tensione e la conflittualità tra i partner maggiori possa durare a questi livelli per tutta la legislatura. Tanto più che per la baraonda che si è creata, l’Italia rischia di pagare un prezzo molto alto sul piano economico, delle dinamiche dei mercati e dei suoi equilibri finanziari, un prezzo che si riverserebbe sulle prossime generazioni. In ogni caso, credo che il centro-sinistra, oltre a fare una seria opposizione, debba pensare a sé stesso, a riorganizzarsi velocemente proponendosi non come un’alternativa di potere all’attuale maggioranza, ma come un’ancora stabilizzatrice e responsabile della situazione italiana, sul piano interno e su quello internazionale. Ne hanno bisogno, certo, gli italiani, ma, in un mondo così concatenato, ne hanno bisogno non di meno l’Europa e le relazioni internazionali.
NISSOLI – Sinceramente, non posso fare previsioni azzardate perché le variabili sono molte e non ho neanche la palla di vetro che mi permette di guardare il futuro!
D. Che ne pensate della diminuzione da 18 (12+6) a 12 (8+4) dei rappresentanti in Parlamento provenienti dalla circoscrizione estero?
ALDERISI – Ho visto nascere il voto degli italiani residenti oltre confine, interessandomi al suo sviluppo ed intervistando diverse volte il Ministro Mirko Tremaglia. Ne ho spiegato le modalità su Rai International a milioni di nostri connazionali. Si tratta dunque di qualcosa che ho visto plasmarsi e crescere, credendo fin dall’inizio che diciotto parlamentari non fossero sufficienti a rappresentare le migliaia e migliaia di italiani che vivono fuori dal nostro Paese. La riduzione dei rappresentanti in Parlamento sarebbe una gravissima offesa che confermerebbe la totale inconsapevolezza dell’importanza, della risorsa e del patrimonio costituito dagli italiani nel mondo. Impoverire la loro rappresentanza alla Camera e al Senato sarebbe il primo evidente passo verso una progressiva eliminazione degli eletti oltre confine.
LA MARCA – La riduzione da 18 a 12 del numero degli eletti nella circoscrizione Estero, sia pure nel quadro di una riduzione complessiva dei parlamentari nazionali è un atto grave che non solo colpisce e offende gli italiani all’estero, ma incrina il sistema democratico italiano. Quando nel 2000 si decise di modificare la Costituzione per rendere “effettivo” l’esercizio di voto dei cittadini italiani all’estero, si scelse un numero fisso e limitato di eletti per superare le resistenze di chi temeva ricadute imponderabili sugli equilibri politici nazionali. Nel 2006, quando si votò per la prima volta per le politiche, u n deputato in Italia rappresentava 76.000 elettori, all’estero 225.000: un senatore in Italia 136.000, all’estero 405.000. Nel frattempo, il corpo elettorale in Italia è rimasto stazionario, gli iscritti all’AIRE sono cresciuti di 2,5 milioni e continuano a crescere. Nell’ultima consultazione, un deputato eletto in Italia rappresenta 96.000 abitanti, all’estero circa 400.000 iscritti AIRE; un senatore eletto in Italia rappresenta 192.000 abitanti, all’estero 800.000. Se fosse approvata la proposta dell’attuale maggioranza parlamentare, un deputato eletto in Italia rappresenterebbe 151.000 abitanti, uno eletto all’estero 687.000 iscritti AIRE; un senatore eletto in Italia 302.000 abitanti, uno all’estero 1.375.000 iscritti AIRE. Oltre al vulnus democratico, è raggelante il fatto che non si capisca che un messaggio negativo di questo genere deprimerebbe e allontanerebbe le nostre comunità da quel rapporto attivo con il Paese di origine proprio quando l’Italia ha il maggiore bisogno di proiettare i suoi interessi a livello internazionale.
NISSOLI – Nel momento in cui si fa una riforma che prevede il taglio del numero dei parlamentari è chiaro bisogna affrontare anche la questione degli eletti all’estero e non ci sarebbe niente di male se i rappresentanti degli italiani all’estero fossero eletti in maniera proporzionale al numero di iscritti AIRE, ma non è così. Infatti, il numero dei parlamentati della Circoscrizione estero è un numero puramente rappresentativo e non è aumentato con l’aumento degli iscritti Aire ormai cresciuto del 56% rispetto a quando è stato varato il voto all’estero. Quindi, penso che la Circoscrizione estera debba essere stralciata dal pacchetto di riforma del numero dei parlamentari e che vada avviata una riflessione seria sulla rappresentanza all’estero, visto che il numero degli iscritti AIRE al 1° gennaio 2018 risulta essere di 5.114.469 ed è destinato decisamente ad aumentare.
Ringraziamo le nostre elette, e nel porgere i nostri auguri per le festività alla senatrice Alderisi e le onorevoli La Marca e Nissoli, speriamo anche che nel 2019 riescano a far sentire la voce degli italiani all’estero, sparuta e al momento, a quanto sembra, pressoché inascoltata”. (aise)