ALL’UNIVERSITÀ DI MAR DEL PLATA LA PRIMA CATTEDRA DIRETTA ALLO STUDIO DELL’ITALICITÀ
BUENOS AIRES\ aise\ - “Gli Italici, l’Italicità in rapporto al mondo “glocal” e più specificamente in relazione alla storia, al presente e al futuro della presenza italiana in Argentina, saranno al centro dello studio, la ricerca e gli approfondimenti di un gruppo interdisciplinare di docenti che dal mese di marzo dell’anno venturo, terranno la Cattedra aperta Cultura Italica e Glocalizzazione, presso l’Università Nazionale di Mar del Plata. Per definire gli ultimi aspetti dell’organizzazione della cattedra, è stato a Mar del Plata il sociologo, prof. Riccardo Giumelli, docente dell’Università di Verona”. A rilanciare la notizia è la “Tribuna italiana”, quindicinale diretto a Buenos Aires da Marco Basti.
“L’iniziativa è nata dalla collaborazione e il dibattito sull’Italicità in rapporto al mondo “glocal”, che si è sviluppata negli ultimi anni in Italia, in Argentina, in Venezuela, in Brasile, negli Stati Uniti e in altri paesi.
Il progetto Corso accademico, primo al mondo, è stato sviluppato negli ultimi mesi, da un gruppo di lavoro che fa capo a Giumelli, a Domenico Di Tullio in Argentina e a Alfredo D’Ambrosio in Venezuela. Determinante è stata la partecipazione del vicerettore dell’Università Nazionale di Mar del Plata, Dr. Daniel Antenucci, che ha proposto il suo ateneo come sede della cattedra. Il Prof. Antenucci è docente di Fisiologia della Facoltà di Scienze Esatte e Naturali della citata università, nonché ricercatore dell’Istituto di Ricerche Marine e Costiere del Conicet, l’ente dedito alla ricerca scientifica in Argentina.
La cattedra aperta “Cultura Italica e Glocalizzazione” si propone di promuovere progetti di ricerca e attività legate alla presenza italica in Argentina e nel mondo “Glocal”.
“Glocal” è un termine coniato per definire la realtà del mondo d’oggi, attraversato dal processo della globalizzazione e nel quale però, si rende sempre più necessaria la valorizzazione delle specificità locali per avere successo. Specificità che, nel caso della civiltà italica, è diventata sopranazionale e di condivisione culturale.
Il nuovo paradigma dell’italicità coinvolge non solo gli italiani residenti numerosi in oltre trenta paesi al mondo, ma anche i loro discendenti: figli, nipoti e pronipoti degli emigrati italiani che lungo un secolo e mezzo si sono stabiliti oltreconfine.
Ma non solo. Anche coloro che amano l’Italia, la sua cultura, il modo di vivere, le espressioni del genio della sua gente, come la moda, il design, la gastronomia, le manifestazioni dell’arte, ecc. Tanta gente che pur se nelle loro vene, non scorre una goccia di sangue italiano, si sente in qualche modo, positivamente legata all’Italia. Un universo stimato in circa 250 milioni di persone al mondo.
La cattedra che viene organizzata a Mar del Plata e che nelle intenzioni dei promotori, dovrebbe essere riproposta in altre università al mondo. Si sta già dialogando, con atenei di San Paolo, Caracas, Guatemala e Buenos Aires. Sull’argomento si lavora anche in seno all’Università di Verona, della quale è docente il prof. Riccardo Giumelli, sociologo ed esperto di comunicazione. In Italia la cattedra potrebbe essere proposta anche presso l’Università di Milano.
La cattedra avrà come scopo anche la diffusione sia a livello regionale che nazionale e internazionale delle caratteristiche storiche e attuali del fenomeno degli italici e dell’italicità.
Inoltre studiare e diffondere l’influenza che l’italicità e gli italici hanno avuto nella cultura argentina fin dalla nascita del Paese, dando vita a fenomeni culturali propri e originali.
In base agli scopi citati, elaborare anche progetti per legare e coinvolgere l’Argentina, l’Italia e altri paesi dove si è sviluppata l’italicità, nei campi della cultura, della ricerca scientifica, dello sviluppo economico, sociale e politico.
La cattedra si avvarrà anche dell’organizzazione di seminari, corsi, convegni, ecc. per arrivare anche ad altri settori della società e in modo specifico anche nel variegato mondo della comunità italiana, il cui coinvolgimento è specialmente previsto nell’inziativa.
E inoltre avrà come strumento per la conoscenza e il contatto diretto con le realtà che hanno dato origine all’italianità (l’antica Grecia, la Roma dell’Impero e della Chiesa, il Rinascimento, il Risorgimento e l’Unità d’Italia), i viaggi nello Stivale alla ricerca delle radici culturali e personali e alla conoscenza dei nuovi sviluppi dell’Italia moderna.
Italici e Italicità nel mondo
Come spiega il prof. Giumelli, la sociologia contemporanea si occupa, con sempre maggiore attenzione, del tema dell’identità: collettiva ed individuale. L’interesse nasce dalla difficoltà di riconoscerle, stabilire confini, dare loro un senso, una direzione, nel normale percorso che ognuno di noi, come singolo o inserito in un gruppo, costruisce tra memoria e orizzonti di futuro. La difficoltà nasce dalla diffusione continua ed inevitabile dei processi globali: mobilità di persone e di simboli, tecnologie delle comunicazioni imperanti, commercio globale, mezzi di trasporto sempre più rapidi e accessibili.
Alle spinte globali ne corrispondono altre locali, in un gioco complesso di processi locali che diventano globali e viceversa e che fanno pensare a situazioni definite per mescolanza di termini come “glocali”.
Questi processi sono difficilmente governabili dagli Stati-nazione, che fanno fatica a mantenere il potere che li ha contraddistinti per la maggior parte del XX secolo. Molte decisioni vengono prese, quindi, a livello sovranazionale e altre a livello subnazionale, altre invece fanno fatica a trovare dei veri e propri centri decisionali.
In questo quadro, che rappresenta un vero e proprio passaggio d’epoca dove le aspettative di ognuno non possono essere più chiare, la Cattedra deve provare a ripensare il tema dell’identità italiana, che si preferisce chiamare italica. Perché?
Perché essa ha a cuore la cultura come sovrastruttura identitaria e non quella definita esclusivamente per cittadinanza. Perché essa può essere alimentata e promossa anche e soprattutto fuori dai confini nazionali italiani. L’Italicità è tale perché prende forma dall’ibridazione e nell’ibridazione.
L’Italicità ha nel suo DNA una cultura millenaria che da sempre non si è limitata ai confini della penisola: il pensiero universale cattolico, l’umanesimo, l’arte, il commercio, ma anche gli uomini migranti che sono partiti, dopo l’Unità d’Italia, per raggiungere tanti luoghi del mondo.
L’Italicità è un punto di vista, un’interpretazione che si basa sulla costruzione di un’identità attraverso dei processi culturali e pertanto si pone il mondo come orizzonte cognitivo. Vi è italicità in tutto il mondo. è necessario riconoscerla perché essa può portare a nuove e vitali prospettive: community business, relazioni interpersonali, ricerca di identità e appartenenza, interessi comuni.
Non solo, ma questo consente anche una riflessione più accurata su come comunicare ad esempio il Made in Italy, e dello stile di vita italiano, o tutto quel mondo che ad esso si richiama ma non è chiaramente prodotto nel territorio italiano, definito come “Made by Italics”, espressione coniata da Piero Bassetti, industriale, già presidente della Regione Lombardia, ex senatore, presidente di Assocamerestero, il primo a proporre una nuova visione dell’Italianità nel mondo globale, divenuta, appunto, Italicità.
È senz’altro in Argentina dove il concetto di “Italicità” trova una completa spiegazione storica, e anche le migliori condizioni per il suo sviluppo e di ciò ne prendono atto le autorità dell’Università Nazionale di Mar del Plata (UNMDP) per dare il via all’implementazione di una cattedra sull’Italicità e la Glocalizzazione, aperta a tutti gli alunni delle varie carriere.
In una terra nella quale si trovano tante persone “che pur non essendo discendenti di italiani, possono essere definite italiche”, come sostenne il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la sua visita l’anno scorso in Argentina e della quale sono ben noti i legami di amicizia con l’Italia in ogni campo, diventa naturale accogliere l’iniziativa della cattedra, spiegano all’UNMDP.
Anche perché l’Italicità diventerà nei prossimi anni un campo fecondo per gli sviluppi culturali, economici e politici, per cui - sostengono le autorità dell’UNMDP nel fondamentare l’iniziativa del corso - è pienamente giustificata la riflessione sul tema.
Gli Italici del mondo, presi per mano dalle Comunità Italiche e dalla Glocalizzazione, hanno grandi potenzialità per contribuire nella costruzione di un mondo migliore. Generando le condizioni per raggupparsi attraverso l’istituzione di un nuovo soggetto, pensato ad hoc e funzionale a tali nobili obiettivi a livello glocale.
Una realtà e una prospettiva che hanno portato le autorità dell’ateneo marplatense ad aprire entusiaste le aule dell’UNMDP a questo originale progetto”. (aise)