BREXIT: RAGGIUNTO ACCORDO PER IL “TRANSITION PERIOD” - di Alessandro Allocca

LONDRA\ aise\ - "Un primo passo verso un divorzio che potremmo definire consensuale, anche se il Governo May ha dovuto abbassare di parecchio le pretese, rispetto a quando avevano preso il via i negoziati". La Brexit vista dal Regno Unito in questo articolo pubblicato dal giornale on line in lingua italiana "Londra Italia", a firma di Alessandro Allocca, che riassume le dieci pagine di documento siglate da UE e UK dedicate alla "gestione" degli europei in Gran Bretagna, mentre ancora si è "in alto mare" sui fronti Irlanda del Nord, giustizia e marchi alimentari.
"Regno Unito e Unione Europea nei giorni scorsi hanno firmato un accordo di massima su alcune delle questioni più rilevanti che interessano l’uscita dell’UK dall’UE, puntando in particolare l’attenzione sul periodo di transizione che prenderà il via dal 29 marzo 2019 (giorno stabilito per l’uscita ufficiale) per concludersi il 31 dicembre 2020.
In questo lasso di tempo tutto dovrà rimanere uguale per quanto riguarda la gestione degli "europei" che attualmente vivono e lavorano in Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord, così come per i britannici presenti negli altri 27 Stati membri. Ma anche per coloro che avranno intenzione di trasferirsi nel Regno Unito godendo dei medesimi diritti di chi è arrivato in precedenza all’uscita.
In questo periodo però il Regno Unito non parteciperà più alle decisioni dell’Unione Europea, non vantando più nessun rappresentante istituzionale al Parlamento, ma resterà legato comunque alle regole del mercato unito godendo di tutti i vantaggi fino ad ora avuti in fatto di import ed export.
A fare l’annuncio di questo primo importante accordo messo nero su bianco sono stati i rappresentanti Michel Barnier per l’Unione Europea e David Davis per il Regno Unito, con tanto di stretta di mano.
Ma se sull’aspetto del "movimento" delle persone è stato trovato un accordo, su tanto altro ancora nulla è stato deciso. Come la questione dei confini dell’Irlanda del Nord.
Il Regno Unito poche settimane fa aveva bocciato la proposta avanzata dall’UE, ossia mantenere il pieno allineamento dell’Irlanda del Nord alle regole del mercato interno e dell’unione doganale, cosa che al Governo May non è andata giù, dato che creerebbe una situazione di svantaggio a discapito degli altri tre Paesi dell’UK, che verrebbero così considerati come una sorta di figli minori del Regno Unito.
Anche gli accordi sugli aspetti giuridici sono ancora in alto mare: l’Unione Europea spinge affinché Londra accetti la propria Corte di giustizia nella soluzione delle controversie, cosa che invece a Downing Street vorrebbero gestire secondo proprie regole.
Non c’è neppure un accordo sul "made in" alimentare con tutti i marchi di cibi Dop e Igp che potrebbero non essere riconosciuti nel Regno Unito con forti danni economici sull’export degli altri, come l’Italia, che ricevono ad oggi centinaia di milioni di sterline in ordini all’anno da parte di distributori britannici.
Servono inoltre accordi sul nucleare e sulla protezione dati mentre, come anticipato, tra le concessioni che il Governo May ha dovuto fare e sulle quali sembrava irremovibile c’è la questione dei diritti sul pescato, in particolar modo lungo le coste scozzesi. Il Regno Unito avrebbe voluto rinegoziare gli accordi ma l’Europa ha avuto la meglio e quanto stabilito nei giorni scorsi prevede che nel periodo di transizione tutto rimanga così com’è, ossia che i pescatori europei possano sempre accedere alle acque britanniche. Cosa sulla quale le potenti associazioni di pescatori scozzesi avevano fatto affidamento, sperando che una volta usciti dall’UE sarebbero riusciti a ottenere il monopolio su quei tratti di oceano.
Insomma, la strada è ancora lunga e al 29 marzo 2019 ormai manca poco più di un anno". (aise)