CONDIZIONI ED ESIGENZE DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO: VIA LIBERA ALL’INDAGINE CONOSCITIVA DELLA COMMISSIONE ESTERI DEL SENATO

ROMA\ aise\ - “Offrire un approfondimento conoscitivo ed un contributo di riflessione sulle condizioni, sui bisogni e sulle esigenze attuali delle comunità di italiani all'estero nei diversi Paesi ospitanti, anche al fine di valutare quali misure, di carattere amministrativo o legislativo, sia opportuno adottare per migliorarne lo status, le prospettive, e per rinsaldarne il legame con l'Italia”. Questo l’obiettivo dell’indagine conoscitiva che il Presidente della Commissione Esteri del Senato, Vito Petrocelli (M5S) ha proposto ieri ai colleghi che hanno deliberato a favore, con l’eccezione dei senatori Pd che si sono astenuti.
Citati gli organismi di rappresentanza – Comites e Cgie – e osservato come la realtà dei connazionali all’estero sia “ancora troppo poco conosciuta” nonostante “rappresenti una rete umana dal potenziale enorme, una innegabile risorsa sotto il profilo economico, sociale e culturale per l'intero Paese, nonché un valore aggiunto preziosissimo per la promozione dell'Italia e dell'"italianità" nel mondo”, Petrocelli ha ricordato ai colleghi che secondo i dati più recenti gli iscritti all’Aire – ad inizio 2018 – erano più di 5,1 milioni, “un dato che dal 2006 risulta in costante aumento”.
L’Italia, ha aggiunto, “interessato in passato da un poderoso fenomeno di emigrazione di massa al punto che oggi gli oriundi italiani nel mondo sono stimati fra i 60 e i 70 milioni, sta conoscendo ora, per ragioni economiche, professionali, di studio, affettive, di prospettiva di vita e persino per ragioni di tipo previdenziale, una nuova fase migratoria in uscita. Nel solo 2017, la comunità italiana degli iscritti all'AIRE è aumentata di oltre 140.000 unità, registrando un + 2,7 per cento rispetto all'anno precedente, e addirittura un + 14,1 per cento negli ultimi cinque anni. Degli italiani attualmente residenti all'estero, 2,6 milioni non sono nati in un altro Paese, ma sono espatriati nel corso della loro vita. Un fenomeno, dunque, quello della emigrazione e, più in generale, della mobilità italiana, tutto da approfondire e che merita di essere osservato attentamente, al fine di ricavarne degli indicatori utili a comprendere i bisogni e le esigenze, anche di tipo culturale, di cui i connazionali residenti all'estero sono portatori”. Un esame che “inevitabilmente dovrà intrecciarsi con l'approfondimento dei legami con i tessuti sociali dei Paesi ospitanti, con le difficoltà e con le opportunità che quelle realtà prospettano”.
Secondo Petrocelli, “l'investigazione non potrà che partire dai Paesi europei, tenuto conto che è proprio l’Europa la meta preferita dei connazionali presenti all'estero, vecchi e nuovi. La Germania, su tutti, dove vivono oltre 740.000 connazionali, seguito dalla Svizzera (con 614.000 residenti), dalla Francia (con 412.000), dal Belgio (267.000) e dalla Spagna (164.000). Si tratta di Paesi – ha osservato il senatore – con cui l'Italia vanta rapporti ultradecennali e nei quali l'emigrazione italiana, dopo anni di iniziali difficoltà, ha raggiunto una sua solida stabilità. Le migrazioni più recenti, facilitate dalle normative dell'Unione europea e dell'Accordo di Schengen, parlano poi di persone dall'alto tasso di scolarizzazione che cercano vie di affermazione sociale in realtà lavorative strutturate soprattutto nei settori della ricerca e dell'Università”.
“Un caso molto particolare – ha aggiunto – è rappresentato, inoltre, dal Regno Unito, stante l'esito del referendum sulla Brexit e dove ufficialmente risiedono più di 300.000 cittadini italiani, anche se le stime relative ai cittadini non residenti valutano in circa 700.000 la presenza complessiva dei nostri connazionali. Occorrerà guardare con particolare attenzione a questa corposa comunità di cittadini, soprattutto in relazione all'esito finale dei negoziati con il Regno Unito, per garantire loro di poter continuare a beneficiare di tutti i diritti di cui hanno goduto in passato”.
“Un capitolo a parte, per le problematiche profondamente diverse che comporta - a partire dalla maggior distanza geografica - riguarda le comunità degli Italiani presenti negli altri continenti, nelle Americhe in particolare”, ha detto ancora il presidente Petrocelli. “L'Argentina, in primo luogo, è il Paese dove è presente sin dagli inizi del XX secolo il maggior numero di cittadini italiani registrati all'AIRE (quasi 820.000) e nel quale non mancano difficoltà evidenti, a partire dai servizi - non sempre sufficienti - che la nostra rete diplomatica e consolare è in grado di offrire loro. Una situazione del tutto particolare, purtroppo, è quella che sta vivendo la nostra comunità in Venezuela (ufficialmente quasi 120.000 persone), cui occorre guardare con la consapevolezza dello stato di grave disagio che il Paese latinoamericano sta patendo da tempo. La geografia della migrazione italiana tocca anche il Brasile, realtà dove vive tuttora una nutrita comunità di italiani iscritti all'AIRE (415.000) e negli Stati Uniti (oltre 260.000), dove la presenza italiana è molto risalente, strutturata e generalmente ben inserita nella società ospitante”.
Quanto ad Australia e Canada, “Paesi in cui risiedono in modo ufficiale oltre 140.000 connazionali”, per Petrocelli “si pone la necessità di approfondire il quadro relativo alle condizioni di vita e ai tipi di esigenze che il Paese può soddisfare, direttamente o mediante la rete diplomatico-consolare. All'esplorazione di queste destinazioni occorrerà, peraltro, affiancare anche quella di mete di più recente attrattività, come la Cina, nonché zone e località, come ad esempio il Costarica e le Canarie, caratterizzate dal fenomeno crescente del flusso di pensionati italiani che hanno deciso di vivere all'estero la parte finale della loro vita”.
“Il senso di questo percorso esplorativo, da svolgere attraverso un mirato ciclo di audizioni e l'organizzazione di una serie di missioni, - ha spiegato ancora – sarà anche quello di restituire centralità a questa presenza italiana nel mondo, stimolandone il coinvolgimento e la partecipazione, per renderla protagonista attiva della vita sociale e culturale del Paese e per riaffermarne l'identità e vivificarne il senso di appartenenza. Si tratterà di comprenderne le difficoltà, anche in relazione a questioni concrete come quelle relative alla distanza geografica, ai ricongiungimenti, alle strategie di sopravvivenza familiare. Certamente, potranno essere affrontati temi quali il rafforzamento della rete consolare, il miglioramento nella erogazione dei servizi sociali e pensionistici, nonché l'ampliamento dell'assistenza sanitaria a beneficio degli italiani indigenti residenti all'estero e, non ultimo per importanza, le modalità di fruizione dell'insegnamento della lingua italiana”.
“Si tratterà, quindi, di proporre, al termine dell'investigazione, un documento conclusivo in grado di offrire un quadro di sintesi circa le possibili soluzioni ai bisogni di tali comunità, per facilitarne il godimento dei diritti e delle prestazioni assistenziali e pensionistiche, la fruizione dei servizi consolari, preferibilmente in via telematica, oltre che a facilitarne il raccordo con la terra di origine. In questo percorso, - ha concluso – sarà indispensabile coinvolgere una pluralità di attori, dalle istituzioni centrali e regionali a quelle della rete diplomatico-consolare, dalle rappresentanze di base alle associazioni e ai patronati, dagli enti gestori agli Istituti Italiani di Cultura e alla Società Dante Alighieri, che svolgono un lavoro prezioso e irrinunciabile per la valorizzazione della lingua e della cultura italiana”.
Nel dibattito, il senatore Pd Francesco Giacobbe ha, sì, valutato “positivamente la proposta di svolgere un'indagine conoscitiva”, ma ha anche espresso “preoccupazione per la sede dell'indagine, reputando limitativa la circostanza che essa venga circoscritta alla competenza della sola Commissione affari esteri e non venga estesa coinvolgendo il Comitato per gli italiani all'estero che, peraltro, è operante già da tre legislature ed è auspicabile venga costituito a breve anche nel corrente mandato parlamentare”.
Secondo Giacobbe, poi, l’indagine “una volta avviata potrebbe rappresentare una sorta di delegittimazione - atteggiandosi a sede o procedimento alternativo - del costituendo Comitato. A mio parere, invece, questa investigazione - del tutto utile e proficua, perché volta a disaminare un tema assai delicato e sconosciuto ai più - dovrebbe essere implementata coinvolgendo simultaneamente, e con metodo complementare, sia la Commissione che il Comitato, rispetto al quale mi auguro che gli stessi componenti della Commissione possano farsi promotori, presso la Presidenza del Senato, per la sua attivazione”.
Giudizio “estremamente positivo” all’indagine è giunto dal senatore Aimi (Fi) che ha auspicato “una utile sinergia nei lavori di approfondimento di una tematica non secondaria come quella concernente le condizioni e le esigenze delle comunità nazionali all'estero”.
Secondo il senatore Lucidi (M5S) occorre “procedere rapidamente all'avvio dell'indagine conoscitiva proposta dal Presidente, anche per farsi carico dei problemi vissuti dai concittadini sparsi nel mondo”. quindi, riferendosi alle perplessità di Giacobbe, ha sostenuto che “la realizzazione di tale importante indagine non deve e non può essere percepita come una preclusione alla possibilità di istituire eventualmente il citato Comitato”.
D’accordo anche il senatore Emanuele Pellegrini (Lega).
Alla luce del dibattito, Petrocelli ha proposto di richiedere alla Presidente del Senato, come previsto dal regolamento, l'autorizzazione l’indagine conoscitiva.
La Commissione ha deliberato con il voto favorevole di tutti i Gruppi, salvo l'astensione del Gruppo del Partito Democratico. (aise)