DALL’AUSTRALIA PER SALVARE LA SARDEGNA: LISA CAMILLO PRESENTA I SUOI BALENTES
ROMA – focus/ aise - Un’anteprima tanto attesa quanto esclusiva quella di sabato 30 giugno nell’elegante sala conferenze del Grand Hotel Poltu Quatu. 150 persone, oltre 80 minuti di proiezione, una standing ovation tutta dedicata a Lisa Camillo, regista e sceneggiatrice che, dopo 14 anni passati in Australia, ha deciso di tornare nella sua terra per rompere il silenzio sullo sfruttamento da parte dello Stato italiano, che ha fatto della Sardegna un poligono di tiro a cielo aperto.
Una scelta coraggiosa, quella di Lisa, un documentario-denuncia – già proiettato in parte qualche mese fa presso l’Istituto italiano di Cultura di Melbourne - accolto con commozione ed entusiasmo, un progetto che promette di far parlare di sé e sulla cui distribuzione – che sembra vicina – la regista mantiene una prudente riservatezza: “Siamo in trattativa con alcune importanti realtà – ci ha detto a margine dell’evento – ma per ora preferisco non anticipare nulla”.
Un evento per tastare il terreno, dunque.
“Balentes” – questo il titolo del docufilm – ha avuto una genesi molto lunga: 4 anni di duro lavoro tra Sardegna e Australia, autoprodotto con il prezioso sostegno di chi, credendo nel talento di Lisa a scatola chiusa, ha dato il suo contributo attraverso un crowdfunding iniziale: “Sostenere il progetto è ancora possibile – ci dice la regista – le spese sostenute sono state molto alte e prima di poter distribuire Balentes dobbiamo ancora pagare i diritti di alcune canzoni anni ’60, il cui costo non è assolutamente da sottovalutare”.
Dare il proprio contributo è semplice, basta collegarsi al sito Balentesfilm.com, cercare la voce donate in alto a destra e seguire le indicazioni per effettuare il bonifico.
Ma chi sono i Balentes?
I Balentes sono tutti quei sardi – donne e uomini – che non piegano la testa di fronte a nulla, che pur lottando contro una forza apparentemente superiore sfruttano la profondità delle proprie radici, l’orgoglio delle proprie origini e della propria storia millenaria per difendere orgogliosamente la terra in cui vivono o in cui – dopo periodi più o meno lunghi di assenza – hanno deciso di tornare. Difenderla dallo sfruttamento di uno Stato sordo al grido di dolore delle madri che a causa di basi militari divenute tristemente famose (pensiamo al Salto di Quirra, il cui processo è ancora in corso) hanno visto morire i propri figli di tumori e leucemie; difenderla dagli interessi di un ministero della Difesa che pensa soltanto al profitto, senza curarsi delle conseguenze sul piano biologico e ambientale delle proprie condotte; difenderla dalle bombe e dai veleni che hanno reso impraticabili alcune delle zone più belle dell’isola, come Capo Teulada.
Quella di Lisa Camillo è una chiamata per una presa di coscienza generale, un progetto che non si esaurisce nella realizzazione del documentario, ma che presto diventerà anche un libro: “Qualche mese fa sono stata contattata da quello che ora è il mio agente letterario, Gianluca Zanella – racconta Lisa – è stato lui a propormi di ampliare il progetto Balentes scrivendo un libro. Anche in questo caso, siamo in trattativa con diverse importanti realtà editoriali”.
Un libro in cui confluiranno tutti le parti che, per ragioni di montaggio, non sono potute entrare nel film, ma anche elementi emersi in seguito alla realizzazione di Balentes, tra cui documenti inediti, ulteriori testimonianze, foto. Insomma, un progetto a 360°, un vero e proprio atto d’amore per la Sardegna.
“La mia isola, la nostra isola, non può più essere considerata solamente come una meta di vacanza estiva. La Sardegna – conclude Lisa - ha una sua dignità che dev’essere riscoperta, una cultura che ha bisogno di essere rivalutata. La Sardegna può e deve ripartire da sé stessa, contando sulle proprie forze e sui propri Balentes, che con questo progetto ho voluto raccontare e che voglio far conoscere nel mondo”. (focus\ aise)