EMIGRAZIONE: I COMITES E LE INCOMBENZE FISCALI – di Alessandro Brogani
Il ministero delle Finanze a Berlino © il Deutsch-Italia
BERLINO\ aise\ - "Il fenomeno dell'emigrazione è di massima attualità e non riguarda solo quanti scappano da Paesi poveri o in guerra, ma anche i nostri connazionali. In particolare molti sono quanti ogni anno decidono di trasferirsi in Germania, Paese sicuramente più attraente da un punto di vista lavorativo rispetto al nostro. Ma quel che spesso non si considera è che il trasferimento è un fenomeno complesso e, a volte, difficile. In questa piccola panoramica cerchiamo di mettere in evidenza alcuni dei punti da tenere presenti quando si decide di fare questo passo". Prosegue l’approfondimento di Alessandro Brogani dalle pagine del DeutschItalia.com, giornale on line bilingue da lui diretto a Berlino. Sotto la sua lente questa volta i Comites e le incombenze fiscali per gli italiani in Germania.
"I Comites
Fra i punti di riferimento per la comunità italiana presente sul territorio ci sono anche i Com.it.es, ossia i comitati degli italiani residenti all’estero. Presenti un po’ in tutto il mondo, in Germania sono 11 (come erano le circoscrizioni consolari). I consiglieri vengono eletti da liste concorrenti ogni 5 anni (gli attuali saranno in carica fino al 2020) e il loro numero varia con il numero degli italiani presenti in ciascuna circoscrizione. Quelli di Berlino sono 12 e, come tutti gli altri, hanno il compito di essere un punto d’unione tra la comunità e le istituzioni (italiane e tedesche). I consiglieri operano a titolo gratuito e i fondi che il Comites ha a disposizione tiene conto del numero dei connazionali sul territorio e della grandezza della circoscrizione. Attualmente il contributo dato dallo Stato a quello di Berlino si aggira intorno agli 11mila euro all’anno e la sede non esiste più (si appoggia presso l’ufficio del presidente). Sempre lo Stato, tramite il ministero degli Esteri, prevede che i Com.it.es trovino da soli i fondi per svolgere la maggior parte delle attività svolte.
"Pur essendo organismi previsti nella legislazione italiana, i Comites sono un ibrido, nel senso che non sono al cento per cento un ente pubblico di diritto, perché i consiglieri rispondono personalmente delle attività svolte (come ad esempio l’utilizzo dei fondi). Per la Germania sono società di fatto (di persone) e non possono essere calcolati come una Eingetragener Verein (ossia una società registrata) perché prevedono uno scopo socio-politico. Nel territorio tedesco tutti rispondono personalmente dell’agire e, quindi, anche solo aprire un conto unico societario, o affittare lo spazio per una sede, è problematico", mi dice Simonetta Donà, avvocato fiscalista, attualmente presidente di quello di Berlino-Brandeburgo.
Negli altri Länder gli iscritti AIRE in totale sono circa 6mila. Il resto sono a Berlino città. "I fondi di cui disponiamo sono erogati in base alle presenze registrate ufficialmente, ma i servizi erogati sono per tutti. Anche per i connazionali che non si iscrivono all’Anagrafe dei residenti all’estero (circa 50mila persone come abbiamo detto)", specifica l’avvocato Donà.
Molti nostri connazionali non tengono conto, come avevamo accennato in precedenza, del fatto che le legislazioni dei due nostri Paesi sono molto differenti sotto molti aspetti. Un esempio classico è rappresentato dalla differenza che da noi esiste tra residenza e domicilio (si può avere una sola residenza, ma molteplici domicili). In Germania esiste solo il concetto di residenza, pertanto iscrivendosi presso un ufficio comunale e ottenendo un’Anmeldungsbestätigung, ossia una registrazione ufficiale, automaticamente si andrà incontro a diversi atti di carattere giuridico-amministrativo-fiscale. Ciò vuol dire che si avranno due residenze contemporaneamente, con tutta una serie di conseguenze perché non si specifica quale sia il centro d’interessi principali, andando inevitabilmente incontro ad errori. Per la registrazione presso l’Einwohnermeldeamt (l’ufficio preposto alla registrazione) bisogna essere in possesso di un regolare contratto d’affitto e di un attestato firmato dal proprietario dell’immobile (Vermieterbescheinigung o Vermieterbestätigung), in cui siano indicati la data d’inizio del contratto ed i nominativi di tutte le persone che abitano nell’appartamento. Se si è ospiti si può presentare una dichiarazione della persona che vi ospita (Einzugsbestätigung).
Conclusioni
Volendo tirare le fila di questa lunga, seppur parziale, discussione su ciò che comporta il trasferimento in una nazione come la Germania, si possono riassumere alcuni punti cardine del processo.
Trasferirsi e voler vivere in un posto vuol dire avere la necessità di comunicare. Dunque la lingua è la prima cosa fondamentale da apprendere, senza la quale si sarà sempre in estrema difficoltà e dipendenti dagli altri, anche per svolgere i compiti più semplici. L’inglese aiuta (in Germania viene comunemente parlato), ma non basta. I documenti ufficiali, le comunicazioni burocratiche (da una semplice bolletta della luce a un contratto di lavoro) sono, giustamente, nella lingua locale. Quindi è una vera e propria necessità imparare il tedesco e non un fattore secondario. Occorre poi valutare bene quale sia la parte della nazione più appropriata dove dirigersi, in base alla tipologia di lavoro o ragione per la quale ci s’intende trasferire in modo stabile. Berlino attrae, ma non sempre offre le migliori opportunità lavorative. Occorre informarsi prima circa la documentazione e le procedure burocratiche che andranno espletate (residenza, sia anagrafica che fiscale, sistema sanitario, sistema scolastico, ecc.), onde evitare di trovarsi in difficoltà una volta che si è sul posto. Le Istituzioni italiane (Ambasciata, Consolati, Comites, ecc.) sono sussidiarie e non sostitutive nell’espletamento degli obblighi da compiere. Fungono sì da punti di riferimento, ma non possono svolgere qualsiasi compito per chiunque abbia difficoltà di qualunque genere. Infine, cosa non irrilevante, occorre tenere presente il fatto che la Germania è uno Stato federale, pertanto le legislazioni locali possono differire notevolmente da Land a Land. Oggi i mezzi per informarsi sono numerosi e le tecnologie agevolano senz’altro nel reperire notizie e suggerimenti utili.
Detto questo, la Germania non è il "Paese di Bengodi", ma senza dubbio alcuno è un Paese efficiente, accogliente, che offre grandi opportunità a chiunque voglia e sappia impegnarsi. Ha le sue regole e vanno rispettate. Non bisogna arrivare nella Repubblica federale con l’idea di poter "sfruttare" lo Stato sociale, che qui è ben sviluppato (pur con i suoi difetti), semplicemente perché è un Paese ricco. Ha usi e costumi propri che, ci piacciano o meno, sono alla base del suo tipo di sviluppo socio-economico. Nessuno è obbligato ad adeguarvisi se non vuol rimanere, altrimenti è tenuto a farlo. Così come lo sarebbe chiunque decidesse di trasferirsi in Italia.
Se tutto ciò vi è chiaro, allora siete pronti al grande passo del trasferimento. Benvenuti nell’Europa "unita"". (aise)