GENEALOGIA PIÙ VICINA A CHI VUOLE RICOSTRUIRE LE PROPRIE ORIGINI FAMILIARI E LA STORIA DELLA PROPRIA FAMIGLIA
RIO DE JANEIRO\ aise\ - “Comunità Italiana”, mensile diretto a Rio de Janeiro da Pietro Petraglia, ha incontrato e intervistato il professor Stefano Vitali, Direttore dell'Istituto Centrale per gli Archivi del Ministero Italiano dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, che ha illustrato il funzionamento del “Portale Antenati, Gli Archivi di Stato per la ricerca anagrafica”. Laureato con 110 e lode in Lettere e Filosofia, diplomato in Archivistica, Paleografia e Diplomatica, professore ordinario di Archivistica, Stefano Vitali ha già ricoperto numerosissimi incarichi nazionali e internazionali di grande responsabilità; dall’anno accademico 2014-2015 insegna anche Archivistica informatica nel corso di Laurea magistrale in Scienze del libro e del documento presso la Scuola di lettere e beni culturali del Polo di Ravenna dell'Università di Bologna ed è autore di 120 pubblicazioni relative alle tematiche studiate.
Di seguito il testo dell’intervista.
“D. Come nasce il Portale?
R. Il “Portale Antenati, Gli Archivi di Stato per la ricerca anagrafica”, è nato nel 2011 grazie ad un accordo con FamilySearch, organismo collegato alla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, più nota come Chiesa Mormone. FamilySearch, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, aveva già avviato, per ragioni dettate dalla propria fede religiosa, una campagna di microfilmatura dei registri di stato civile di molti Archivi di Stato italiani. In base all'accordo del 2011 l'amministrazione degli archivi di stato si è impegnata ad agevolare l'esecuzione delle riproduzioni digitali dei registri di stato civile fino allora non fotografati in cambio della possibilità di averne una copia per pubblicarla sul web. Inoltre è stata prevista la digitalizzazione delle immagini microfilmate ed anch'esse sono state pubblicate nel Portale Antenati.
D. Quali i motivi che hanno spinto in Ministero ad investire risorse umane ed economiche nel Portale?
R. Il Portale è stato sviluppato per rendere consultabile gratuitamente online la grande mole di fonti di carattere genealogico conservate negli Archivi di Stato, ad un pubblico sempre crescente di utenti che, in Italia e all'estero, sono interessati, per molteplici motivi e differenti finalità, a ricostruire le proprie origini familiari e la storia della propria famiglia. La rete degli Archivi di Stato è stata costituita all'indomani dell'Unità d'Italia, per mettere a disposizione liberamente le fonti per la conoscenza delle vicende del passato. Fino a qualche decennio fa ad essi si rivolgevano quasi esclusivamente storici di professione, ma adesso moltissimi sono i semplici cittadini che varcano la soglia degli archivi per recuperare la memoria del proprio passato familiare o quella del quartiere o del paese in cui vivono o di gruppi, associazioni, organizzazioni professionali o di altro genere di cui fanno parte. Gli archivi quindi diventano sempre di più un servizio pubblico cui i cittadini si rivolgono manifestando una crescente volontà di riappropriazione diretta del passato che sentono come vicino e come proprio. Nell'era degli archivi digitali e di internet questo servizio si esercita anche rendendo accessibili gli archivi sul web, soprattutto quando questi destano l'interesse non solo dei ricercatori italiani, ma anche, come nel caso delle fonti genealogiche, di molti residenti all’estero.
D. Possiamo dire che il Portale è importante? e perché lo è?
R. Il Portale è importante per molteplici ragioni. Innanzitutto per la quantità dei documenti digitali pubblicati, che ne fa una delle più cospicue, se non la più rilevante digital library del nostro Paese, ad accesso totalmente libero e gratuito. Alla data attuale (ma tale cifra è destinata a crescere rapidamente) il Portale rende accessibili 71.469.897 immagini relative a poco meno di un milione di registri, per lo più di stato civile, del XIX e XX secolo e talvolta risalenti anche ai secoli precedenti, conservati in 51 archivi di Stato. I registri riportano gli atti di nascita, matrimonio e morte di un numero difficilmente quantificabile di nostri concittadini, ma certamente ascendente a qualche decina di milioni. L'importanza del Portale è soprattutto dimostrata dal numero di quanti lo visitano e lo utilizzano con continuità. Lo scorso anno il Portale è stato visitato da poco meno di seicentomila utenti di tutte le parti del mondo per un totale di circa 1.700.000 visite, le pagine visualizzate sono state più di 130 milioni. Significativa è anche la durata media delle visite che ascende a più di venti minuti. Vuol dire che ci sono utenti che trascorrono ore intere sul Portale alla ricerca dei propri antenati. Sono comunque dati destinati a crescere, considerando che nei primi cinque mesi del 2018 le visite al portale sono aumentate del 35% rispetto allo stesso periodo del 2017.
D. Può dare qualche suggerimento sull’uso del Portale?
R. Il Portale è dedicato in primo luogo alla pubblicazione delle riproduzioni dei registri dello stato civile, ma non contiene solo questo. Esso si articola infatti in varie sezioni che presentano molte informazioni su come e dove condurre ricerche genealogiche nel nostro paese, nonché vari altri materiali sulla storia delle famiglie, non ultima una affascinante galleria di film di famiglia che restituiscono il sapore della vita quotidiana, dei riti privati e degli eventi pubblici di un passato recente, ma che già ci sembra assai distante. Il sito fornisce ai ricercatori strumenti che li orientano nella ricerca genealogica, ne accrescono la conoscenza degli archivi italiani, ma li aiutano anche a collocare nel contesto storico più complessivo la ricchezza documentaria cui il Portale permette di accedere. Il suggerimento quindi è quello di esplorare con attenzione tutte le sezioni del Portale.
D. Ha ricevuto lettere o e-mail interessanti, richieste curiose, legate al Portale?
R. La Redazione del Portale riceve in continuazione mail di utenti o comunque di ricercatori che richiedono qualche informazione o suggerimento oppure domandano come possono contribuire alla crescita del Portale, in particolare all'indicizzazione dei nomi che compaiono negli atti di stato civile e la cui estrazione contribuisce a rendere più spedita ed efficace la ricerca. Di solito queste mail esprimono molti elogi per quanto il Portale mette a disposizione, ma c'è anche chi racconta le proprie esperienze di utente del Portale, esprimendo un grande desiderio di condivisione della propria storia familiare; di recente ha fatto un nostro utente che ci ha spiegato come ha scoperto l'origine del proprio particolare ed inusuale cognome, che affonda le radici nella presenza di soldati spagnoli nell'Italia meridionale del XVI secolo. Nel sito abbiamo così creato una sezione che accoglie le storie di quanti vogliano illustrare le proprie esperienze di ricerca e le vicende della propria famiglia.
D. Quali sono le fonti più affidabili per fare ricerche sull’emigrazione italiana in generale e in modo specifico in Brasile?
R. L'Archivio Centrale dello Stato a Roma conserva un’abbondante documentazione relativa all'emigrazione in vari fondi archivistici di ministeri ed altri organi centrali dello Stato. Tali fonti, tuttavia, consentono di studiare il fenomeno nel suo complesso, ma non contengono atti seriali che consentano la rilevazione sistematica dei dati anagrafici dei singoli emigranti. Fanno eccezione alcune serie di fascicoli nominativi, quali ad esempio il cosiddetto Casellario politico centrale nel quale sono reperibili fascicoli intestati ad emigrati per ragioni politiche dalla fine dell’Ottocento al 1945. Ugualmente a livello periferico, nelle carte di fondi quali quelli delle Questure e delle Prefetture è possibile recuperare molti fascicoli relativi all’emigrazione come le richieste di passaporto e i controlli su quella clandestina. Ad esempio presso l'Archivio di Stato di Napoli si conservano poche liste di imbarco recuperate nel fondo Questura di Napoli, Archivio Generale, I serie, per i soli anni 1883-1887. Si conserva, invece, nella sua interezza la sottoserie dei Passaporti, sempre nella Questura di Napoli, Archivio Generale, rilasciati prevalentemente ai cittadini napoletani, dal 1888 al 1932. La relativa banca dati è consultabile presso la sala inventari dell'Archivio di Stato di Napoli. Tuttavia non sempre l'emigrazione avveniva secondo le regole disposte dalla legge: notizie fondamentali per i discendenti di emigranti possono essere quelle rinvenute nelle Liste di Leva; la grande emigrazione fu, infatti, una delle cause del fenomeno della renitenza alla leva, mentre nei Ruoli o Fogli matricolari è registrato il nulla osta per chi chiedeva il passaporto, a volte, anche con l'indicazione del paese di destinazione. Molto importanti sono le liste di imbarco dei principali porti da cui si partiva durante le fasi di più intensa emigrazione e cioé, Palermo, Napoli e Genova. Purtroppo non sempre è stata conservata la documentazione relativa ai Commissariati che verificavano concretamente il movimento degli emigranti verso altri continenti. Materiali di questo genere possono essere anche reperiti in rete, come la banca dati delle Liste di emigranti tratte dai Registri del fondo Magistrato di sanità per il periodo 1833-1856 realizzata dall'Archivio di Stato di Genova e interrogabile sul sito del Centro Internazionale Studi Emigrazione Italiana (http://www.ciseionline.it/2012/index.as).
D. E le migliori fonti per la ricerca genealogica?
R. Per i tempi più vicini a noi, oltre i registri di stato civile relativi a nascite, matrimoni e morti, le fonti che consentono più efficacemente di ricostruire il proprio albero genealogico sono indubbiamente le fonti militari, e cioè i fogli matricolari dei coscritti e le liste di leva che si trovano anch'esse conservate in genere presso gli archivi di Stato. Queste ultime fonti, organizzate per classi di leva, riportano le informazioni basilari per avviare una ricerca genealogica su antenati maschi, quali, oltre al nome e cognome, la data e il luogo di nascita e i nomi dei genitori, a partire dai quali possono dipanarsi ricerche in altre fonti, quali ad esempio lo stesso stato civile. Nei tempi più lontani, anteriori cioè all'Unità d'Italia o, in alcune aree del paese, all'epoca napoleonica (inizio sec. XIX), registrazioni non dissimili a quelle dello stato civile venivano tenute dai parroci, ma riferite ai sacramenti impartiti. Utilizzando queste fonti e andando a ritroso teoricamente è possibile risalire, nella ricostruzione del proprio albero genealogico, fino alla seconda metà del secolo XVI. I problemi che queste fonti pongono sono di due ordini. Da un lato per poter individuare quelle che soddisfano le proprie esigenze di ricerca, occorre conoscere, se non esattamente la parrocchia, almeno il luogo in cui gli antenati vivevano. Dall'altro, si tratta spesso di fonti disperse, spesso ancora conservate nelle singole parrocchie sparse sul territorio e solo in alcune diocesi concentrate nell'archivio diocesano. Recapiti ed altre informazioni sulle 25.000 parrocchie italiane sono reperibili sul sito della Conferenza episcopale italiana mentre informazioni e descrizioni degli archivi storici parrocchiali possono essere consultate su BeWeB - Beni Ecclesiastici in web sviluppato a cura dell'Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l'edilizia di culto della Conferenza episcopale italiana e nel Sistema informativo unificato delle soprintendenze archivistiche.
D. Quali sono i migliori metodi di ricerca?
R. Valgono per la ricerca genealogia, le raccomandazioni che possono farsi per la ricerca d'archivio in generale, che è una ricerca molto spesso indiziaria, che muove le mosse dalle informazioni che abbiamo a disposizione e dalle ipotesi che esse ci consentono di fare. Innanzi tutto, prima di cominciare, bisogna raccogliere tutti i dati che possediamo e farsi un'idea generale di quali sono i fondi nei quali possono essere ricavate le informazioni di cui siamo alla ricerca, attraverso un'attenta lettura delle presentazioni dei fondi e di altri strumenti di orientamento che sono presenti nei siti degli archivi di stato e di altre istituzioni archivistiche. Infatti se è vero che le principali fonti per la ricerca genealogica sono quelle di cui si è anche discorso in questa intervista (stati civili, liste di leva, archivi parrocchiali), è pur vero che ne possono esistere molte altre che contengono informazioni su singole persone. Tali fonti sono in genere organizzate sulla base dell'organismo che ha prodotto l'archivio e di ciò bisogna essere consapevoli quando si fa ricerca. Ad esempio se so che un mio antenato ha lavorato per una determinata impresa, potrebbe esistere nell'archivio di quell'impresa un fascicolo che lo riguarda, oppure informazioni su di lui potrebbero essere riportate nei libri matricola dei dipendenti. Dovrò quindi cercare di sapere se l'archivio di quella determinata impresa è stato conservato e dove si trova. Per quanto concerne il nostro paese esistono banche dati archivistiche quali quella già menzionata del Sistema informativo unificato delle soprintendenze archivistiche oppure quella del Sistema archivistico nazionale che possono rivelarsi molto utili per sapere se esiste e dove è eventualmente conservato l'archivio di un determinato ente, oppure di una istituzione pubblica, di una famiglia o di una persona. In linea generale, se si vogliono condurre ricerche di una certa ampiezza, non sarà sufficiente consultare una sola fonte o un solo archivio, ma occorrerà rivolgersi a più fondi archivistici conservati spesso in varie istituzioni.
D. Ha qualcosa da aggiungere od un suggerimento per i nostri lettori?
R. La ricerca archivistica è spesso complessa e non sempre dà frutti immediati. Ma questo non ci deve scoraggiare poiché il contatto con le fonti del passato è sempre affascinante e coinvolgente e spesso consente di assaporare l'atmosfera di determinate epoche e di coglierne squarci che vanno al di là delle ragioni e degli obbiettivi da cui prendiamo le mosse. Per sfruttare pienamente queste potenzialità della ricerca archivistica, consiglierei ai lettori interessanti a ricostruire le proprie origini e a inseguire le tracce dei propri ascendenti di non limitarsi ad elaborare semplici alberi genealogici con date di nascita, di matrimonio e di morte, ma di impegnarsi a delineare più complessive storie delle famiglie e delle persone nelle quali ci si imbatte. Le fonti a disposizione spesso ci danno la possibilità di conoscere i percorsi e le scelte compiute da coloro che ci hanno preceduto di fronte ai problemi e alle vicissitudini che ogni vita incontra e di fronte anche alle alternative, talvolta drammatiche, che le vicende storiche degli ultimi due secoli hanno posto ai singoli individui che li hanno vissuti. Ciò potrà aiutarci forse anche a capire meglio noi stessi e certamente il mondo che ci circonda”. (aise)