IN FAVORE DELLA RATIFICA DELL'ACCORDO UE-CANADA (CETA) – di Raffaele Fantetti

ROMA\ aise\ - L’accordo economico e commerciale globale (Comprehensive Economic and Trade Agreement-CETA) tra Ue e Canada, i cui negoziati erano stati avviati nel maggio del 2009, è stato firmato il 30 ottobre 2016, in occasione del 16º vertice UE-Canada. Ottenuto il consenso del Parlamento europeo nel febbraio 2017 e completata la ratifica da parte del Parlamento canadese, il CETA è entrato in vigore, in via provvisoria, il 21 settembre 2017, per le materie che rientrano nella competenza UE.
L’applicazione in via definitiva avverrà, invece, dopo la ratifica da parte dei Parlamenti nazionali dei Paesi UE e consentirà l’attuazione anche delle disposizioni che ricadono sotto le competenze degli Stati membri (protezione degli investimenti, accesso al mercato per gli investimenti di portafoglio – ma non per gli IDE, già possibile con l’applicazione provvisoria - risoluzione delle controversie in materia di investimenti con il sistema delle corti, camcording - nel quadro della tutela dei diritti di proprietà intellettuale - procedure, riesami e ricorsi amministrativi a livello di Stati Membri, misure fiscali).
A partire dal 1° gennaio 2018, per poter beneficiare del trattamento preferenziale previsto dall’Accordo per beni di valore superiore a 6.000 euro, gli esportatori UE dovranno essere registrati nella banca dati REX, la nuova modalità di certificazione dell’origine introdotta dall’Unione.
Per quanto attiene il procedimento di ratifica dell’Accordo da parte del nostro Parlamento, il disegno di legge è ancora all’esame del Senato, che ne ha rimandato la discussione ad una prossima data.
Il CETA è il primo accordo commerciale raggiunto dall’UE con un partner G7, un Paese con cui abbiamo ampie similitudini dal punto di vista culturale, sociale ed economico.
Al momento, rappresenta il modello più avanzato di accordo commerciale negoziato dall'UE e comprende disposizioni vincolanti sul mantenimento di elevati standard ambientali e sociali, la più ampia liberalizzazione di linee tariffarie nella storia dei negoziati commerciali dell’UE, oltre alla liberalizzazione di importanti settori dell’economia tra cui i servizi, gli investimenti e gli appalti pubblici, nonché l’abbattimento delle barriere non tariffarie e la tutela della proprietà intellettuale.
Il vantaggio più immediato per imprese e consumatori sarà l’abbattimento dei dazi: nel complesso sarà liberalizzato il 98,6% delle linee tariffarie canadesi e il 98,7% di quelle europee (98,2% e 97,7%, rispettivamente, all’entrata in vigore) mentre per lo 0,5% dei prodotti canadesi e l’1% di quelli UE sono previsti periodi transitori dai 3 ai 5 ai 7 anni.
Per i beni industriali, la liberalizzazione delle tariffe a regime sarà pari al 100%, di cui il 99,6% (Canada) e il 99,4% (UE) all'entrata in vigore.
I pochi prodotti non liberalizzati all’entrata in vigore (es. alcune linee del settore automotive) lo saranno in 3, 5 e 7 anni. Per gli esportatori UE questo dovrebbe tradursi, a regime, in un risparmio medio in dazi di 470 milioni di euro.
Per i prodotti agricoli e agroalimentari, verranno liberalizzate il 91,7% delle linee tariffarie canadesi (di cui il 90% all'entrata in vigore) e il 93,8% (92,2% all’entrata in vigore) delle linee UE, con staging fino a 7 anni.
Sebbene il livello di protezione tariffaria medio del Canada fosse già relativamente basso, persistevano tuttavia numerosi “picchi” tariffari in settori strategici per il Made in Italy, quali macchinari industriali (1 miliardo di export e dazi fino al 9,5%), mobili (anche qui il 9,5% e 128 milioni di export), calzature (dazi al 20%), prodotti in pelle (50 milioni di export, dazi fino a 13%) e, per il settore agroalimentare, vino (300 milioni di export e dazi fino ai 7 centesimi al litro), pasta (fino all’8,5%), cioccolata (fino al 6%), pomodori (fino all’11,5%), acque minerali (esportazioni 39 milioni di euro, dazi 11%).
Equilibrato anche il risultato per quanto riguarda l’accesso al mercato agroalimentare per i prodotti sensibili, per i quali è prevista l’applicazione di contingenti tariffari (TRQs) (manzo, maiale e mais per l’UE e prodotti lattiero-caseari per il Canada) o l’esclusione dalla liberalizzazione (pollo, tacchino, uova).
A compensazione di tali quote, l’UE ha ottenuto dal Canada l’apertura di un nuovo contingente di formaggi pari a 17.700 tonnellate, di cui 16.000 destinate a formaggi di qualità e 1700 t a formaggi industriali. In totale, grazie anche ad un incremento della quota OMC, potranno essere esportati in Canada 18.500 tonnellate (+130% rispetto alla quota attuale). Al riguardo, va rimarcato che l’Italia è il maggior esportatore UE di formaggi, con un fatturato di export pari a 40 milioni di euro (attualmente al di fuori della quota OMC il dazio è proibitivo: 227%). (Con riferimento ai criteri di assegnazione delle quote da parte canadese, i competenti uffici del MISE hanno recentemente ricevuto alcune lamentele dall’Associazione industrie lattiero-casearie (Assolatte) in quanto i loro tradizionali importatori non sarebbero riusciti ad ottenere alcuna licenza aggiuntiva rispetto a quelle di cui beneficiavano in precedenza. È stato suggerito loro di rivolgersi ad importatori più piccoli, in quanto l’Accordo è strutturato per favorire anche i piccoli operatori, che potrebbero rappresentare un nuovo canale di distribuzione).
Per il grano tenero (bassa e media qualità) il contingente esistente a livello OMC a favore del Canada verrà portato a 100.000 tonnellate a dazio zero; in compenso, l’UE otterrà l’eliminazione dei dazi sulle attuali quote OMC di prodotti lattiero caseari, uova e pollame.
Ci sarà quindi reciprocità tra le quote dei prodotti in Canada e quelle in Europa ed entrambe saranno gestite con un sistema di licenze.
Anche per quanto riguarda i prodotti della pesca il CETA prevede l’eliminazione del 100% dei dazi in periodi transitori di 3, 5 o 7 anni.
Va evidenziato, inoltre, come tutte le importazioni dal Canada dovranno conformarsi agli standard UE in materia di sicurezza alimentare, compresa la legislazione sugli OGM, la normativa sull’impiego di ormoni e antibiotici nella produzione alimentare e il principio di precauzione.
Con riferimento a vini e spiriti, che rappresentano la principale voce di esportazione agricola dell’UE verso il Canada, l’eliminazione tariffaria verrà accompagnata dalla rimozione di numerose barriere, tra cui quelle non tariffarie. È stata anche prevista l’inclusione nel CETA dell’Accordo sui vini e sulle bevande spiritose
Il CETA produrrà benefici considerevoli per il nostro accesso al mercato anche attraverso una armonizzazione delle procedure doganali, riducendo i costi burocratici, soprattutto per le PMI.
Oltre alla riduzione degli ostacoli amministrativi, il CETA avrà effetti significativi sulle barriere non tariffarie, favorendo l’armonizzazione, dove possibile, od il mutuo riconoscimento, di norme e standard tecnici, abbattendo i costi per le certificazioni, la marcatura o l’etichettatura dei prodotti, oggi particolarmente onerosi per le imprese di piccola e media dimensione.
Il CETA presenta importanti opportunità anche nel campo degli appalti pubblici, dove l’UE ha ottenuto un grado di apertura inedito, soprattutto per gli appalti a livello sub-federale, in settori come il trasporto ferroviario, l’energia o le utilities. Di notevole interesse per le nostre imprese potrebbe inoltre essere il Programma di sviluppo infrastrutturale, di recente approvato dal Parlamento canadese, del valore di circa 60 miliardi di dollari per spese da effettuarsi nei prossimi 10 anni.
Anche in materia di proprietà Intellettuale, l’UE ha ottenuto dal Canada, paese tradizionalmente estraneo a questo tipo di sistema, il riconoscimento delle IIGG europee. L’accordo, infatti, riconosce e tutela 145 IIGG, di cui 41 italiane. Alcuni dei nostri prodotti nel comparto dei salumi (prosciutti “Parma”, “San Daniele” e “Toscano”) avranno un regime di coesistenza con marchi canadesi registrati in precedenza, cosi come il Parmigiano Reggiano verrà tutelato e coesisterà con la dicitura generica “Parmesan”, mentre per altri formaggi IIGG (Asiago, Fontina e Gorgonzola) è stata individuata una soluzione ad hoc che prevede, accanto al riconoscimento e alla la coesistenza con marchi già presenti (ma con divieto di registrazione di nuovi marchi a partire dall’ottobre 2013), il divieto di “evocazione” e l’obbligo di differenziazione attraverso diciture volte ad evitare pratiche di Italian sounding.
Per quanto riguarda il Capitolo Servizi e investimenti, il CETA è di gran lunga l'accordo di più ampia portata mai concluso dall'UE, in quanto prevede la liberalizzazione di un ampio numero di settori, compresi i servizi finanziari, i servizi marittimi, le telecomunicazioni, l’e-commerce e i servizi postali. L'accesso al mercato è assicurato a livello federale e - per la prima volta - anche a livello provinciale. Le imprese usufruiranno altresì di una adeguata protezione per i loro investimenti, in quanto nel CETA viene incluso per la prima volta il nuovo meccanismo di risoluzione delle controversie RID-ICS (Resolution Investment Dispute - International Court System) che introduce innovazioni importanti, quali l’istituzione di un tribunale di primo e grado e di uno di appello, mantenendo al contempo il pieno diritto dei governi di legiferare e di perseguire obiettivi di interesse pubblico, come la protezione della salute, della sicurezza o dell'ambiente.
In conclusione, il CETA costituisce per l’UE uno strumento per promuovere relazioni più approfondite con il Canada e per accrescere il coinvolgimento politico ed economico dell’Unione nell’ambito delle relazioni transatlantiche.
Si stima, infine, che il CETA potrà determinare una crescita dell'interscambio UE-Canada di beni e servizi di circa il 23%, equivalente a circa 26 miliardi di euro, e la creazione di posti di lavoro attraverso l’aumento di scambi commerciali ed investimenti (ogni miliardo di euro in esportazioni provenienti dall'UE supporta in media 14.000 posti di lavoro, i quali tendono a essere meglio remunerati rispetto a quelli che non dipendono dalle esportazioni). (raffaele fantetti*\aise)
* senatore Fi eletto in Europa