LA LITURGIA DELLA PAROLA È DIALOGO TRA DIO E IL SUO POPOLO
foto Osservatore Romano
ROMA\ aise\ - Parte “costitutiva” della Messa è la Liturgia della Parola. Ad essa Papa Francesco ha dedicato la sua meditazione in udienza generale, proseguendo il ciclo di catechesi dedicato appunto alla Santa Messa con una riflessione sul tema “Liturgia della Parola: Dialogo tra Dio e il suo popolo”.
Porre ascolto alle letture e al Vangelo senza distrazioni: questo il primo monito del Santo Padre: “se tu fai delle chiacchiere con la gente, non ascolti la Parola di Dio. Quando si legge la Parola di Dio nella Bibbia – la prima Lettura, la seconda, il Salmo responsoriale e il Vangelo – dobbiamo ascoltare, aprire il cuore, perché è Dio stesso che ci parla e non pensare ad altre cose o parlare di altre cose”.
Le pagine della Bibbia, ha aggiunto, “cessano di essere uno scritto per diventare parola viva, pronunciata da Dio. È Dio che, tramite la persona che legge, ci parla e interpella noi che ascoltiamo con fede. Lo Spirito “che ha parlato per mezzo dei profeti” (Credo) e ha ispirato gli autori sacri, fa sì che “la parola di Dio operi davvero nei cuori ciò che fa risuonare negli orecchi”. Ma per ascoltare la Parola di Dio – ha sottolineato Francesco – bisogna avere anche il cuore aperto per ricevere le parole nel cuore. Dio parla e noi gli porgiamo ascolto, per poi mettere in pratica quanto abbiamo ascoltato. È molto importante ascoltare. Alcune volte forse non capiamo bene perché ci sono alcune letture un po’ difficili. Ma Dio ci parla lo stesso in un altro modo. Bisogna stare in silenzio e ascoltare la Parola di Dio. Non dimenticatevi di questo. Alla Messa, quando incominciano le letture, ascoltiamo la Parola di Dio”.
“Abbiamo bisogno di ascoltarlo!”, ha ribadito il Papa. “È infatti una questione di vita, come ben ricorda l’incisiva espressione che “non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. La vita che ci dà la Parola di Dio. In questo senso, parliamo della Liturgia della Parola come della “mensa” che il Signore imbandisce per alimentare la nostra vita spirituale. È una mensa abbondante quella della liturgia, che attinge largamente ai tesori della Bibbia, sia dell’Antico che del Nuovo Testamento, perché in essi è annunciato dalla Chiesa l’unico e identico mistero di Cristo. Pensiamo alla ricchezza delle letture bibliche offerte dai tre cicli domenicali che, alla luce dei Vangeli Sinottici, ci accompagnano nel corso dell’anno liturgico: una grande ricchezza. Desidero qui ricordare anche l’importanza del Salmo responsoriale, la cui funzione è di favorire la meditazione di quanto ascoltato nella lettura che lo precede. È bene che il Salmo sia valorizzato con il canto, almeno nel ritornello”.
“La proclamazione liturgica delle medesime letture, con i canti desunti dalla Sacra Scrittura, - ha sottolineato ancora il Papa – esprime e favorisce la comunione ecclesiale, accompagnando il cammino di tutti e di ciascuno. Si capisce pertanto perché alcune scelte soggettive, come l’omissione di letture o la loro sostituzione con testi non biblici, siano proibite. Ho sentito che qualcuno, se c’è una notizia, legge il giornale, perché è la notizia del giorno. No! La Parola di Dio è la Parola di Dio! Il giornale lo possiamo leggere dopo. Ma lì si legge la Parola di Dio. È il Signore che ci parla. Sostituire quella Parola con altre cose impoverisce e compromette il dialogo tra Dio e il suo popolo in preghiera. Al contrario, si richiede la dignità dell’ambone e l’uso del Lezionario, la disponibilità di buoni lettori e salmisti. Ma bisogna cercare dei buoni lettori! Quelli che sappiano leggere, non quelli che leggono storpiando le parole e non si capisce nulla. È così. Buoni lettori. Si devono preparare e fare la prova prima della Messa per leggere bene. E questo crea un clima di silenzio ricettivo”.
La parola del Signore “è un aiuto indispensabile per non smarrirci, come ben riconosce il Salmista che, rivolto al Signore, confessa: “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”. Come potremmo affrontare il nostro pellegrinaggio terreno, con le sue fatiche e le sue prove, senza essere regolarmente nutriti e illuminati dalla Parola di Dio che risuona nella liturgia? Certo – ha sottolineato con forza il Papa – non basta udire con gli orecchi, senza accogliere nel cuore il seme della divina Parola, permettendole di portare frutto. Ricordiamoci della parabola del seminatore e dei diversi risultati a seconda dei diversi tipi di terreno. L’azione dello Spirito, che rende efficace la risposta, ha bisogno di cuori che si lascino lavorare e coltivare, in modo che quanto ascoltato a Messa passi nella vita quotidiana, secondo l’ammonimento dell’apostolo Giacomo: “Siate di quelli che mettono in pratica la Parola e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi”. La Parola di Dio fa un cammino dentro di noi. La ascoltiamo con le orecchie e passa al cuore; non rimane nelle orecchie, deve andare al cuore; e dal cuore passa alle mani, alle opere buone. Questo – ha concluso – è il percorso che fa la Parola di Dio: dalle orecchie al cuore e alle mani. Impariamo queste cose”. (aise)