L’ALLARME DELL’UNICEF: A TRIPOLI MEZZO MILIONE DI BAMBINI A RISCHIO

ROMA\ aise\ - “Siamo sconvolti e rattristati dalle notizie secondo cui un’intera famiglia, fra cui due bambini, è stata uccisa a Tripoli ieri a causa della caduta di un missile sulla loro casa. Quanto accaduto porta a 8 il numero totale di bambini uccisi dall’inizio delle violenze, il 27 agosto, nella città di Tripoli. Molti altri bambini stanno affrontando molteplici e gravi violazioni dei diritti dei minorenni”. Comincia così la dichiarazione di Geert Cappelaere, direttore regionale dell’UNICEF per il Medio Oriente e il Nord Africa.
“Secondo le notizie”, prosegue Cappelaere, “un numero maggiore di bambini è stato reclutato per combattere, esponendoli a un pericolo immediato. A causa di ciò, almeno un bambino è stato ucciso.
Oltre 1.200 famiglie sono state sfollate solo nelle 48 ore passate a causa dell’intensificarsi degli scontri nella parte meridionale di Tripoli, portando il numero totale di sfollati a oltre 25.000. Secondo le stime dell’UNICEF, la metà sono bambini”.
“La mancanza di cibo, acqua ed energia elettrica è fra le sfide quotidiane che i bambini e le famiglie affrontano. Nel paese è in corso un’epidemia di morbillo, con oltre 500 casi segnalati – la maggior parte dei quali bambini. Una sempre maggiore mancanza di servizi sanitari pienamente operativi porterà soltanto a ulteriori casi di morbillo.
Ancora altre scuole vengono utilizzate per offrire un riparo alle famiglie sfollate, e questo probabilmente ritarderà l’inizio dell’anno scolastico, previsto per il 3 ottobre”.
“Per i bambini migranti in transito attraverso la Libia”, conclude il direttore regionale UNICEF, “questa violenza sta aumentando le loro già profonde sofferenze. Centinaia di rifugiati e migranti detenuti, fra cui bambini, sono stati costretti a trasferirsi a causa delle violenze. Altri sono bloccati nei centri in condizioni disperate. L’UNICEF sta lavorando per fornire aiuti d’emergenza a questi bambini e continua a chiedere il loro rilascio. L’UNICEF chiede a tutte le parti in conflitto in Libia di proteggere i bambini, sempre. La soluzione ai recenti scontri e alla crisi in Libia non si ottiene attraverso la violenza, ma attraverso la diplomazia e gli accordi politici, tenendo al centro l’interesse dei bambini”. (aise)