NOSTRI PROBLEMI – di Silvia Finzi

TUNISI\ aise\ - “L’Italia si prepara alle elezioni politiche mentre la Tunisia che dovrebbe egualmente prepararsi alle elezioni municipali è scossa da proteste sociali a seguito dell’adozione della legge finanziaria. Occorre precisare che, al di là dei posizionamenti ideologici, le condizioni di vita della popolazione tunisina sono nettamente peggiorate negli ultimi anni: la caduta vertiginosa del dinaro sul mercato di cambio, l’aumento dei prezzi dei beni di consumo, la disoccupazione dei giovani ed il gap tra regioni del paese ha generato una protesta endemica che in questi ultimi giorni è scoppiata in maniera violenta”. Inizia così l’editoriale con cui Silvia Finzi apre il nuovo numero del “Corriere di Tunisi”.
“Se atti vandalistici sono compiuti specie di notte creando una notevole confusione nell’interpretazione di questi movimenti non ci sembra comunque serio ridurre la portata della protesta a soli atti di criminalità organizzata come alcuni affermano.
Ma è chiaro anche che, se assistiamo ad una messa in scena pre-rivoluzionaria che si manifesta con proteste che scoppiano in contemporanea in tutti i quartieri disagiati ed in tutte le regioni col più basso tasso di occupazione, non si può neanche parlare di un movimento spontaneo ma coordinato e simbolicamente legato alla data dello scoppio della rivoluzione del 14 gennaio 2011.
Ma chi sta dietro o chi coordina queste rivolte? Possiamo separare legittima protesta sociale dalle violenze notturne alle quali siamo quotidianamente confrontati?
Il sindacato UGTT (Unione Generale Tunisina del Lavoro) si dissocia dagli atti di violenza notturni benchè sostenga i movimenti di protesta pacifici contro il rincaro della vita, l’aumento della povertà e della disoccupazione. Noureddine Tabboubi, segretario generale dell’UGTT ha, in effetti, condannato in un comunicato pubblico “qualsiasi forma di protesta notturna che degeneri in atti di violenza e di vandalismo che minaccino beni pubblici e privati”.
Le accuse ai fomentatori di disordini notturni sono varie, molteplici e contradditorie: c’è chi accusa i boss della malavita e del commercio parallelo di finanziare la rivolta, c’è chi accusa gli estremisti islamici di essere implicati nelle violenze, ci sono le gravi accuse del capo di governo Chahed al Fronte Popolare considerato responsabile di incoraggiare i disordini notturni. Ricordiamo che il Fronte popolare è una coalizione di partiti composta dall’estrema sinistra, dai nazionalisti arabi e dagli ecologisti che hanno ad oggi 15 deputati in Parlamento. Il Fronte popolare è stato privato inoltre di due dei suoi leaders con i successivi assassini di Chokri Belaïd e di Mohamed Brahmi.
Il portavoce del Ministero dell’Interno Khelifa Chibani ha inoltre dichiarato che “a Tunisi ed in altre regioni, l’implicazione d’estremisti islamici e di individui provenienti dagli ambienti del banditismo sono stati dimostrati”.
Difficile quindi interpretare la situazione in questo groviglio di accusazioni che implicano fonti così contrastanti e contradditorie. Ricordiamo che la legge finanziaria 2018 è stata approvata in Parlamento in dicembre 2017 con alcuni correttivi ed aggiunte con 134 voti a favore, 21 voti contrari et 12 astensioni.
Sta di fatto che la Tunisia ritorna ad essere instabile e rischia di subire pesantemente ancora una volta le conseguenze della sua estrema fragilità politica in un momento in cui si poteva timidamente sperare in alcuni segni di ripresa. L’assenza poi di un reale dibattito politico ed un rimando della situazione odierna ad una questione esclusivamente securitaria ci fa temere che, in assenza di una élite politica capace di raccogliere consensi ed acquisire credibilità presso la popolazione, la confusione tra protesta e rivolta e tra violenza e rivendicazione diventi sempre più labile a scapito senz’altro di tutti!
Un inizio d’anno tumultuoso ed inquietante se la politica non sarà in grado di prendere il sopravvento sui fuochi sociali che si accendono su tutto il territorio del paese mostrando in primo luogo alla popolazione un senso acuito di responsabilità e maggiore impegno sociale del governo a favore della popolazione che sempre di più vede abbassarsi il suo potere d’acquisto.
In Italia le elezioni si avvicinano e nuovi partiti, nuove scissioni, nuove coalizioni si affacciano al già vasto panorama politico lasciandoci ogni giorno sempre più perplessi. A fine gennaio le liste saranno presentate e sapremo anche noi della circoscrizione Africa, Asia, Oceania ed Antartide (AAOA) quali partiti si presenteranno. Speriamo di aver modo di confrontarci prossimamente in Tunisia con i nostri futuri candidati per un voto consapevole che rappresenti effettivamente gli italiani all’estero ma anche che coinvolga gli elettori!
Buon anno sperando che la Tunisia paese che amiamo tutti alcuni perchè ci sono nati, altri perchè l’hanno scelto riesca a superare senza troppi danni questo suo inizio tumultuoso!”. (aise)