PERMANENT RESIDENCE E SETTLED STATUS: TUTTI I CHIARIMENTI DEL GOVERNO UK – di Gabriella Bettiga

LONDRA\ aise\ - “La Brexit-date si avvicina e il sito del governo Gov.uk continua a proclamare che non ci saranno cambiamenti per i cittadini europei fintanto che il Regno Unito resterà nell’Unione Europea. Ma ormai nessuno si sente più rassicurato da questo messaggio. Il fatto che nulla cambi prima del 29 marzo 2019 è scontato, ma quel che preoccupa è che non ci sono ancora certezze su cosa accadrà dopo”. Così scrive Gabriella Bettiga, avvocato esperto in materie di immigrazione presso lo Studio Legale Sliglaw LLP, su “londraitalia.com”, quotidiano online diretto da Francesco Ragni.
“Intanto il 28 febbraio il governo ha pubblicato un aggiornamento sui diritti dei cittadini europei in UK ed ecco il chiarimento più rilevante: chi avrà completato 5 anni di residenza legale entro il 29 marzo 2019, dovrà fare domanda per il settled status, che sostituirà la permanent residence. Il costo della domanda di settled status sarà superiore a quello attuale, ma è finalmente stato confermato che chi ha già ottenuto la permanent residence non dovrà pagare nulla e non dovrà nuovamente dimostrare di aver vissuto nel Regno Unito per cinque anni.
In questo caso, si richiederà soltanto la visione di un documento di identità, una dichiarazione che non si hanno condanne penali, e prova che si continua a risiedere in Gran Bretagna. Quest’ultimo requisito sembra rappresentare un cambiamento rispetto alle condizioni attuali, in quanto ora è possible fare domanda di permanent residence anche se si è lasciato il paese, purché non si sia stati via per più di due anni.
Chi non ha ancora fatto domanda di permanent residence, dopo Brexit dovrà fare direttamente domanda di settled status. Ci saranno due anni di tempo per presentare la domanda, che andrà fatta obbligatoriamente. Tutti i cittadini europei che non hanno ancora acquisito la cittadinanza britannica, saranno soggetti al nuovo regime, e si prevede un enorme influsso di domande a partire da marzo 2019.
Il governo ha specificato che non sarà necessario inviare una lista di tutti i viaggi fatti nei cinque anni di residenza in UK, ma ricordiamo che la lista delle assenze è necessaria per la domanda di cittadinanza, quindi chi dopo aver ottenuto il settled status, ha intenzione di naturalizzarsi, dovrà comunque sforzarsi di ricordare i propri spostamenti.
Molti hanno deciso di non fare domanda di permanent residence perché confusi dal fatto di dover provare di aver avuto una assicurazione medica, in caso abbiano vissuto nel Regno Unito come studenti o persone economicamente autosufficienti. Il governo ha spiegato che per il settled status non sarà più necessario provare di aver avuto questa assicurazione, che però sarà comunque richiesta “in alcune circostanze” per accedere al sistema sanitario britannico. Quali siano tali “circostanze” non è affatto chiaro.
Chi arriverà nel Regno Unito dopo il 29 marzo 2019, ma prima della fine del periodo di transizione che durerà circa due anni, potrà ancora beneficiare di alcuni diritti ora garantiti dai trattati dell’Unione. Ma ancora una volta, non è affatto chiaro quali diritti resteranno invariati.
Sarà poi necessario registrarsi presso le autorità britanniche se si intende rimanere nel Regno Unito per più di tre mesi. Non ci sono informazioni riguardanti né il processo di registrazione, né le conseguenze di una mancata registrazione.
L’ultima parte della pagina Gov.uk dedicata alle novità Brexit, riserva alcune righe a datori di lavoro e lavoratori dell’Unione. Dopo la solita rassicurazione che non è necessario fare nulla “per ora”, viene detto che il governo sta lavorando con “le imprese ed altri” (chi siano questi “altri” non è dato saperlo) per capire l’impatto dei cambiamenti sulle imprese.
Viene da chiedersi come mai questa analisi non sia stata fatta ben prima di un Brexit-referendum, e come mai, in vista dell’ormai prossima uscita dall’Unione, ancora non si sappia come tutelare le centinaia di migliaia di lavoratori europei impiegati da società britanniche”. (aise)