POLITICHE 2018/ LE PROPOSTE DELLA CGIL PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO E LA NUOVA EMIGRAZIONE

ROMA\ aise\ - In vista delle elezioni del 4 marzo, la CGIL Nazionale pubblica un documento rivolto agli italiani all’estero, condiviso dalla FIEI (Federazione Italiana Emigrazione Immigrazione).
Come specificato nel documento, la presenza delle nostre collettività all’estero è cresciuta nel corso dell’ultimo decennio, da 3,6 a oltre 5 milioni di persone. In particolare, la cosiddetta “nuova emigrazione”, si è sviluppata negli ultimi tre anni avvicinandosi ai 300mila espatri l’anno. Non si tratta più solo di emigrazione giovanile con livelli medio-alti di scolarizzazione, ma anche di famiglie con i figli al seguito.
Si è dunque reso necessario aprire un nuovo fronte di attenzione e di intervento che riguarda i diritti e le tutele dei nuovi migranti e delle loro famiglie e, parallelamente, la necessità di riproporre la riflessione sui movimenti emigratori in uscita dal nostro paese, come grande questione nazionale, accanto ai fenomeni immigratori, per il loro impatto che hanno nel presente e a medio-lungo termine per le sorti del paese.
Tra le proposte avanzate dal sindacato, al primo posto una nuova conferenza mondiale sull’emigrazione durante la prossima legislatura, poi un rafforzamento della rete consolare e della rappresentanza italiana, passando anche per un potenziamento di risorse per l’insegnamento della lingua italiana. Questo in estrema sintesi.
Di seguito, proponiamo il testo integrale del documento:
“Per le elezioni politiche italiane del 4 marzo 2018, la CGIL propone ai candidati nella Circoscrizione Estero alcune proposte programmatiche che auspichiamo vengano sottoscritte e realizzate.
* svolgimento di una nuova conferenza mondiale dell’emigrazione italiana durante la prossima legislatura. A 18 anni da quella del 2000, appare indispensabile predisporre e approfondire una analisi complessiva della situazione in atto e riformulare un approccio organico alle politiche emigratorie saldando insieme diritti e aspettative della vecchia e della nuova emigrazione;
* adeguare le risorse a disposizione della migrazione: a fronte di un aumento della consistenza delle collettività emigrate di oltre il 50% e dei tassi di sviluppo della nuova emigrazione, le risorse messe a disposizione sono state, quantitativamente e qualitativamente, del tutto inadeguate. Il parziale recupero di risorse dell’ultimo scorcio di legislatura ha stabilizzano la spesa pubblica a livelli minimi con una riduzione che rimane di circa il 70% rispetto a dieci anni or sono;
* rafforzamento della rete consolare e della rappresentanza italiana: i tagli di bilancio hanno inciso gravemente sulla condizione della rete consolare, sull’assistenza diretta ed indiretta, sul funzionamento di Comites e Cgie, sull’informazione, sulla tenuta del tessuto associativo. La questione della tutela e dell’orientamento alla nuova emigrazione non ha visto ad oggi alcun significativo investimento. Restano ampiamente sottovalutate le opportunità di valorizzazione del ruolo delle nostre collettività in riferimento all’internazionalizzazione del sistema paese (formazione professionale, promozione turistica, culturale e imprenditoriale, cooperazione tra l’Italia e i paesi di accoglimento);
* formalizzare il rapporto tra Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Patronati e associazionismo: proprio per l’aumento dell’entità e per le mutate caratteristiche della migrazione italiana, c’è oggi bisogno di uno sforzo congiunto e sinergico delle presenze organizzate all’estero, in particolare sulla questione della nuova emigrazione. E’ necessario che gli impegni presi vengano rapidamente tradotti in concreti programmi definiti con la partecipazione attiva delle rappresentanze sociali degli italiani all’estero. Ciò può costituire una premessa importante per progettare una nuova politica dell’emigrazione che impegni lo Stato sia a livello centrale che regionale e che coinvolga anche la dimensione europea; i flussi di nuova emigrazione sono infatti determinati dalla mancanza di lavoro causata da scelte di politica economica sbagliate assunte sia a livello nazionale che comunitario;
* centri di informazione, orientamento e assistenza per la “nuova emigrazione”: per favorire percorsi di piena integrazione dei nuovi emigrati nei vari Paesi di destinazione e, al tempo stesso, tutelarne i diritti anche nelle fasi di mobilità tra un Paese e l’altro, è urgente l’attuazione di un programma integrato di accompagnamento, orientamento e assistenza della nuova emigrazione, condiviso e partecipato da Associazioni e Patronati, che si avvalga del diffuso tessuto di strutture sociali presenti all’estero, dei Comites e della rete dei Consolati;
* lingua, cultura e formazione: l’insegnamento della lingua italiana costituisce un diritto dei nostri giovani all’estero e, insieme, un’occasione importante di valorizzazione della cultura italiana nel mondo. E’ quindi indispensabile potenziarne le risorse, garantire la tenuta della rete degli enti gestori e una governance pubblica in grado di programmarne lo sviluppo e la qualità. Altrettanto importante e qualificante per la ricostruzione di una politica organica per l’emigrazione è la riattivazione del programma di formazione professionale del Ministero del Lavoro destinato agli italiani residenti in paesi extraeuropei, che costituisce elemento di importante valorizzazione delle competenze interculturali delle nuove generazioni dell’emigrazione nei processi di cooperazione economica e culturale tra Italia e paesi extraeuropei e per il potenziamento del sistema paese.
* associazionismo: la realtà associativa va tutelata e sostenuta istituzionalmente in quanto momento basilare e fondamentale di coesione e di dialogo all’interno delle collettività emigrate, di cittadinanza attiva, di costruzione di reti di solidarietà e di lavoro comune, di rinnovamento e adeguamento ai nuovi contesti, come emerso anche nella recente costituzione del Faim.
* riforma COMITES e CGIE: sul piano delle questioni legate alla rappresentanza va superata ogni ambiguità di sovrapposizione dei momenti di rappresentanza: la presenza dei parlamentari dell’estero non svuota, anzi accresce la necessità di momenti di rappresentanza di base (COMITES) e intermedi (CGIE). Va tutelato il principio ispiratore della legge istitutiva del CGIE secondo il quale esso è il momento di massima rappresentanza delle collettività emigrate che interloquisce, in piena autonomia, con la rappresentanza parlamentare, con i partiti, con le istituzioni dello Stato centrale e delle Regioni;
* Servizio pubblico radiotelevisivo e informazione: Il miglioramento in qualità e diversificazione dell’offerta di informazione della RAI – che ne confermi la valenza di servizio pubblico per gli oltre 5 milioni italiani nel mondo – e il potenziamento delle risorse per la stampa e per l’informazione, anche via web, costituiscono obiettivi importanti da perseguire alla luce dei cambiamenti in atto, della crescente domanda che proviene sia dalle nostre collettività che dal mondo degli oriundi e dalle opportunità di valorizzare, attraverso di esse, l’immagine del nostro paese all’estero;
* Piena e reale tutela ai nostri pensionati residenti all’estero: assegno sociale per i pensionati italiani all’estero in difficoltà economiche; in caso di ritorno in Italia, accesso all’assegno sociale senza obbligo di dieci anni di residenza continuativa; migliorare le condizioni normative e burocratiche (nel rapporto tra INPS e banca erogatrice) per le campagne RED e Certificazione Esistenza in Vita, obblighi annuali dei nostri pensionati all’estero che, spesso, per rispettarli sono messi in estrema difficoltà dalle dinamiche burocratiche; garantire il reale mantenimento del valore della pensione all’estero, dove in molti casi (quali Argentina e Venezuela) la pensione è sottoposta ad un tasso di cambio che ne riduce immensamente il reale valore; riconsiderare l’IMU sulla casa in Italia dei pensionati all’estero; sanatoria degli indebiti pensionistici accumulati senza dolo ma per errore di calcolo dell’INPS;
* Ratifica delle convenzioni internazionali: le Convenzioni internazionali bilaterali servono ai diversi Paesi per regolamentare norme, diritti e prestazioni sociali da erogare ai cittadini migranti di entrambi gli Stati. L’Italia è oggi un Paese sia di emigrazione che di immigrazione e dovrebbe essere dunque estremamente attivo ad attivare convenzioni bilaterali con i Paesi sia di destinazione dei nostri connazionali , sia di provenienza di cittadini stranieri: però l’Italia si sta purtroppo distinguendo per i ritardi, l’approssimazione e la scarsa volontà politica nella ratifica di molte Convenzioni internazionali. E’ invece quanto mai necessario pervenire a una revisione delle convenzioni esistenti, spesso vecchie di decine d’anni e inattuali, e alla stipula di nuove, per offrire alla vecchia e nuova emigrazione, nonché ai cittadini immigrati nel nostro territorio, condizioni e normative utili alla mobilità e ai cambiamenti epocali in corso”. (aise)