REPORTERS SLOVACCHI IN CALABRIA SULLE TRACCE DELLE INDAGINI DEL GIORNALISTA JÀN KUCIAK
BRATISLAVA\ aise\ - “La morte di Jàn Kuciak, il giornalista investigativo ucciso insieme alla fidanzata con uno stile da vera e propria esecuzione, mentre lavorava a diverse inchieste sulla corruzione in Slovacchia, non dà pace ai colleghi della stampa slovacca, che ancora non riescono a credere che sia successo davvero. Per la prima volta un giornalista è stato ucciso in Slovacchia, e le ragioni della sua morte sono quasi certamente da ricercarsi nel suo lavoro: lo aveva detto il capo della polizia Tibor Gaspar a poche ore dal ritrovamento dei corpi nella casetta di Velka Maca che Jàn e Martina stavano restaurando per viverci dopo le nozze, già programmate per il 5 maggio prossimo”. È quanto si legge su “Buongiorno Slovacchia”, quotidiano online diretto a Bratislava da Pierluigi Solieri.
“Un atto di tale portata non era mai avvenuto in questo paese, nemmeno negli anni del primo ministro Meciar, quando a metà degli anni ’90 era ai massimi livelli la corruzione e la vicinanza tra pezzi di Stato e ambienti della malavita locale, e quando la guerra in corso tra le organizzazioni criminali per il controllo del territorio portò nelle strade di Bratislava brutali omicidi, attacchi armati di gruppo, autobombe per eliminare gli avversari. Un periodo che, politicamente, veniva definito con la frase pronunciata dall’allora segretario di Stato americano, Madeleine Albright, praghese di nascita: la Slovacchia, disse, era diventata “un buco nero nel cuore dell’Europa”.
Dalla tarda serata di domenica 25 febbraio, quando le prime notizie del ritrovamento di Jàn Kuciak e Martina Kusnirova erano ancora patrimonio di pochi, i colleghi di Jàn al sito di informazione Aktuality.sk ma in genere tutti i giornalistici in Slovacchia hanno sentito un groppo al cuore e l’urgenza di studiare le sue carte e proseguire il suo lavoro per assicurare alla giustizia i mandanti e gli esecutori della sua morte.
Da qui la volontà di pubblicare, anche se incompiuto, il suo ultimo articolo, che i colleghi di Aktuality.sk hanno intitolato “Mafia italiana in Slovacchia. Le sue fauci arrivano fino alla politica”.
Più tardi l’articolo ha girato il mondo in inglese con un altro titolo, focalizzato sui protagonisti delle vicende raccontate da Kuciak: “The Model, the Mafia, and the Murderers”.
Buongiorno Slovacchia è stato il primo media a fare una versione italiana, leggermente ridotta, dell’articolo incompiuto, pubblicata lo stesso giorno dell’originale.
L’obbligo morale verso il collega ucciso, ma anche la paura e la volontà di difendersi da eventuali ritorsioni, ha portato tutti i media slovacchi a dare ampio risalto all’indagine di Kuciak e a tutte le notizie che hanno riguardato il suo omicidio. Numerosi giornalisti e troupe televisive straniere si sono recate in Slovacchia per dare copertura a questo atto criminale che è stato da subito considerato “un attacco a tutti noi” e un attentato alla libertà di stampa. Il lavoro di stampa ha prodotto una grande quantità di materiale sulla presenza di uomini in Slovacchia sospettati di collaborare con la ‘ndrangheta calabrese, che hanno avuto accesso a sovvenzioni dell’UE e sono riusciti a stabilire contatti diretti, e inserire proprie persone, fino all’interno del palazzo del governo slovacco.
La casa editrice di Aktuality.sk, Ringier Axel Springer Slovakia, ha deciso in quelle ore concitate, di mettere insieme alcuni dei migliori giornalisti investigativi delle testate del gruppo tedesco per creare una speciale super-redazione che possa continuare il lavoro del povero Kuciak. Secondo l’annuncio, il team sarà composto da colleghi di Kuciak in Aktuality e nella altre testate slovacche (tra cui il quotidiano tabloid Novy Cas), e da giornalisti delle redazioni di Bild e Welt in Germania, Le Temps in Francia, Blick in Svizzera e delle testate europee in lingua inglese Politico, Business Insider, Newsweek.
In quei giorni anche il sindacato dei giornalisti della RAI italiana, l’UsigRai, aveva invitato l’azienda a una grande opera di coordinamento per promuovere il proseguimento del lavoro investigativo di Jàn Kuciak sulle connessioni mafiose tra Italia e Slovacchia, allo scopo di “svelare le trame a base di criminalità e affari sporchi”.
Lo stesso Kuciak stava studiando il fenomeno ‘ndranghetista, e sulla sua scrivania in redazione teneva il libro di Francesco Forgione “‘Ndrangheta. Boss luoghi e affari della mafia più potente al mondo”, che i colleghi dicono stava leggendo.
Ora dall’Italia la federazione della stampa (FNSI) ha informato di collaborare con alcuni giornalisti slovacchi che si sono recati in Calabria per approfondire la conoscenza di questo ambiente che nelle prime ore si pensava potesse essere dietro all’omicidio del collega. Tre giornalisti sono in questi giorni nel Sud dell’Italia per realizzare un reportage con l’aiuto dei colleghi italiani, incontrando giornalisti e magistrati. Ján Krempaský del quotidiano Sme ha detto di essere grato agli italiani per l’appoggio dato nel “fare luce sui contesti che potrebbero esserci dietro l’uccisione del nostro collega ed amico Jàn Kuciak”. Ad offrire massima disponibilità ai reporter slovacchi è stato soprattutto Michele Albanese, delegato nazionale alla legalità della FNSI e giornalista calabrese da anni sotto scorta, che conosce bene l’ambiente e i modi della ‘ndrangheta”. (aise)