6 DOMANDE SULL’EURO-PARLAMENTO AI CANDIDATI ALLE EUROPEE: FEDERICA SABBATI (+EUROPA) – di Alessandro Butticé

BRUXELLES\ aise\ - Federica Sabbati, triestina, da 20 anni operante in un contesto politico e di business internazionale, è candidata per +Europa, nella circoscrizione Nord-Est (Veneto, Friuli Venezia-Giulia, Trentino Alto-Adige ed Emilia Romagna) alle prossime elezioni europee del 26 maggio. A 29 anni è stata la prima donna Segretario Generale dell’Internazionale Liberale, per poi diventare Segretario Generale del Partito Europeo dei Liberal-Democratici (ALDE), la terza forza politica europea. Oggi è Segretario Generale della European Heating Industry e rappresenta le maggiori industrie europee produttrici di impianti termici ad alta efficienza e rinnovabili, fra cui le più importanti sono aziende italiane del Nord-est e Centro Italia. Si occupa di transizione energetica e ambiente.
Appassionata di integrazione europea, dal 2011 è attiva con il Movimento Europeo Internazionale, la maggiore rete di organizzazioni europeiste in Europa, di cui è Vice Presidente. Ha lanciato l’iniziativa back-to-school per operatori europei non appartenenti alle istituzioni UE, nella sua ex scuola superiore a Trieste, dove tiene lezioni sull’integrazione europea e promuove iniziative per creare le competenze necessarie per i lavori del futuro, attraverso un contatto fra studenti e mondo professionale.
L’abbiamo intervistata nell’ambito di una serie di incontri con i candidati dei diversi partiti alle prossime elezioni europee.
D. In questi cinque anni, secondo lei cosa avrebbe dovuto fare il Parlamento europeo e non ha fatto?
R. Politiche più efficaci per creare una cittadinanza europea, forte e consapevole.
È vero che l’identità è un concetto multiforme e personale perché ogni cittadino vede e vive l’Europa (attraverso le istituzioni) in maniera diversa. Tuttavia, credo nel potenziale di misure che guardano al futuro, quelle capaci di accorciare le distanze tra i cittadini europei e le loro istituzioni. Ad esempio, il Parlamento avrebbe dovuto passare la proposta di liste transnazionali alle elezioni europee. Mi auguro che l’adozione di liste transnazionali sia una delle priorità del prossimo europarlamento.
D. Cosa invece ha realizzato di positivo il Parlamento?
R. Il Parlamento si è affermato come leader nella difesa dei diritti dei cittadini europei. Ci protegge contro le intrusioni nella nostra vita privata, che esse avvengano attraverso la raccolta di dati personali, dai servizi di sicurezza, o dalle attività commerciali di tech companies, rafforzando la cyber-security europea, che è rilevante nell’era della digitalizzazione dell’economia. Ma anche facendo firmare la Convenzione di Istanbul in materia di lotta alla violenza sulle donne, oppure ponendo la lotta alla disoccupazione giovanile al centro delle politiche sociali dell’UE. Tutte queste sono battaglie al cui centro è stato proprio il gruppo liberal-democratico (ALDE) nel quale i candidati di +Europa come me (circoscrizione Nordest), siederanno una volta eletti.
D. Secondo lei il Parlamento europeo funziona bene così com'è oppure sarebbe necessaria una riforma che ne aumenti i poteri?
R. È importante il modo in cui i poteri vengono usati. Prendiamo ad esempio il cambiamento climatico. Servono politiche razionali ed efficaci perché l’ambizione e la buona volontà non bastano più. Dobbiamo saper combinare le politiche ambientali alla crescita economica e, soprattutto, alla creazione di posti di lavoro per portare la transizione ecologica ed energetica in ogni casa, in ogni azienda, in ogni città. E serve che l’Unione europea eserciti una leadership internazionale in campo ambientale perché gli sforzi europei rischiano di essere vanificati se ci sono passi indietro di paesi come Cina e Stati Uniti. Il Parlamento è la voce dei cittadini e ricopre quindi un ruolo chiave in questo campo.
D. L’Italia conta poco o molto in Europa?
R. Sento spesso dire che l’Europa è gestita da altri, ai danni dell’Italia. Diversi italiani sono ai vertici di istituzione europee: Federica Mogherini, alle relazioni esterne dell’UE; Antonio Tajani, Presidente del Parlamento Europeo; Mario Draghi, Presidente della Banca Centrale Europea. In termini di posizioni di rilievo, l’Italia è ben rappresentata. Il problema è che il governo italiano attuale (diretto da Cinque Stelle e Lega) non è capace di rappresentare i nostri interessi. Cerca l’amicizia di Viktor Orban e Vladimir Putin, che invece hanno poco interesse a sostenere l’Italia. Il nostro governo si auto-isola mettendoci ai margini dell’Europa. Per contare di più c’è bisogno di persone competenti che sappiano muoversi nell’Unione Europea e che abbiano un disegno politico coerente con il ruolo che dobbiamo avere in Europa e nel mondo. Per questo mi sono candidata al Parlamento europeo con +Europa.
D. Quale è stato il suo contributo all’Europa e all’Italia in questi anni?
R. Sono nata a Trieste ma ho sempre lavorato in un contesto europeo e internazionale. A 29 anni sono stata la prima donna Segretario Generale dell’Internazionale Liberale, l’organizzazione mondiale dei partiti politici liberal-democratici ed in seguito Segretario Generale del Partito Europeo dei Liberal-Democratici (ALDE), la terza forza politica europea. Oggi lavoro per costruire un dialogo autentico fra industria europea e politica, nel campo della transizione energetica. Sono appassionata di integrazione europea, perché penso che costruire insieme un progetto è il modo migliore di crescere e migliorare. E perché credo che il futuro migliore per l’Italia sia solo restando ancorata saldamente all’Europa. È per questo che dal 2011 sono attiva con il Movimento Europeo Internazionale, la maggiore rete di organizzazioni europeiste, di cui sono Vice Presidente.
Per l’Italia ho lanciato l’iniziativa back-to-school nella mia ex scuola superiore a Trieste, dove mi sono offerta di tenere lezioni sull’integrazione europea e dove promuovo iniziative per creare le competenze necessarie per i lavori del futuro, attraverso un contatto fra studenti e mondo professionale. L’idea back-to-school è della Commissione Europea, ma io penso che non occorra essere un funzionario della Commissione per promuoverla. Tutti noi italiani che conosciamo e incarniamo l’Europa unita abbiamo la responsabilità di condividerne i valori e spiegarne il funzionamento iniziando dai ragazzi, anche se non siamo funzionari della Commissione – o forse proprio perché non lo siamo.
D. Il Parlamento ha votato la riforma del Trattato di Dublino, che affronta il problema dei migranti, ma questa riforma non è operativa. Come giudica la riforma, e come mai c’è questa impasse?
R. Lo stallo si è creato per il prevalere di una visione miope dei governi nazionali, poiché è stato il Consiglio dell’UE a bocciare la proposta di riforma del Trattato di Dublino del Parlamento Europeo. Lo stallo per l’Italia si è creato invece poiché il nostro governo cerca gli alleati sbagliati e non riesce a costruire politiche comuni che meglio risponderebbero alla sfida migratoria. Non troveremo mai una soluzione efficace alla crisi migratoria con l’aiuto di Viktor Orban: non da soli, ma è all’interno di un quadro europeo che possiamo gestire fenomeni internazionali ad impatto europeo. (alessandro butticé\aise)