ADIEU BERLINALE – di Alessandro Brogani
BERLINO\ aise\ - “Ha condotto per 18 anni la Berlinale, il Festival del Cinema di Berlino che dal 1951 si tiene nella Capitale tedesca. Ma quest’anno sarà l’ultima volta che porterà a compimento questa fantastica avventura: stiamo parlando di Dieter Kosslick, il 70enne (ne compirà 71 a maggio) critico e giornalista cinematografico di Pforzheim, città del Baden-Württemberg. Dal prossimo anno ci sarà infatti il “cambio della guardia” con un italiano, Carlo Chatrian, fino allo scorso dicembre direttore del Festival di Locarno, in Svizzera, mentre Mariette Rissenbeek si occuperà della parte amministrativa e di promozione del cinema tedesco (la Berlinale gestisce circa 30milioni di dollari all’anno)”. A scriverne è Alessandro Brogani che a Berlino dirige il quotidiano online “il Deutch-Italia”.
“Due anni fa c’era stata una sorta di rivolta contro la conduzione di Kosslick, e 79 registi firmarono una lettera in cui ne chiedevano espressamente le dimissioni. A firmarla c’erano nomi noti come Margarethe von Trotta, Volker Schlöndorff, Doris Dorrie, e registi della cosiddetta Berliner Schule, Christian Petzold, Thomas Arslan, Domiki Graf. Infine spiccava il nome di Fatih Akin, il regista tedesco di origine turca che vinse nel 2004 l’Orso d’oro con “La sposa turca”. Peraltro il predecessore di Kosslick, Moritz De Hadeln, di anni alla conduzione della Berlinale ne aveva fatti ben 21. Cosa quest’ultima sicuramente di buon auspicio per Chatrian.
È stato scoppiettante il direttore uscente durante la conferenza stampa (la sua ultima) che si è tenuta il 29 gennaio per la presentazione del Festival. Non sono mancate le battute e i riferimenti politici. In particolare rispondendo ad una precisa domanda circa la lettera inviata dal Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu alla Cancelliera Merkel nella quale chiedeva di tagliare i fondi alla Berlinale a causa del sostegno dato dalla manifestazione cinematografica ad un gruppo di attivisti palestinesi che combattono contro i maltrattamenti alla loro popolazione da parte degli israeliani (Boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni – BDS), il direttore ha dichiarato laconico: “Immagino che non gli piacciano i nostri film. Ma non me ne curo”. Si è poi detto disponibile a far entrare gratis al cinema i membri dell’AfD, prendendo spunto dal documentario di Roberta Grossman “Chi scriverà la nostra storia?” sul ghetto di Varsavia (verrà proiettato il giorno 12). Riguardo il futuro del Cinema, rispondendo ad una domanda sulle nuove realtà in streaming, come Netflix presente al Festival con la pellicola “Elisa y Marcela”, Kosslick ha dichiarato: “Credo che si andrà verso una coesistenza fra streaming e cinema. E ritengo anche che i festival cinematografici avranno ancora più importanza in futuro”.
Ad aprire le danze dei film in concorso per l’Orso d’oro (7-17 febbraio) sarà la pellicola del francese Francois Ozon, “Grace a Dieu”, che si basa sulla storia vera di un prete pedofilo avvenuta in Francia, a Lione, tra gli anni Ottanta e Novanta. Invece tra i film italiani, in concorso ci sarà “La paranza dei bambini”, di Claudio Giovannesi, basato sull’omonimo romanzo di Roberto Saviano. La storia è quella di un gruppo di adolescenti del Rione Sanità di Napoli che cercano la propria strada servendo la Camorra, ritenendo che il crimine possa rappresentare per loro la sola possibilità di emergere. La pellicola sarà presente nelle sale italiane a partire dal prossimo 13 febbraio. Gli altri titoli italiani, quattro, saranno tutti nella sezione “Panorama”: “Dafne” di Federico Bondi, che racconta del rapporto tra una ragazza down e suo padre dopo la morte della madre; “Il corpo della sposa – Flesh Out”, opera prima di Michela Occhipinti, che parla di una giovane donna della Mauritania che deve ingrassare, secondo la tradizione del suo Paese, prima delle nozze; infine ci sono due documentari: “Selfie” di Agostino Ferrente, ambientato nel Rione Traiano di Napoli e che parla sempre degli adolescenti che lavorano per la Camorra, e infine “Normal” di Adele Tulli (figlia di Serena Dandini) che è una sorta di manuale sulle norme, gli stereotipi e le convenzioni di genere nell’Italia di oggi.
Splendida presidente di giuria è Juliette Binoche, mentre Charlotte Rampling riceverà l’Orso d’oro onorario oltre ad un “omaggio” attraverso la proiezione di 10 fra i suoi film più significativi. Sette dei diciassette film in concorso sono diretti da donne, ha sottolineato Kosslick soddisfatto.
E gli altri film in concorso saranno: Der Boden unter den Füßen (The Ground Beneath My Feet), Austria, di Marie Kreutzer (The Fatherless, We Used to be Cool); Di jiu tian chang (So Long, My Son), Cina, di Wang Xiaoshuai (In Love We Trust, Beijing Bicycle, Chinese Portrait); Elisa y Marcela (Elisa & Marcela), Spagna, di Isabel Coixet (Elegy, The Bookshop, The Secret Life of Words); Der Goldene Handschuh (The Golden Glove), Germania/Francia, di Fatih Akin (Head On, In the Fade); Gospod postoi, imeto i’ e Petrunija (God Exists, Her Name is Petrunija), Macedonia/Belgio/Slovenia/Croazia/Francia, di Teona Strugar Mitevska (When the Day Had No Name, The Women Who Brushed Off Her Tears, I Am From Titov Veles); Ich war zuhause, aber (I Was at Home, but), Germania/Serbia, di Angela Schanelec (The Dreamed Path, Marseille); The Kindness of Strangers, Danimarca/Canada/Svezia/Francia/Germania, di Lone Scherfig; Kaz Kardecler (A Tale of Three Sisters), Turchia/Germania/Olanda/Grecia, di Emin Alper (Beyond the Hill, Frenzy); Mr. Jones, Polonia/Gran Bretagna/Ucraina, di Agnieszka Holland (Spoor, Europa Europa, Angry Harvest); Öndög,Mongolia, di Wang Quan’an (White Deer Plain, Apart Together, Tuya‘ s Marriage); Répertoire des villes disparues (Ghost Town Anthology), Canada, di Denis Côté (Vic + Flo Saw a Bear, Bestiaire); Synonymes (Synonyms), Francia/Israele/Germania, di Nadav Lapid (Policeman, From the Diary of a Wedding Photographer, The Kindergarten Teacher); Systemsprenger (System Crasher), Germania, di Nora Fingscheidt (Without this World); Ut og stjæle hester (Out Stealing Horses), Norvegia/Svezia/Danimarca, di Hans Petter Moland (The Beautiful Country, A Somewhat Gentle Man, In Order of Disappearance); Yi miao zhong (One Second), Cina, di Zhang Yimou (Red Sorghum; The Road Home; A Woman, a Gun and a Noodle Shop)”. (aise)