BREXIT: DA OGGI CHI VUOLE RESTARE IN GRAN BRETAGNA DEVE REGISTRARSI – di Luigi Ippolito

LONDRA\ aise\ - È scattata ieri, 20 gennaio, "la corsa dei cittadini europei a ottenere la residenza permanente nel Regno Unito: chi è in possesso di un passaporto potrà presentare la richiesta online e usare una app per dimostrare la propria identità. Chi non è invece in grado di seguire questa strada dovrà attendere il 30 marzo, quando il sistema di registrazione sarà pienamente operativo e si potrà anche usare la posta cartacea". A riferirlo è Luigi Ippolito, corrispondente a Londra del Corriere della Sera, in un articolo pubblicato sulla versione on line del quotidiano nazionale.
"Ottenere il diritto a restare in Gran Bretagna è cruciale per i 3 milioni e mezzo di europei residenti qui: con la Brexit, che entrerà in vigore (salvo sorprese) alla mezzanotte del 29 marzo, finirà la libera circolazione. Dunque sarà possibile soggiornare nel Regno Unito solo per turismo, altrimenti occorrerà un permesso di lavoro.
Ma per tutti coloro che sono già qui e per quanti arriveranno entro la fine dell’anno prossimo esiste adesso una via legale per mettersi in regola: e la condizione per ottenere il "settled status", lo status di "stabilito", è di aver soggiornato con continuità per cinque anni in Gran Bretagna. Chi fosse qui da meno tempo, potrà chiedere lo status di "pre-stabilito" e poi ottenere quello definitivo una volta maturati i fatidici cinque anni. Ci sarà tempo sino alla fine di giugno 2021 per presentare le domande.
"Fin dall’inizio abbiamo messo in chiaro che la nostra priorità e assicurare i diritti dei cittadini europei che vivono in Gran Bretagna", ha detto la sottosegretaria all’Immigrazione Caroline Nokes. E nell’esaminare le domande "cercheremo ragioni per concedere, non per rifiutare", sottolineano al ministero dell’Interno. Che fra novembre e dicembre ha condotto una sperimentazione che ha coinvolto circa 30 mila europei: "Non una sola domanda è stata respinta", fanno sapere i funzionari britannici. Anche se, va notato, dopo alcune settimane il dieci per cento delle richieste non aveva avuto riposta: un dato che, se tradotto sulla scala dei 3 milioni e mezzo di europei, significherebbe 350 mila persone.
L’ombra peggiore che tuttavia incombe sugli europei è il rischio di un no deal, ossia di una Brexit senza accordi: oggi (ieri per ci legge, ndr) la May presenta un nuovo piano in Parlamento, ma non è detto che passerà. Londra assicura che lo schema resterà in piedi in ogni caso. E gli avvocati italiani esperti della materia concordano: "Immagino che nello scenario peggiore sarà adottata una norma che faccia da ponte e riproduca il contenuto della bozza di accordo per il recesso già a lungo negoziata con l’Ue, applicando una sanatoria", spiega Alberto Saravalle, partner di BonelliErede. "È vero che tutto può succedere - aggiunge il professore - ma non sarei catastrofista. Anche perché, per il principio di reciprocità, lo stesso status finirà per applicarsi ai cittadini britannici all’estero"". (aise)