BREXIT: IL PARLAMENTO SI SCHIERA CON LA MAY/ LA BATTAGLIA SI SPOSTA A BRUXELLES – di Mariaelena Agostini

BRUXELLES\ aise\ - “Dopo una intensa giornata di dibattiti e votazioni, la premier britannica Theresa May ha ottenuto il mandato da parte della Camera dei Comuni a modificare alcune parti del suo accordo sulla Brexit, pesantemente bocciato dai parlamentari solo due settimane fa con 432 voti contrari e 202 a favore. Prima modifica su tutte: il via libera a rinegoziare con l’Unione Europea il “backstop”, il nodo più spinoso e complesso relativo alla Brexit, ovvero la futura gestione del confine tra Irlanda e Irlanda del Nord. Il primo ministro dovrà recarsi a Bruxelles nelle prossime settimane con l’obiettivo di portare a casa una soluzione alternativa al problema del confine nordirlandese”. Così scrive Mariaelena Agostini che commenta il voto di ieri sera in questo articolo pubblicato da “LondraItalia.com”, quotidiano online diretto da Francesco Ragni.
“Nulla da fare invece per chi in Parlamento – e non solo – sperava di fare slittare l’uscita di qualche mese. La Camera dei Comuni ha deciso in maggioranza – 321 contro 298 – di votare contro l’emendamento proposto dalla laburista Yvette Cooper che proponeva una proroga nel caso in cui l’accordo non fosse stato approvato entro il 26 febbraio.
La data di uscita del paese dall’Unione Europea rimane quindi fissata alle ore 23.59 del 29 marzo 2019, e la probabilità di un “no deal” (un’uscita del paese senza un accordo con l’Unione), a meno di 60 giorni dalla data fatidica, si fa sempre più concreta.
Dall’Unione Europea non arrivano però segnali incoraggianti per Theresa May. Sia Bruxelles che Dublino hanno già escluso ogni possibilità di modifica all’accordo raggiunto.
“L’accordo di uscita è, e rimane il migliore ed unico possibile per assicurare un’uscita ordinata del Regno Unito dall’Unione Europea” ha commentato il Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk: “Il backstop è parte di questo accordo e non è aperto a nessuna rinegoziazione”.
Si torna quindi al punto di partenza, con una nuova scadenza: la May dovrà riuscire ad ammorbidire Bruxelles entro il 13 febbraio o il tanto temuto no deal – che secondo gli analisti e la stessa May potrebbe avere gravi ripercussioni per l’economia non solo dell’UK ma anche della stessa Europa – rimarrà l’unico scenario possibile”. (aise)