COME SI RICONOSCE UN ITALIANO ALL’ESTERO?

PALERMO\ aise\ - La seconda giornata del seminario di Palermo dedicato ai giovani italiani all'estero si è aperta nella mattinata presso il Real Teatro Santa Cecilia, alla presenza dei giovani delegati riunitisi in un clima festoso e di condivisione.
A terra dei pannelli con segnati i diversi paesi di appartenenza dei ragazzi che, a turno, vengono chiamati per raccontare la realtà degli italiani all’estero. A tutti una domanda, posta dai moderatori della giornata: “Come si riconoscono gli italiani all’estero e come intendete sfruttare la rete che stiamo costruendo in questi giorni?”.
“Gli italiani urlano molto e fanno tanti segni”, ha commentato tra le risate generali un giovane dell’Uruguay, che per la Rete è impegnato nella diffusione della lingua nel proprio Paese. Per il Benelux due ragazze, che hanno raccontato del tono di voce molto alto degli italiani, del vestiario particolare e, anche in questo caso, della gestualità. L’impegno, in questo caso, è quello di diffondere l’idea di Europa.
Per un giovane dall’Australia “gli italiani si differenziano per l’abbigliamento, per il gusto nel mangiare e per i tatuaggi Old School”. In questo caso, il compito della rete in questa area del mondo è quello di facilitare la conoscenza delle regole australiane soprattutto per quanto riguarda i visti e quello di organizzare la comunità in base alle appartenenze regionali, molto marcate in Australia.
Forma del naso, vestiti, accento, educazione e cortesia. Questi i tratti caratterizzanti degli italiani in Venezuela. “Abbiamo bisogno di aiuti umanitari, di lavoro, di tranquillità”, a dirlo, spezzando per un attimo il clima di allegria, è stata una giovanissima italo-venezuelana, che ha parlato anche della necessità di supportare i pensionati italiani nella riscossione di quanto loro dovuto. In questo caso, poi, ha preso la parola la componente del Cgie Silvia Alciati, ricordando gli aiuti forniti dal MAECI, come il container di medicinali spedito oltre un mese fa, e esprimendo la vicinanza di tutto il Cgie; vicinanza condivisa da tutti i presenti ed espressa con un lungo applauso.
A seguire due ragazze dal Sudafrica che non hanno aggiunto altro, se non che gli italiani si differenziano per la loro conoscenza del calcio, anche quello locale. Per la Bolivia un ragazzo e una ragazza. “Gli italiani si riconoscono per la gestualità”. La rete, in questo caso, può fornire contatti internazionali, opportunità di studio e di pernottamento, ma anche d’investimento e di lavoro. Una ragazza dal Paraguay ha parlato dell’Unione degli Stati del Centro America, paragonandola in qualche modo all’Unione Europea. “In Paraguay gli italiani mangiano in modo diverso. Soprattutto tante verdure, che i locali non mangiano”. La rete, qui, può dare informazioni, il cui accesso è molto difficile per la barriera linguistica. Pochi italiani in Paraguay, infatti, parlano lo spagnolo.
E le informazioni in italiano non sono sufficienti, soprattutto per quanto riguarda il Sistema Paese. “Vorremmo sapere come vengono investiti i soldi che lo Stato italiano invia in Paraguay per la diffusione della cultura”, ha concluso la giovane. (gianluca zanella\ aise)