CON ABM ALLA SCOPERTA DEGLI IMMIGRATI BELLUNESI PIONIERI IN VENEZUELA

BELLUNO\ aise\ - “Mi chiamo Francisc Boyer Sumavila, sono venezuelano. Come si può immediatamente comprendere, i miei cognomi sono europei. Il mio bisnonno arrivò da Belluno sulle coste venezuelane il 17 febbraio 1877, a bordo della nave “La Veloce”, e si stabilì in un piccolo villaggio che oggi si chiama Araira, nello stato di Miranda”. Inizia così la parabola d’emigrazione di Francisc Boyer Sumavila, venezuelano di origini bellunesi, cui storia è raccontata dall’Associazione Bellunesi nel Mondo.
“In quella città – continua - arrivarono in cerca di un futuro migliore sessantaquattro famiglie italiane e tre francesi. Il governo venezuelano offrì loro rifugio e terra da coltivare, ma molti degli italiani dovettero modificare nome e cognome, visto che in Venezuela nessuno parlava italiano e risultava difficile per gli abitanti pronunciare i nomi europei. Anche per il mio bisnonno fu così. Si chiamava Antonio Sommavila e alla fine diventò Sumavila, o talvolta Sumabila. La bisnonna era Maria Dalmagre e loro figlio, mio nonno, Aristide Antonio Sumavila Dalmagre. Ad Araira, dove vivevano, le piogge erano forti e in diverse occasioni provocarono delle inondazioni, per questo i registri ufficiali andarono persi e con essi le tracce degli uomini, donne e bambini coraggiosi che attraversarono l’Atlantico e osarono ricominciare da capo una nuova esistenza in terra straniera, sperando in una vita più dignitosa. Le origini dei primi arrivati furono cancellate dai disastri naturali e oggi rimangono solo i discendenti a mantenere viva la storia italiana. Nel luogo di arrivo c’è una targa commemorativa a ricordo di tutte le famiglie italiane che ci diedero la vita. In esse risiedono le nostre radici. Nessuno dei discendenti, tuttavia, ha la doppia cittadinanza, che sarebbe importante per poterci trasferire in Europa. Dopo oltre un secolo, infatti, proprio come i nostri antenati, noi venezuelani siamo costretti a fuggire dalla crisi che attualmente travolge il nostro Paese”. (aise)