CONTI CORRENTI E ISCRITTI AIRE: BARETTA RISPONDE A UNGARO (IV)
ROMA\ aise\ - Nella seduta di ieri in Commissione Finanze il Sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta ha risposto all'interrogazione di Massimo Ungaro (Iv) sui costi di apertura di un conto corrente per i cittadini italiani iscritti all’Aire.
Nella interrogazione, il deputato eletto in Europa denunciava che “i costi per aprire un conto corrente per connazionali non residenti non sono uguali a quelli che bisogna sostenere per aprire un conto corrente ordinario. Si sostiene che questo accada per via delle commissioni più alte e dei maggiori controlli fiscali che questa tipologia di conti correnti richiedono; anche se si ha la cittadinanza italiana e si è regolarmente iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, - chiarisce il deputato – per gli italiani non residenti si ha l'obbligo, per effetto del recepimento della normativa comunitaria antiriciclaggio in vigore dal febbraio 2015, di chiudere il conto corrente italiano e trasferire tutte le somme in esso, a patto che tale conto venga aperto presso una banca regolarmente operante in Italia”.
Nel rispondere al parlamentare, ieri Baretta ha ricordato che “sentita anche la Banca d'Italia, la legge 18 giugno 2015 n.?95 – che ha dato attuazione alla direttiva UE 2014/107 sugli scambi informativi a fini fiscali e ha ratificato l'Accordo tra USA e Italia finalizzato a migliorare la compliance fiscale internazionale e ad applicare la normativa del “Foreign Account Tax Compliance Act”, (FATCA) – ha introdotto le modalità di rilevazione, trasmissione e comunicazione all'Agenzia delle Entrate delle informazioni relative ai conti finanziari detenuti dai soggetti non residenti, nonché le procedure relative agli obblighi di adeguata verifica (due diligence) ai fini fiscali. Il MEF ha emanato il 28 dicembre 2015 un decreto di attuazione”.
“Pertanto, - ha aggiunto – ai sensi della citata legge, le istituzioni finanziarie (tra cui banche, Poste, SIM, SGR, società fiduciarie) all'atto dell'apertura di un conto finanziario da parte di un soggetto non residente, effettuano un'attività di due diligence volta ad acquisire, tra l'altro, dati personali quali il nome, l'indirizzo, la giurisdizione o le giurisdizioni di residenza, il numero di identificazione fiscale (NIF) o i NIF di ciascuna persona oggetto di comunicazione”.
“I conti correnti per non residenti – ha proseguito il sottosegretario – sono un prodotto bancario commercializzato dalle banche nell'esercizio della loro attività d'impresa e che le commissioni bancarie sono stabilite in un regime di libero mercato, e, quindi, sono sottratte ad un controllo di congruità da parte dello Stato. In ogni caso il collegamento tra l'entità della commissione richiesta per la gestione del conto corrente e la effettuazione di controlli fiscali non può, comunque, essere posto a fondamento della richiesta di commissioni bancarie più alte”.
“Secondo la vigente normativa antiriciclaggio e la relativa normativa secondaria di attuazione, non sussiste alcun obbligo di chiusura di conti correnti per i cittadini italiani non residenti”, ha precisato Baretta. “L'eventuale interruzione del rapporto continuativo con l'intermediario finanziario (banca o poste italiane) ovvero il rifiuto all'instaurazione del rapporto – ha concluso – risulta collegato esclusivamente all'impossibilità oggettiva di effettuare o completare, entro i termini prescritti dalla legge, l'adeguata verifica del cliente”.
Nella replica, Ungaro ha espresso “apprezzamento per il fatto che non sussista alcun obbligo di chiusura dei conti correnti per i cittadini italiani non residenti”, ribadendo, però, la necessità che “l'aumento dei costi delle commissioni bancarie, fenomeno diffusosi di recente, vada adeguatamente monitorato”. (aise)