DA HARVARD SONO TORNATO A PADOVA PER REALIZZARE IL MIO SOGNO: FARE CAMMINARE CHI NON CI RIESCE – di Marco Vesperini

MILANO\ aise\ - L'idea di Fausto Panizzolo, bioingegnere di 37 anni, è nata negli Stati Uniti, dove ha lavorato allo sviluppo di esoscheletri leggeri. Da lì ha preso corpo l’idea di brevettarne l’applicazione in campo medico. “Quando sono tornato ero solo col mio portatile a scrivere il progetto e mandare email. Ora siamo in sette”, racconta il ricercatore a Marco Vesperini de Il Fatto Quotidiano, che lo ha intervistato. L’articolo è stato pubblicato sulla versione on line del giornale, all’interno della rubrica dedicata ai “cervelli in fuga”.
“Per realizzare il progetto della mia vita ho fatto una cosa che dieci anni fa credevo impossibile: sono tornato in Italia”. Perché a volte anche chi ha scelto di partire può decidere di tirare il freno, voltarsi e ripercorrere la strada di casa. Come è accaduto a Fausto Panizzolo, bioingegnere di 37 anni, ritornato nella sua Padova per sviluppare un esoscheletro indossabile che migliora il movimento del corpo. “Dopo oltre sette anni passati come ricercatore tra Canada, Australia, Stati Uniti, sono tornato per poter dare vita ad un sogno: quello di poter aiutare chi ha subito un infortunio o chi è affetto da patologie che riducono la mobilità a camminare più agevolmente e in futuro, perché no, ridare questa possibilità a chi non ci riesce più”.
È ad Harvard, dove ha lavorato allo sviluppo di esoscheletri leggeri, che ha preso corpo l’idea di brevettarne l’applicazione in campo medico. “Durante gli anni a Boston il mio laboratorio è stato visitato da personalità come Jeff Bezos e Bill Gates, oltre che da studenti e ricercatori provenienti da tutto il mondo”. Eppure l’incontro che lo spingerà ad intraprendere una nuova avventura è quello con un altro italiano di stanza nella East Coast, Livio Valenti, già attivo nel campo medico con una startup su una nuova tipologia di vaccini resistenti al calore. “Confrontandoci sulla mia idea di produrre questo tipo di dispositivo mi sono reso conto che una tecnologia simile non era disponibile sul mercato”. Ma dove farlo? “Volevo essere completamente indipendente nello sviluppo del brevetto e poter dimostrare che anche nel nostro Paese è possibile avviare un’azienda come questa. Quindi farlo in Italia per me era davvero importante”.
Dall’incontro di due giovani “cervelli in fuga” è nata Moveo Walks. Un sogno divenuto realtà: “Dopo vari prototipi abbiamo ottenuto un esoscheletro “soft” facilmente indossabile che alleggerisce l’affaticamento motorio – spiega Panizzolo-. È studiato soprattutto per gli anziani, ma anche per chi ha difficoltà motorie o chi è affetto da patologie come sclerosi, ictus, Parkinson e stenosi”. Dopo una fase di sperimentazione durata vari mesi, che ha coinvolto molti dei pazienti del Centro medico di fisioterapia di Padova, è arrivata la commercializzazione e la certificazione presso il Ministero della Salute. La costanza ripaga. “Quando sono tornato ero solo col mio portatile a scrivere il progetto e mandare email – ricorda – ora siamo in sette a lavorarci”. Tra loro c’è anche anche una giovane sarta. “Abbiamo cercato, appartenendo un po’ a questo partito dei sognatori, di mantenere una dinamicità, una praticità e un accesso alle risorse americano, con una abilità e una dinamicità italiana”.
Fare business con tecnologie avanzate in Italia, però, non è semplice. Anche se si ha un progetto che funziona. “Mi rivedo in molti ragazzi che dicono che qui non hanno spazio, che fuori è meglio. Ecco – dice Fausto – vorrei poter dimostrare loro che non è sempre così. Credere nei nostri sogni, spesso, fa davvero la differenza, soprattutto quando si è disposti a fare più di qualche sacrificio”. Anche se la strada è spesso in salita. “In Italia manca la spinta propulsiva degli investimenti da parte dei privati. E con questo intendo l’incentivo per cui, se tu produci mille prodotti, allora io ti finanzio per per farne milleduecento. Negli Stati Uniti invece – spiega – il sistema è diverso. Finanziano dieci startup che ritengono potenziali: nove falliscono, perdendo completamente l’investimento, una vince e con quella chi ci ha messo i soldi all’inizio ha vinto tutto il jackpot. Ed è questo il concetto che ha permesso lo sviluppo di quelle aziende che hanno cambiato il nostro mondo”, sottolinea.
Rifarebbe tutto da capo? “Si, bisogna andare sempre avanti, raggiungere gli obiettivi e fissarne di nuovi”. E lancia un appello: “Noi siamo qui se qualcuno vuole farsi avanti ed investire su di noi siamo certi di poter creare un business di successo e allo stesso tempo migliorare la vita di molti. Con poche risorse abbiamo già fatto tanto e vorremo poter fare ancora di più””. (aise)