FIVL: A FAEDIS I 74 ANNI DALL’ECCIDIO DELLE MALGHE DI PORZUS
UDINE\ aise\ - Dopo essersi riunita sabato 2 febbraio presso la sede dell’Associazione Partigiani Osoppo-Friuli, a Udine, la giunta federale della FIVL (Federazione Italiana Volontari della Libertà) ha partecipato il giorno successivo alla commemorazione per il 74° anniversario dall’eccidio delle Malghe di Porzus, episodio chiave della guerra di Liberazione ma non solo. In quel luogo ancora oggi non propriamente di facile accesso, si consumò infatti uno degli atti ancora oggi più discussi di quel tragico periodo. Atto che vide i partigiani garibaldini della brigata Natisone, comandati da Mario “Giacca” Toffanin, macchiarsi di un vero e proprio eccidio ai danni dei partigiani osovani guidati da Francesco “Bolla” De Gregori, zio del famoso cantautore. 17 le vittime, tra cui anche il fratello diciannovenne di Pier Paolo Pasolini.
Un massacro le cui ragioni ancora oggi non sono state pienamente chiarite, ma che si inserisce senza dubbio nel difficilissimo clima socio-politico di una regione d’Italia, il Friuli Venezia Giulia, da sempre frontiera di due mondi troppo spesso contrapposti.
Dopo un silenzio durato per molti anni e durante il quale l’episodio venne quasi rimosso dalla storia ufficiale della Resistenza, negli ultimi anni le istituzioni sembrano aver invertito la rotta. A partire dalla visita effettuata dall’ex presidente Giorgio Napolitano, che con la sua presenza ha sancito di fatto un riconoscimento ufficiale da parte dello Stato, che ha resto la malga dove avvenne il fatto monumento nazionale. In questo contesto, la FIVL gioca un ruolo determinante per far si che la memoria non solo non venga dispersa, ma che – anzi – quello di Porzus diventi un simbolo per tutti, soprattutto per le nuove generazioni.
La cerimonia di celebrazione si è svolta in due luoghi distinti: inizialmente a Faedis, di fronte al monumento per i caduti di tutte le guerre, in piazza 1° Maggio. Qui, oltre al sindaco di Faedis, Claudio Zani, e a quello di Attimis, Sandro Rocco, è intervenuto Roberto Volpetti, presidente dell’Associazione Partigiani Osoppo, che ha ricordato i partigiani osovani recentemente scomparsi, come Fioravante Bucco, Cesare Marzona, Giovanni Antonio Fachin, Mario Toros, Giuseppe Tonutti e Alberto Picotti. “A questi uomini”, ha detto Volpetti, “va oggi il nostro grato ricordo, assieme al ricordo dei ragazzi delle malghe”. La seconda parte della commemorazione si è invece svolta nella chiesa parrocchiale di Canebola, comune vicino al luogo della strage. Tante le autorità presenti: il vice presidente della Regione Friuli, Riccardo Riccardi, il presidente del Consiglio regionale Pier mauro Zanin, l’assessore alla cultura Tiziana Gibelli, figlia di una partigiana osovana di Polcenigo, e molti altri. In prima fila, accanto al presidente della FIVL Francesco Tessarolo, anche Paola Del Din, medaglia d’oro al valor militare, sorella di Renato, tra i fondatori della brigata Osoppo, ucciso dai fascisti il 25 aprile 1944 e a sua volta medaglia d’oro. E se Francesco Tessarolo, ricordando il sacrificio dei giovani partigiani uccisi alla Malghe di Porzus, ha ricordato le parole di Paolo Emilio Taviani, tra i fondatori della FIVL, la professoressa Del Din, che alle soglie dei 96 anni conserva intatta tutta la tenacia che l’ha resa celebre da ragazza, ha tenuto un discorso piuttosto critico nei confronti delle istituzioni in generale, accusate di lasciarsi troppo spesso consumare dal potere, perdendo di vista le cose veramente importanti.
Altro intervento quello del vicepresidente della Regione Riccardi, che ha parlato dell’eccidio di Porzus non come un “triste episodio che si svolse tra gente incattivita dagli eventi in un angolo periferico della storia italiana e europea”, ma come “un assassinio perpetrato con determinazione in un luogo cruciale dove andavano a scaricarsi le tensioni che l'Europa del Novecento stava vivendo, e che vide Bolla, Enea e i loro uomini eroici protagonisti". Proprio legandosi a questo concetto, si è poi tenuto l’intervento conclusivo del professor Tommaso Piffer, già docente di Storia contemporanea a Cambridge e ora all’Università di Udine, che – appunto – ha parlato di Porzus come di luogo altamente significativo, dove si possono riconoscere ben tre diversi conflitti: quello tra fascisti e antifascisti, quello tra Italia e Slovenia e, infine, un conflitto tutto interno al panorama resistenziale, quello tra gli autonomi e le formazioni garibaldine che, alla soglia dell’inevitabile sconfitta militare della Germania, cominciavano a individuare in tutti i “non-comunisti” il nuovo nemico da combattere, anche se, come nel caso degli uomini di Bolla, si trattava degli alleati del giorno precedente.
Una commemorazione intensa, gratificata da una grande partecipazione della comunità locale, che sono negli ultimi anni sta superando quello che nella memoria collettiva è sempre stato affrontato come un trauma, una ferita rimasta aperta. Un incontro volto sì al ricordo, ma anche – come espresso nelle parole di Tessarolo e Volpetti – alla riconciliazione. (gianluca zanella\ aise)