I RICORDI DI CEFALONIA NEL LIBRO DI FRANCESCO FAGNANI

ROMA\ aise\ - Si terrà lunedì 15 aprile, alle 17.30, presso la Galleria del Primaticcio di Palazzo Firenze, sede della Società Dante Alighieri, la presentazione del volume “Prigioniero del blu. Memorie di Giovanni Capanna, reduce di Cefalonia”, di Francesco Fagnani (d’Abruzzo Edizioni Menabò).
Apriranno l’incontro i saluti di Alessandro Masi, Segretario Generale della Dante. Seguirà un focus dell’autore, dal titolo "Dalla Tunisia al 15 settembre 1943. Contestualizzazione". Maria Teresa Giusti, Storica, docente Storia Università D'Annunzio, parlerà di "Grecia e Balcani nel 1943", mentre Elena Aga Rossi, storica, parlarà di “Cefalonia, 1943”.
Francesco Fagnani spiegherà poi la genesi del suo lavoro “Prigioniero del Blu” e ne esporrà i contenuti.
Si passa poi a un video: “Immedesimarsi - Immagini e suoni da Cefalonia”, introdotto da Nicoletta Proietti, Presidente Assoc. De Historia.
Cefalonia, settembre 1943. La Divisione Acqui, dopo una settimana di strenui combattimenti, deve cedere alla superiorità tedesca in termini di rapidità di manovra e di supporto aereo.
Le vie della splendida Argostoli, le polverose carrabili costiere che si specchiano nell’azzurro incredibile del mare, le verdeggianti distese dell’interno, sono ingombre di cadaveri di soldati italiani, caduti combattendo o fucilati dai reparti avanzanti della Wehrmacht. Dense volute di fumo si alzano ovunque, dalla piana di San Gerasimo ai paesini disposti a corona della baia di Argostoli, dalle case dello stesso capoluogo ai luoghi della resa italiana, come Keramies, dove a Villa Valianos il Generale Gandin ha posto il suo ultimo comando.
I tedeschi sono alla caccia degli ufficiali e dei residui superstiti della Acqui. Gli italiani, fino a poche ore prima ancora organizzati per quanto possibile in reparti ordinati, sono ora in fuga, nel disperato tentativo di sottrarsi alla cattura o peggio alla fucilazione. Essi non sono più una “unità”, bensì delle individualità che cercano di salvarsi. Restano al loro posto in pochissimi, quelli di stanza nei comandi o a presidio di postazioni chiave o depositi e alcuni altri. È di guardia Giovanni Capanna, vent’anni, il protagonista di questo libro, quando le belve lo raggiugono all’autoparco di Lakithra, lo disarmano e gli impongono di seguirli con la sua autocarretta.
Giovanni viene risparmiato perché è un autista, sa condurre i mezzi militari.
Proprio questa sua abilità lo vedrà coinvolto drammaticamente in situazioni inimmaginabili. Via via sperimenta l’orrore, rimane sconvolto dalla freddezza e dal flemmatico pragmatismo dei tedeschi, viene aiutato dai greci, si dà alla fuga, e così in un crescendo di situazioni dove, senza alcuna aggiunta narrativa, le memorie del reduce, raccolte in anni di sapiente lavoro e riscontri, anche in loco, sembrano assumere quasi i toni di un romanzo.
Sono però i particolari, i continui riferimenti storici, la cartografia originale, parte integrante del testo, basata su rilevamenti compiuti dall’autore a Cefalonia dal 2005 al 2011, la puntuale descrizione degli eventi, le immagini, a tenerci nel solco di una rigorosa descrizione dei fatti.
L’intento è quello di far immedesimare il lettore con Giovanni Capanna, un ragazzo di vent’anni in grigioverde, prigioniero del blu sconfinato che lo circonda, la cui strenua volontà è solo quella di sopravvivere. (aise)