"IL CALIFFO CERCA ASILO": A TORINO L’INSTALLAZIONE SITE-SPECIFIC DI MUHANNAD SHONO

TORINO\ aise\ - Sino al 19 gennaio 2020, la Fondazione Torino Musei ospita nel Giardino della GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino e per la prima volta in una istituzione museale italiana l’installazione site-specific dell’artista saudita Muhannad Shono (Riyadh, Arabia Saudita, 1977) dal titolo "The Caliph seeks Asylum (il Califfo cerca Asilo)".
Inaugurata il 29 ottobre scorso in occasione di Artissima, Fiera internazionale d’Arte Contemporanea e del nuovo progetto per l’edizione 2019 "Hub Middle East", che ha visto a Torino la presenza dei più significativi rappresentanti di fondazioni, musei e gallerie insieme a collezionisti, critici, curatori e artisti del Medio-Oriente, l’installazione realizzata con 3.500 tubi in PVC nero disposti come un accampamento di fortuna con l’intento di apparire "fuori dal contesto di tempo e spazio" e l’intenzione di ricostruire il Pensiero Arabo. I tubi presentano minute decorazioni che richiamano la raffinatezza degli antichi volumi miniati della cultura arabo-islamica andati distrutti nella Presa di Baghdad.
Baghdad, Capitale del Califfato Abbaside fondata nel 762 DC, fu annientata nel 1258 dalle orde mongole. All’epoca era un centro culturale di scambio e sviluppo intellettuale e la sua Biblioteca Bayt al-Hikma, ovvero "Casa della Sapienza", era il fulcro dell’eccellenza nella trasmissione del sapere, dove filosofi, scienziati e studiosi si incontravano nella Madinat al-Salaam o "Città della Pace" e si scambiavano erudizione e conoscenza ai più alti livelli. L’Epoca d’oro è stata un periodo di fioritura culturale, economica e scientifica nella storia dell’Islam.
La presa di Baghdad fu un evento traumatico: durò 40 giorni e si diceva che il fiume Tigri fosse rosso per il sangue degli intellettuali assassinati e nero per l'inchiostro dei volumi distrutti.
Muhannad Shono riconsidera gli accadimenti storici appresi a scuola e l’impatto che hanno avuto su di lui e sul pensiero collettivo islamico. Poiché rifiuta l’idea che la gloria è data dal potere e dalle vittorie in battaglia, sospende questi insegnamenti nel tempo e ri-mappa e riscrive una nuova cronologia. L’artista suggerisce di tornare all’antica gloria dell’Epoca d’oro di Bagdad non attraverso la resurrezione dei califfati bensì tramite la ricerca di conoscenza, l’emancipazione del pensiero libero e la ricostruzione della Casa della Sapienza Araba.
Il progetto è stato pensato dall’artista appositamente per gli spazi del museo ed è stato realizzato in collaborazione con la Athr Gallery di Jeddah, grazie al supporto dello studio Leading Law Notai e Avvocati di Torino. (aise)