IL FESTIVAL DELLA POESIA EUROPEA: UN SOGNO PARTITO DA LONTANO CHE HA FATTO STRADA - di Valeria Marzoli

PAESTUM\ aise\ - Il Festival della Poesia Europea di Francoforte sul Meno è sbarcato quest’anno anche in Italia, a Paestum. L’ideatrice e direttrice della manifestazione Marcella Continanza parte subito parlando del Festival e ne sottolinea il cambiamento: itinerante e con nuove location: Peastum e Friedrichshafen sul lago di Costanza. "Cambiamo perché è un festival vivo, in movimento e mutamento come lo è l’Europa a cui è dedicato. E vogliamo anche continuare a far esistere il dialogo, il confronto, uniti dal desiderio di una comunità poetica europea affinché, in tempi di crisi, il sogno dei padri fondatori continui. Il presente va mappato per poterlo interpretare continuamente e dunque far circolare le idee, il pensiero. E la poesia, come diceva l’amica e scrittrice Gina Lagorio, è l’unica voce che aspiri alla verità".
D. Com’ è nato il Festival della poesia europea?
R. Nasce a Francoforte sul Meno dove vivo e lavoro da parecchi anni, all’inizio era solo un mio sogno, un’idea che pian piano si è fatto strada. L’incontro con l’avvocato Rodolfo Dolce fu decisivo. Il progetto lo entusiasmò e decise di organizzarlo per la prima edizione. L’inaugurazione il 24 maggio 2008 fu indimenticabile: un evento di cui si parlò per mesi e la sala storica del Römer, sede del primo Parlamento tedesco, la Plenar Saal, era gremita tra un tripudio di fiori, bandiere europee e discorsi ufficiali, tv e media locali e europee. A presentare i poeti, un altro poeta il prof Salvatore A. Sanna della Goethe Università. La lesung corale dei Poeti dell’Europa intervallata dai musicisti della Kammer Oper di Francoforte, divenne un rito.
D. Chi furono i primi poeti a dare l’imprinting al Festival?
R. Quelli che hanno avuto fede nel Festival. Sono nomi a livello internazionale e sono quelli delle prime edizioni, quando tutto era in nuce e pieno di incognite va la mia gratitudine e voglio ricordarli: Titos Patrikios, Daniela Crasnaru, Carmelo Vera Saura, Mario Trufelli, Barth Engelbarth, Michael Krüger, Dacia Maraini, Hans van de Waarsenburger, Stefan Hertmans, Jaroslaw Mikolajewski, Kurt Drawert, Haris Vlavianos, Brane Mozetic.
D. Il Festival poi è stato in continua ascesa…
R. Sì, ha alzato di anno in anno l’asticella. È diventato un’istituzione culturale della città: il maggio poetico francofortese non solo con il patrocinio del Comune ma anche con il sostegno di istituzioni culturali europee.
D. Poi sono arrivati altri come Lars Gustafsson, Jacqueline Risset, Einar Már Gundmasson, John Deane, Eiléan Ní Chuilleanáin, Donatella Bisutti, Giuseppe Conte. Quale ricordi e come li ricordi?
R. Sono ricordi-emozioni. Tutti mi hanno dato tanto: ho nostalgia, un ricordo struggente di Jacqueline Risset e di Lars Gustafsson non ci sono più ma il loro profumo mi è rimasto dentro. Poi, mi hanno commosso i poeti che hanno voluto tradurre una mia poesia su Goethe, ognuno nella propria lingua: Casimiro De Brito, Jouni Inkala, Jean Portante, Jaromír Typlt, Carsten René Nielsen, Eric Giebel, Thomas Harder, Barbara Zeizinger, Igor Renes,Titos Patrikios, Jordi Virallonga, Willem Van Toorn, Barbara Höhfeld, Daniela Crasnaru, Avni Er, ed è stata letta nel giardino del Goethe Museo di Francoforte. Una lettura d’arte, un dono bellissimo che mi ha ripagato di tutte le tensioni e i problemi del Festival negli anni.
D. Ce ne sono stati molti?
R. Parecchie difficoltà non solo organizzative ma anche di sostegno economico. Però il team con delle persone appassionate di poesia come Daria Leuzzi, Rosa Spitaleri, Grazia Sperone, Barbara Neeb e l’ufficio stampa contribuiscono al successo.
D. L’omaggio a Goethe che ha posto al centro del Festival è particolare, di nicchia già un successo nelle due giornate francofortesi e ora nei Templi, luogo ideale per la classicità goethiana.
R. L’omaggio a Goethe è sentimentale-affettivo, Goethe è la mia stella polare- così è stato scritto, e per me è un Amore, una presenza. Vado nella sua casa natale e lo "sento". Mi ispira, ho scritto molti versi dedicati, oltre agli articoli. Nel programma del Festival è inserita una visita al Goethe Museo e la sua "passeggiata goethiana" nel Giardino Botanico. Un vero pellegrinaggio.
D. La stampa lo ha definito un omaggio "must".
R. Sì, è una parola che ben si adatta a rendere l’immagine inedita e aggiunge un tassello agli altri omaggi.
D. Perché la scelta di un’opera, tra le tante, di "Viaggio in Italia"?
R. È un libro di un viaggiatore dell’anima: il paesaggio italiano l’ho riscoperto con questo libro e vivendo all’estero ho voluto riproporlo. Il pubblico ha conosciuto anche l’uomo Goethe che scrive "Il viaggiatore parte innanzi tutto alla ricerca di sé stesso" e Goethe scoprì molto di sé in questo Grand Tour nell’Arcadia. (valeria marzoli\aise)