IN GUERRA PER L’ACQUA/ OLTREMARE: PER “L’ORO BLU” SI UCCIDE PIÙ CHE PER QUELLO NERO

ROMA\ aise\ - “Un conto troppo lungo. Interminabile. E insanguinato: quello delle guerre combattute nel mondo per l’”oro blu”: l’acqua. Le crisi idriche e il mancato approvvigionamento sono già oggi alla base di un significativo numero di conflitti, come si legge nel rapporto dell’Unesco The United Nations world water development report 2019: leaving no one behind (“Nessuno sia lasciato indietro” presentato in occasione della Giornata mondiale dell’acqua il 22 marzo”. Ne scrive Umberto De Giovannangeli su “Oltremare”, magazine dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Pubblichiamo di seguito la versione integrale dell’articolo.
““In un contesto segnato da un aumento della domanda (più 1% all’anno dagli anni’80) si è verificato un aumento significativo dei conflitti legati all’acqua. Tra il 2000 e il 2009, ne sono stati censiti 94. Tra il 2010 e il 2018, si è arrivati a 263“, rimarca il rapporto. “Se non si inverte questa tendenza, con l’aumentare della popolazione nelle zone povere del mondo (la popolazione africana, stimata oggi in circa un miliardo e 200 milioni di persone, è destinata a raddoppiare entro il 2050) e l’inasprirsi delle conseguenze dei cambiamenti climatici, in futuro sempre più conflitti saranno causati per guadagnare l’accesso all’acqua”.
Un concetto su cui insiste l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Federica Mogherini: “Fortemente contraria all’uso dell’acqua come arma da guerra, l’UE proseguirà il suo lavoro instancabilmente per prevenire e risolvere i conflitti; contribuire a una gestione equa, sostenibile e integrata delle risorse idriche; e promuovere la resilienza nei confronti dei cambiamenti climatici e a qualsiasi altra cosa abbia un impatto sull’acqua”, ribadisce “Lady Pesc” in un passaggio della sua lunga dichiarazione in occasione della Giornata mondiale dell’acqua. È quanto è scritto nella dichiarazione.
Ci si prepara dunque a ratificare ed adottare le iniziative portate avanti dall’Onu nei confronti di questo tema sempre più delicato, quali ad esempio “la Convenzione sulla protezione e l’uso dei corsi d’acqua transfrontalieri e dei laghi internazionali”, sperando che le Nazioni Unite convoglino all’unisono verso una posizione positiva in materia.
Le Water Wars.
Ismail Serageldin, ex vicepresidente della Banca Mondiale, nel 1995 avvertì: “Se le guerre del XX secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del XXI secolo avranno come oggetto l’acqua. Da Israele all’India, passando per la Turchia, sono numerosi i focolai che presto potrebbero sfociare in veri e propri conflitti armati.
Il corso del Nilo, riserva idrica di molti Paesi africani; il fiume Indo in Pakistan i cui affluenti nascono in India; il bacino fluviale del Giordano e infine il controllo da parte della Turchia del Tigri e l’Eufrate, da cui dipendono Siria e Iraq, il Mekong in Asia, sono alcuni dei teatri futuri delle guerre per l’acqua. “La guerra mondiale per l’oro blu: non ha mai usato giri di parole Papa Francesco per richiamare ‘il diritto di ogni persona all’accesso all’acqua potabile e sicura’ e denunciare lo scandalo della sete – scrive l’Osservatore Romano – in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, che si celebra il 22 marzo su iniziativa delle Nazioni Unite, le parole del Pontefice pongono l’allarmante questione se, in mezzo a questa ‘terza guerra mondiale a pezzetti’ che stiamo vivendo, non stiamo andando verso la grande guerra mondiale per l’acqua.
Con questa denuncia, rilanciata al workshop sulle risorse idriche organizzato dalla Pontificia accademia delle scienze il 24 febbraio del 2017, il Papa ha fatto anche presente, più volte, che l’accesso all’’acqua potabile è un diritto umano essenziale e una delle questioni cruciali del mondo attuale’. “Di qui – prosegue il giornale della Santa Sede – i suoi appelli agli Stati, ricordando la drammatica realtà che costituisce una vergogna per l’umanità: mille bambini muoiono ogni giorno a causa di malattie espressamente collegate all’acqua”.
Il grido d’allarme di Bergoglio trova drammatica conferma nel rapporto licenziato dall’Unicef nella Giornata mondiale dell’acqua. Secondo il rapporto dell’Agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia, i bambini sotto i 15 anni nei Paesi colpiti da conflitti protratti nel tempo, in media, hanno probabilità 3 volte maggiori di morire a causa di malattie diarroiche dovute alla mancanza di acqua sicura e servizi igienico-sanitari che per violenza diretta.
Il rapporto “Acqua sotto attacco” (Water Under Fire) mostra i tassi di mortalità in 16 paesi durante conflitti prolungati e mostra che, nella maggior parte, i bambini sotto i 5 anni hanno probabilità 20 volte maggiori di morire per malattie legate alla diarrea dovuta alla mancanza di accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari sicuri che per violenza diretta. “Le probabilità già sono contro i bambini che vivono conflitti prolungati – molti di loro non possono raggiungere fonti di acqua sicura,” ha dichiarato Henrietta Fore, Direttore generale Unicef. “La realtà è che ci sono più bambini che muoiono per la mancanza di accesso ad acqua sicura che per proiettili”.
Senza acqua, i bambini semplicemente non -possono sopravvivere. Secondo gli ultimi dati, nel mondo 2,1 miliardi di persone non hanno accesso ad acqua sicura e 4,5 miliardi di persone non usano servizi igienico-sanitari sicuri. Senza acqua sicura e servizi igienico sanitari efficaci, i bambini sono a rischio di malnutrizione e malattie prevenibili che comprendono anche diarrea, tifo, colera e polio.
Le ragazze sono particolarmente colpite: sono vulnerabili a violenza sessuale mentre raccolgono acqua o si apprestano ad utilizzare le latrine. Devono fare i conti con la loro dignità mentre si lavano e curano l’igiene mestruale. Non vanno a scuola durante il periodo mestruale se le scuole non hanno acqua e strutture igieniche adatte.
Queste minacce sono acuite durante i conflitti quando attacchi indiscriminati distruggono infrastrutture, feriscono personale e tagliano l’energia che consente di ricevere acqua e utilizzare i sistemi igienico sanitari. I conflitti armati limitano anche l’accesso alle attrezzature di riparazione essenziali e ai materiali di consumo come carburante o cloro – che possono essere esauriti, razionati, dirottati o bloccati alla distribuzione.
Fin troppo spesso i servizi essenziali vengono deliberatamente negati. “Attacchi deliberati su strutture idriche e igienico sanitarie sono attacchi contro bambini vulnerabili,” rimarca d Fore. “L’acqua è un diritto di base. È una necessità per la vita”. L’Unicef lavora nei Paesi in conflitto per fornire acqua sicura da bere e servizi igienico-sanitari adeguati migliorando e riparando i sistemi idrici, trasportando acqua, costruendo latrine e promuovendo informazioni sulle pratiche igieniche. L’Unicef chiede ai governi e ai partner di: fermare gli attacchi contro infrastrutture idriche e igienico-sanitarie e personale; collegare la risposta salva vita umanitaria a uno sviluppo del sistema idrico e sanitario sostenibile per tutti; rinforzare la capacità dei governi e delle agenzie di fornire consistentemente servizi idrici e igienico sanitari di alta qualità durante le emergenze.
Il rapporto ha calcolato i tassi di mortalità in 16 Paesi con conflitti prolungati: Afghanistan, Burkina Faso, Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Iraq, Libia, Mali, Myanmar, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Siria e Yemen. In tutti questi Paesi, ad eccezione di Libia, Iraq e Siria, i bambini di 15 anni e più giovani hanno più probabilità di morire per malattie legate all’acqua rispetto che a causa di violenze collettive. Eccetto in Siria e Libia, i bambini sotto i 5 anni hanno possibilità 20 volte maggiori di morire per malattie diarroiche legate ad acqua e servizi igienico sanitari non sicuri rispetto che a violenze collettive.
Il controllo delle risorse idriche scuote il Medio Oriente.
Annotava Gigi Riva, tra i più autorevoli inviati di guerra, nel commentare su “l’Espresso” il rapporto dell’Onu 2018: “Da sette anni si combatte in Siria e accanto alle cause più conosciute (scontro etnico, religioso, di potere) bisognerebbe elencare anche la siccità”. Negli anni immediatamente precedenti alla rivolta contro Bashar al Assad la mancanza di piogge e la minor portata dei fiumi, decimò i raccolti, costrinse un milione e mezzo di persone a cercare invano fortuna nei centri abitati.
La povertà conseguente fu una miccia della rivolta contro il regime poi egemonizzata dallo Stato islamico e dalle altre sigle più o meno jihadiste. Basta spostarsi di poco per trovare analogo scenario lungo il Giordano, condiviso da Israele, Giordania, Siria, Libano, Cisgiordania, ma sfruttato soprattutto da Israele: l’acqua non per caso è uno dei punti nodali in ogni trattativa di pace, tutte al momento fallite, tra lo Stato degli ebrei e i palestinesi. Nel martoriato Yemen, entrato nel quarto anno di guerra, 18 milioni di persone lottano ogni giorno per avere accesso ad acqua pulita per bere, per lavarsi e per scongiurare epidemie di malattie mortali come il colera, ricorda Oxfam.
Soltanto lo scorso anno si sono registrati quasi 400 mila casi di colera e un migliaio di morti. Il futuro resta denso di ombre inquietanti. Perché alle Water Wars in atto se ne potrebbe aggiungere un’altra che coinvolgerebbe India e Pakistan.
Non si arriverà – si spera – all’uso dell’atomica, ma ci sono studiosi che ipotizzano una prossima “guerra dell’acqua”.
Come riporta Foreign Policy, la decisione di costruire una diga sul fiume Ravi, al confine tra i due Stati, è già un atto di ostilità: le acque sono indiane, ma una porzione viene lasciata scorrere in Pakistan. Andare a colpire dove fa male – cioè sulle risorse idriche – non farà che aumentare il disaccordo tra i due Stati, soprattutto perché il Pakistan, sotto questo profilo, non se la passa bene: nel 2025, si prevede, la scarsità di acqua sarà altissima e avrà un impatto profondo su tutte le attività umane, in primo luogo l’agricoltura. Una “guerra dell’acqua” combattuta da due potenze nucleari: uno scenario agghiacciante. Uno scenario possibile”. (aise)