LA FIVL IN RICORDO DI CESARE AMATO DUJANY

AOSTA\ aise\ - La Federazione Italiana Volontari della Libertà ricorda con affetto uno dei suoi protagonisti più longevi, il senatore Cesare Dujany – partigiano combattente César – presidente dell’Associazione Partigiani Autonomi della Valle d’Aosta (aderente alla FIVL), scomparso il 31 marzo scorso a Châtillon all’età di 99 anni.
Personalità di altissimo spessore civile, politico e culturale, Dujany ha ricoperto un ruolo centrale nella promozione della memoria partigiana e nella diffusione dei valori resistenziali, che ha incarnato e declinato nella sua lunga attività di rappresentante delle comunità valdostane, in molti – importantissimi e di lunga durata – incarichi politici e amministrativi.
Dujany era nato a Tenso, una frazione di Saint-Vincent, il 20 febbraio 1920; figlio di un ferroviere, perse il fratello Adolphe, di un anno più grande di lui, nella tragica campagna di Russia. Poco più che ventenne, combatté nella brigata “Marmore” in Valtournenche, fu membro del CLN regionale e, nel 1945, commissario del “suo” comune di Châtillon.
Formatosi nel Seminario Minore di Aosta, nel 1949 si laureò in Lettere all’Università di Torino, con una tesi sulle opere di Xavier de Maistre, pensatore vicino a Jacques Maritain, che fu il maestro del cattolicesimo sociale e principale sostenitore del ruolo centrale dei laici nella vita della Chiesa.
A lungo insegnante nella scuola bilingue italiano-francese, fu uno dei più impegnati fautori dell’istituzione federalista della Regione autonoma della Valle d’Aosta, di cui fu anche presidente, dal 1970 al 1974.
Alla sua lunga e feconda attività politico-amministrativa (fu consigliere comunale, sindaco, consigliere regionale, assessore, presidente di regione, deputato e senatore), Dujany affiancò quella di storico e studioso della Resistenza e della Valle d’Aosta: promosse, tra l’altro, la pubblicazione dell’opera omnia dell’Abbé Treves, considerato la guida dell’antifascismo e del federalismo cattolico valdostano per un’intera generazione.
Della sua attività di testimone e interprete della Resistenza valdostana rimane traccia non solo nel suo ruolo centrale nella fondazione, il 5 Aprile 1974, dell’Istituto storico per la resistenza e della società contemporanea in Valle d’Aosta, istituzione che ha presieduto dal 2008 al 2019, ma soprattutto nella promozione costante della ricerca storica e della divulgazione della memoria realizzata con la promozione di numerose pubblicazioni, dell’attività educativa e formativa rivolta alle scuole e nel dialogo costante con le giovani generazioni.
Intellettuale colto e raffinato, fu un convinto sostenitore dell’idea di un’Europa unita e federale, capace di unirsi nel rispetto delle particolarità dei territori e del loro spirito di autonomia. Con Émile Chanoux, Federico Chabod, Alessandro ed Ettore Passerin d’Entrèves, César Dujany è considerato uno dei più illustri esponenti del pensiero autonomista valdostano.
Nella sua lunga vita, “forgiata dalla Resistenza a vent’anni”, come ricorda Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale, Dujany ha tenuto alto il faro dell’impegno civile, “ricordandoci fino all’ultimo il dovere di combattere tutti i fascismi, quale che sia la forma in cui la storia li ripropone”.
Uomo dalla presenza discreta ma saggia e competente, Dujany ha mostrato per tutta la vita un’insaziabile curiosità intellettuale. Fino alla fine della sua lunga esistenza ha incitato i suoi interlocutori a conoscere, approfondire, studiare, capire. Con i suoi modi garbati poneva domande, sapeva ascoltare e amava confrontarsi in modo rispettoso, ma sempre intelligente e stimolante, senza arroganza e con uno spirito di semplice e umana generosità, che gli veniva dalla sua formazione e, ancor più, dalla sua natura di autentico democratico.
Indimenticabili rimangono le sue parole, dedicate e rivolte ai giovani, pronunciate nell’intervista registrata per il DVD realizzato dalla F.I.V.L. in occasione del 70° anniversario di fondazione. Da quel documento – e da tutte le testimonianze che ha lasciato – emerge con chiarezza che il suo modo di leggere il mondo non era né nostalgico, né disinformato, né categorico: era ispirato da una visione prospetticamente e intimamente positiva. Grazie al suo innato spirito ottimista e alla sua capacità di guardare lontano – oltre gli ostacoli e le difficoltà contingenti – Dujany ha unito al realismo pragmatico la più tenace e convinta speranza nel futuro, nella libertà e nella responsabilità dei singoli, nel protagonismo dei giovani e del loro bisogno di futuro.
Una voce, la sua, che mancherà a molti, primi fra tutti ai tanti valdostani ha per molti anni servito e amato. (aise)