L’ARCHIVIO RICORDI E GIUSEPPE VERDI A NEW YORK: COME SI ARRIVÒ ALLE SUE ULTIME OPERE – di Claudio Moschin

NEW YORK\ aise\ - "La storia ce lo racconta: dopo l’opera lirica Aida del 1871 e ad eccezione di progetti solo occasionali, Giuseppe Verdi (1813-1901), il più importante compositore italiano del tempo, decise di ritirarsi dal mondo musicale all’età di soli 58 anni". Si apre così un articolo a firma di Claudio Moschin, pubblicato in primo piano sul portale de La Voce di New York, giornale bilingue diretto da Stefano Vaccaro.
"Questo, tuttavia", continua l’articolo, "non impedì al suo editore, il grande Giulio Ricordi (1840-1912), e al suo futuro librettista, Arrigo Boito (1842-1918), di chiedere al maestro di tornare sulla sua decisione e quindi di nuovo sulla scena operistica. Così, seppure a malincuore (ce lo dicono le cronache del tempo), dopo il pensionamento Verdi scrisse i due lavori che sarebbero diventati poi il giusto coronamento della sua incredibile carriera: cioè Otello, presentato per la prima volta nel 1887, e Falstaff, messo in scena cinque anni dopo, nel 1893.
La mostra "La creazione di Otello e Falstaff – Highlights dall’Archivio Ricordi" (6 settembre 2019-5 gennaio 2020), organizzata dalla Morgan Library & Museum di New York in collaborazione con l’Archivio Storico Ricordi/Bertelsmann e curata da Gabriele Dotto e Fran Barulich, ci narra proprio questo periodo creativo di Giuseppe Verdi: ed è la prima mostra del genere negli Stati Uniti, la prima a presentare rari documenti e oggetti dell’Archivio Storico Ricordi di Milano e ad offrire ai visitatori una panoramica sulla produzione di queste due opere e sulla complessa impresa di dar vita a un’opera.
In mostra quindi si vedranno scenografie, costumi, manoscritti autografi, contratti, pubblicazioni, poster, estratti video di produzioni recenti, materiale che permette ai visitatori di sperimentare gli enormi sforzi di collaborazione che preludono alla nascita di una produzione operistica.
Il finanziamento principale di questa mostra è stato generosamente fornito da Marina Kellen French e dalla Fondazione Anna-Maria e Stephen Kellen". (aise)