L’ITALIA AL FESTIVAL DI FOTOGRAFIA HEAD ON DI SYDNEY

SYDNEY\ aise\ - L’Istituto Italiano di Cultura di Sydney ha rinnovato anche nel 2019 la sua collaborazione con il festival Head On Photo presentando la mostra “Hands” della fotografa Monia Merlo. La mostra sarà inaugurata il 3 maggio, alle ore 14, nella sede dell’Istituto.
L’Istituto ospiterà inoltre all’interno della rassegna la mostra The Valley of Shadows del fotografo Camillo Pasquarelli, che verrà esposta da sabato 4 a domenica 19 maggio presso la Paddington Town Hall.
Hands: le mani parlano sempre. Emozioni che vanno al di là delle parole. Quel che affascina Monia delle mani è che attraverso il loro movimento rivelano, vanno oltre le espressioni del viso. Per la fotografa queste foto sono la forma più vera di ritratto intimo. Mostrano fragilità, eleganza, bellezza ma soprattutto donne ritratte nel loro distacco dal mondo. Sono chiuse in loro stesse, irraggiungibili e non cercano alcun dialogo con lo spettatore. Come ha scritto Milan Kundera in Immortalità: “Immagina vivere in un mondo senza specchi. Sogneresti la tua faccia e la immagineresti come un riflesso esteriore di quel che è dentro di te. E poi, quando compi 40 anni, qualcuno ti mettesse di fronte a uno specchio per la prima volta nella tua vita. Immagina che paura! Vedresti la faccia di uno sconosciuto. E capiresti chiaramente quello che non sei capace di comprendere: la tua faccia non è te”.
Monia Merlo è una fotografa nata nel 1970 in una piccola cittadina vicino a Venezia. Dopo aver completato gli studi, ha unito il suo lavoro da architetto alla passione per l’arte e la fotografia, rendendola il suo mezzo espressivo principale. Monia attualmente lavora come fotografa freelance, i suoi lavori si focalizzano soprattutto sulla moda, incluse collaborazione con marchi famosi e riviste. Le sue foto traggono ispirazione dalla letteratura, poesia, natura e dai suoi sentimenti piu intimi. Sono mezzi di creazione, ricerca e sviluppo di un lavoro sottoposto a un’evoluzione costante, cosi come un modo di rappresentare, attraverso corpi femminili fragili, la ricerca di se da parte dell’artista. È dotata di uno stile pittorico, ha esibito i propri lavori in musei e molte mostre. Le sue fotografie sono state pubblicate su varie riviste, libri, giornali e altri media. Alcuni dei suoi progetti sono rappresentati da Art + Commerce New York, Sakura Gallery a Parigi e Trevillon UK.
Come accennato, nell’ambito del festival l’IIC supporta anche l’artista Camillo Pasquarelli con il progetto The Valley of Shadows. La valle del Kashmir, un territorio conteso tra India e Pakistan dal 1947, è una delle zone più militarizzate al mondo. Nel 2010 il governo indiano ha fornito una nuova arma alle forze di sicurezza schierate nella zona: cartucce piene di centinaia di pallini di piombo, definite come armi non letali. L’8 luglio 2016 il giovane comandante Burhan Wani del gruppo guerrigliero Hizbul-e-Mujahideen è stato ucciso in un incontro dall’esercito indiano. Popolare soprattutto tra i giovani grazie all’uso dei social network per diffondere il messaggio, il martirio di Wani ha rappresentato la scintilla che ha fatto scoppiare gli scontri in tutta la valle. Centinaia di ragazzi hanno invaso le strade di Kashmir per protesta contro l’“occupazione indiana”, scagliando pietre all’esercito e alla polizia del Kashmir. Le forze di sicurezza, dal luglio 2016, hanno risposto utilizzando estensivamente fucili a canna liscia. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, la nuova arma è responsabile di aver accecato circa mille persone e averne uccise decine. Con dozzine di pallini in corpo, le vittime subiscono conseguenze a lungo termine sconosciute. Le vittime, rimaste totalmente o parzialmente non vedenti, parlano dell’oscurità calata sulle loro vite. Le uniche cose rimaste da vedere sono le vaghe ombre che le circondano.
Camillo Pasquarelli è un fotografo documentarista nato a Roma nel 1988. Solamente dopo aver completato gli studi di scienze politiche e antropologia ha deciso di dedicarsi interamente alla fotografia. Attualmente è interessato soprattutto a progetti personali e a lungo termine e tratta la fotografia documentaria attraverso la combinazione di un approccio antropologico e il mezzo fotografico. Dal 2015 lavora a un progetto sulla valle del Kashmir, India, esplorando la nozione e l’esperienza di conflitto, memoria, religione e aspirazioni politiche. Nel 2016 ha ricevuto una delle borse di studio della “Alexia Foundation” per continuare a lavorare sul suo progetto a lungo termine “The endless winter of Kashmir”. (aise)