LONTANI MA NON TROPPO

ROMA – focus/ aise - “Il mestiere di fabbro attraversa l'Atlantico: dal Cadore al Brasile. A portarlo con sé in nave, nelle sue braccia e nella sua mente, è Giovanni Battista Cadorin, fabbro per tradizione di famiglia”. È stato lui il protagonista la scorsa settimana delle “Storie di emigranti” dell’Associazione dei Bellunesi nel Mondo.
“Nasce il 29 novembre 1841 e nel 1877 emigra in Algeria. Nel febbraio 1883 il viaggio verso il Sudamerica, con destinazione Urussanga, dove Giovanni Battista porta i suoi strumenti di lavoro fatti in Italia per continuare a fare quello che gli riesce meglio: lavorare il ferro. Opera in un capannone vicino a dove abita, nella comunità di Rio Salto, a solo un chilometro dal centro. Proprio in centro, dopo qualche tempo, apre un negozio. Si occupa di finitura e vendita di strumenti. Lo porterà avanti il figlio Lorenzo, nato l'11 febbraio del 1883, che saprà anche espandere l'attività costruendo una nuova fabbrica vicino alla Chiesa e al fiume “Americano”. Il lavoro da fare era tanto e, pur cattolico, a volte Lorenzo lavorava anche la domenica. “Sta atento Lorenzo – gli dicevano - che el diaol cualche dì el va iutarte”. Iniziarono le critiche dei fedeli, ma soprattutto cominciò a circolare una voce: Lorenzo aveva visto il diavolo seduto sull'incudine. La notizia girava in lungo e in largo, tanto che in un viaggio d’affari, fermatosi per dormire in una pensione, Lorenzo si sentì chiedere dal proprietario se la storia dell'incudine fosse vera. È solo una leggenda, cercò di spiegare. La sua voglia di emergere era più forte delle difficoltà. Acquistò nuove terre e ottenne il diritto di innalzare i livelli del fiume con una piccola diga. Un canale di venticinque metri portava l'acqua a muovere due rote, che a loro volta muovevano due mazze, tre forni, una stampatrice di zappe, un macinacaffè e una dinamo. La dinamo generava energia elettrica per la casa di Lorenzo e per l'Hotel Gazzola lì vicino. L'aumento di produzione espanse gli affari verso altri comuni e aziende più grandi. Andavano forte le zappe con il marchio LC (Lorenzo Cadorin). La famiglia dava una mano e oltre al ferro lavoravano anche uva, vino e cereali. Ogni giorno Carolina, la moglie di Lorenzo, preparava una polenta per tutti gli operai. Con il trascorrere degli anni la produzione si ridusse e nel 1963 la fucina restò in piedi per i soli bisogni famigliari”.
E poi: Corridoi umanitari, migranti ieri e oggi e politiche d'integrazione: questi i temi della due-giorni promossa dalla Chiesa valdese di Zurigo e dalla Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera, in programma da venerdì scorso alla Zwinglihaus di Zurigo (Aemtlerstrasse 23). Il programma ha inizio con il vernissage delle mostre “MICROPOLIS – La città di provincia al tempo del Melting Pot” a cura del giornalista e fotografo Claudio Colotti, “Italiani a Oerlikon, dal 1946 al 2000” a cura di Sandro Bellisario e altri, e “Storia delle Colonie Libere Italiane in Svizzera” a cura di Sandro Cattacin e altri.
Sabato pomeriggio 30 marzo si è tenuto un convegno al quale sono intervenuti Marta Bernardini, operatrice del Programma Mediterranean Hope e dell’Osservatorio sulle Migrazioni a Lampedusa, Asmae Dachan, giornalista e scrittrice italo-siriana, esperta di Siria e Medio Oriente, Aniceto Adjang Mba Abeng, operatore della Diaconia valdese in Italia, e Rosanna Raths-Cappai, responsabile di progetto, Servizio per l’integrazione della Città di Zurigo. Obiettivo delle due giornate, sottolinea la Fclis, è quello di “informare e sensibilizzare la popolazione su quanto sta accadendo sul Mar Mediterraneo e renderla consapevole che si tratta di un problema di dimensione continentale. Vogliamo parlare di corridoi umanitari, dei fenomeni migratori passati e attuali nonché di politiche adeguate e lungimiranti per affrontare i flussi”. Infine, “Abrussels”, l’associazione degli abruzzesi a Bruxelles, in collaborazione con l’associazione degli Abruzzesi di Liegi, ha lanciato nei mesi scorsi “Cultura al centro", un bando per assegnare 2.100 euro ad una associazione no profit apartitica operante in Abruzzo. Per partecipare al bando, le associazioni dovevano presentare un progetto che avesse l’obiettivo di valorizzare il patrimonio artistico e culturale regionale per attività socio – culturali legate al territorio, in grado di coinvolgere le comunità locali e le scuole di secondo grado.
“Il bando ha riscosso molto successo”, afferma Claudio Vernarelli, presidente dell’Associazione Abrussels. “Sono state vagliate 33 proposte giunte da tutte le province e non è stato facile decretare il vincitore, considerata la validità di molti dei progetti pervenuti. Dopo un’attenta valutazione, è stato selezionato il progetto “Il Cammino dell’Adriatico”, dell’Associazione Paliurus di Pineto”.
Il “Cammino dell’Adriatico” si svolgerà sul percorso ciclopedonale che va da Martinsicuro (Teramo) a San Salvo (Chieti), lungo il tracciato abruzzese dei pellegrini che si recavano in Terra Santa percorrendo a piedi la penisola italiana da Venezia a Brindisi. Ciò è testimoniato storicamente dai cinque affreschi all’interno della chiesa romanica di Santa Maria di Propezzano, nel comune di Morro d’Oro (Teramo).
Il progetto promuove il turismo lento ed ecologico in una costa veloce come quella adriatica, riscoprendone le bellezze artistiche e naturali con attenzione all’identità dei luoghi, cosa che, invece, il turismo di massa costiero ha negli anni banalizzato o ignorato. (focus\ aise)