MATTARELLA: LA CULTURA NON TOLLERA CONFINI
RECANATI\ aise\ - Un “omaggio a Leopardi, alla cultura, alla nostra cultura e alla cultura in generale che, per la verità, non tollera confini”. Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha spiegato le ragioni della sua presenza oggi a Recanati, in occasione delle celebrazioni promosse per i 200 anni della stesura de “L’Infinito” di Giacomo Leopardi.
Il Capo dello Stato è intervenuto alla cerimonia inaugurale del recupero e restauro – da parte del Fai – del Centro Nazionale Studi Leopardiani e dell’Orto sul Colle dell’Infinito e ha visitato Casa Leopardi. Presente alle celebrazioni anche Dario Franceschini, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo.
“Non era previsto il mio intervento e davvero non pensavo di prendere la parola. Ma non posso farne a meno e desidero farlo per ringraziare anzitutto per l'accoglienza, a partire da quella dei bambini, prima di entrare in questa sala”, ha esordito Mattarella. “Mi limito a questo saluto. Vorrei soltanto esporre le ragioni per cui sono presente qui oggi. Naturalmente il primo motivo è un omaggio a Leopardi, alla cultura, alla nostra cultura e alla cultura in generale che, per la verità, non tollera confini”.
“Un altro motivo della mia presenza è per ringraziare il Fai per questa iniziativa di straordinario valore. Il Fai – ha sottolineato il Capo dello Stato – acquisisce un'altra tra le tante benemerenze e dimostra ancora una volta l'importanza delle realtà associative private che si prefiggono e coltivano interessi generali che rispondono non soltanto a un modello della nostra Costituzione, ma che nella realtà costituiscono parte importante e decisiva del tessuto del nostro Paese”.
Mattarella ha quindi condiviso “un piccolo ricordo personale che riguarda Leopardi, in particolare di alcune sue parole. Ero agli inizi del mio impegno nella vita delle istituzioni quando ho riletto alcune cose scritte da Leopardi nello Zibaldone. Sappiamo tutti che lo Zibaldone contiene una quantità sterminata di pensieri, riflessioni, appunti; non avrebbe questo nome se non fosse così, mi pare che si tratti di oltre quattromila pagine. Vi è un passo – ha spiegato il Presidente – in cui Leopardi scrive che il fine della società è il bene comune e aggiunge che la società contiene un principio di unità. Queste parole così belle sono accompagnate da considerazioni di forte scetticismo sulla capacità di qualunque ordinamento di assicurare la felicità dei cittadini”.
“Due concetti importanti perché attualissimi”, ha sottolineato. “Il fine della società è il bene comune; la società contiene, esprime – le mie parole sono imprecise naturalmente, non sono una citazione, vado a memoria - un principio di unità, cioè un principio che deve far sentire la società come una comunità di vita, come mi sembra sempre giusto ripetere. Anche per questo, la riconoscenza a Leopardi è molto grande. Non si limita alla suggestione e al coinvolgimento che ciascuno di noi avverte quando è catturato dalla lettura o dalla rilettura di una sua poesia, ma si riferisce anche a questi pensieri e a queste riflessioni”.
“Quindi il motivo per cui sono qui”, ha concluso, “la riconoscenza del nostro Paese a Giacomo Leopardi”. (aise)