MITJA RABAR: L’ANIMATORE ITALIANO CHE LAVORA AI FILM DISNEY PREMIATI CON L’OSCAR– di Silvia Giudici

SAN FRANCISCO\ aise\ - ““L’animatore è un artista che avrebbe potuto fare l’attore ma essendo molto timido ha deciso di lavorare dietro le quinte”. Parola di Mitja Rabar, disegnatore italiano di 40 anni, la cui timidezza è compensata da un grande talento artistico e dalla passione per il disegno e l’animazione. Unico animatore italiano a lavorare per Disney Animation Studios, Mitja mi dà appuntamento negli studi di Burbank, dove il triestino è di casa da ormai sette anni e dove, una volta passati sotto l’enorme cappello stellato da apprendista stregone che trionfa sopra l’ingresso principale, mi accompagna in un tour nel tempio dell’animazione”. Ad intervistare Rabar è stata Silvia Giudici per “l’ItaloAmericano”, magazine diretto a San Francisco da Simone Schiavinato.
“L’ultimo lungometraggio al quale Mitja ha dato il suo contributo è stato Ralph Spacca Internet, opera animata diretta da Rich Moore e Phil Johnston che narra le avventure di Ralph Spaccatutto, il cattivo del videogioco Felix Aggiustatutto, e della sua amica Vanellope von Schweetz.
“Nel momento in cui ho capito che la passione per l’animazione poteva diventare un lavoro, mi ci sono buttato a capofitto” mi racconta Mitja, che negli ultimi anni ha lavorato a Oceania, Frozen, Big Hero 6 e Zootropolis, cinque film di cui tre vincitori dell’Oscar. “Ho studiato all’Accademia di Belli Arti a Venezia e dopo la laurea ho fatto un workshop sui programmi 3D; da lì ho fatto tanta gavetta in Italia facendo spot e videoclip. Successivamente mi sono trasferito in Germania e poi in Francia per lavorare su Cattivissimo Me. Alla Disney sono approdato nel 2011 per lavorare su Ralph Spaccatutto”.
D. Di cosa ti occupi esattamente qui?
R. Sono un animatore, ovvero animo i personaggi principali. Il mio lavoro parte da uno storyboard che mi viene fornito dal regista e io devo sviluppare una performance basandomi su di esso. Per farlo mi vengono dati i dialoghi e la durata della sequenza, e seguendo le indicazioni del regista animo i personaggi come se fossero veri e propri attori in un film.
D. Quanti siete nel team di lavoro?
R. Siamo circa 80 persone. In passato si tendeva a dare ad ogni animatore un personaggio specifico, ora non è sempre così: se all’interno di una scena ci sono più personaggi, si animano tutti i personaggi. In questo film mi sono occupato principalmente di Shank e Vannelope, meno di Ralph e Yesss.
D. C’è stato un momento rivelatore per te?
R. Ho sempre avuto la passione per l’illustrazione e credevo che avrei potuto dedicarmi a quella dei libri per bambini. Questo in genere è quello a cui ambisce chi studia all’Accademia di Belle Arti in Italia.
D. Qual è il tuo film d’animazione preferito?
R. La Spada nella Roccia, che forse non è il migliore, ma era il mio preferito. Da piccolo mi piaceva anche Dylan Dog. Collezionavo fumetti e albi.
D. Avresti mai immaginato che un giorno avresti lavorato alla Disney?
R. No, crescendo e vivendo in Italia è difficile pensare che si possa lavorare alla Disney. Se cresci a Los Angeles pensi possa essere possibile lavorare a Hollywood, è una cosa normale. A Trieste non lo è. Quindi, anche se la mia passione era l’animazione, mai avrei pensato che sarebbe potuto diventare un lavoro. Qui c’è anche un’offerta scolastica migliore, ci sono scuole dove si insegna e si studia l’animazione come un vero e proprio mestiere. È stata dolorosa la decisione di lasciare l’Accademia delle Belli Arti ma ho dovuto farlo, l’approccio lì è solamente classico.
D. Come è andato il passaggio alla Disney? C’è qualcosa che ti ha scioccato?
R. Mi sciocca ogni giorno in senso positivo! In Francia lavoravo in una compagnia medio-grande, Disney invece è una realtà che ha 100 anni. Il modo di lavorare in America è diverso. Qui c’è la capacità di organizzare le cose, di focalizzare le energie, di mettere insieme i soldi e le conoscenze. Penso che Disney esista perché siamo in America. A loro devo dire grazie.
D. E che apporto hai dato a questo film con il tuo essere europeo?
R. Noi europei abbiamo una profondità maggiore per certe cose, qui però facciamo film americani. Mi aiuta la mia preparazione che è molto vasta, ho tante piccole conoscenze e una gavetta lunga dieci anni. La cosa più difficile per me è che essendo film americani, e visto che i gesti qui non esistono, ci sono tante cose che vorrei inserire ma non posso. C’è un linguaggio globale e poi c’è quello del nostro Paese! In alcuni casi ho tentato di inserire qualche gesto ma si tratta di un linguaggio totalmente diverso.
D. A quale film ti sei affezionato di più?
R. Oceania. Il processo è stato molto bello e i registi, John Musker e Ron Clements, sono gli stessi di Aladino e La Sirenetta. Uno di loro è in pensione adesso. E poi l’attrice che dava la voce, Auli'i Cravalho, all’epoca era una sedicenne molto speciale con un’energia contagiosa, e grazie a lei il personaggio di Oceania è molto vivo. Non mi stanco mai di rivedere quel film, anche dopo 5 o 6 volte e dopo averci lavorato per un anno.
D. La cosa più difficile da fare per un animatore?
R. La cosa difficile è creare personaggi che ancora non conosci. A film terminato diventa un tuo amico, sai esattamente cosa farebbe in qualsiasi situazione.
D. Che differenza c’è nel lavorare per Disney o per altri posti?
R. La differenza tra lavorare alla Disney o altrove è che qui puoi incontrare i mostri sacri dell’animazione. E lavorare con loro è fantastico e speciale. Come animatori abbiamo la fortuna di lavorare a contatto con i registi, li vediamo giornalmente, ci parliamo, ci scherziamo. Una cosa bella del lavorare in America è che nonostante si lavori tante ore e sotto stress, si mantiene sempre un’atmosfera positiva, è favolosa questa cosa che anche se sei stanco, sei felice di venire a lavorare e vedere i tuoi colleghi. Il lavoro è spesso molto duro, si fa tanta fatica, si lavora moltissimo ma tutte le persone hanno una forza, un’energia e una dedizione molto forte. C’è sempre un senso di fierezza anche quando il lavoro diventa faticoso.
D. Disegni nel tempo libero?
R. No! Ho tanti hobby, mi piace lavorare con il legno ad esempio. Come animatore è utile avere tanti altri spunti creativi al di fuori del lavoro perché impari sempre: quando giro per la città, osservo le persone come parlano o muovono gli occhi. Ogni tanto la gente mi guarda male perché fisso le persone per osservare i loro movimenti. Ma non sono un pazzo, sono solo un animatore!
D. Cosa hai imparato da questi anni in Disney?
R. Ho imparato ad accettare le critiche, a lavorare in team, a fidarmi dei miei supervisori. È come essere in una grande orchestra dove devi capire quale è il tuo ruolo”. (aise)