NUOVO FORMATO GRAFICO PER IL “MESSAGGERO DI SANT’ANTONIO” PER L’ESTERO

PADOVA\ aise\ - Con il numero di febbraio il “Messaggero di sant’Antonio” per l’estero ha un nuovo progetto grafico che caratterizzerà per il futuro la rivista. Un formato leggermente più stretto, foto più grandi e scelte con ancora maggior cura, apertura a nuovi linguaggi come il graphic journalism o graphic novel, temi ancor più coraggiosi e di “frontiera”, e le immancabili pagine dedicate ai nostri emigrati all’estero.
“Una veste nuova, ma la passione non cambia – scrive nell’editoriale fra Fabio Scarsato, direttore responsabile della rivista – Perché l’inedito formato grafico non muterà quella lettura della realtà in chiave evangelica, francescana e antoniana che ci contraddistingue”.
Esempio di questo nuovo corso è la copertina “Cervelli in fuga” dedicata agli expat e l’approfondimento “Mobiles, indagine sulla mobilità”, scritto da Giulia Cananzi e Mattia Moro (quest’ultimo autore anche dei disegni), che utilizza la tecnica del graphic giornalism. Il servizio illustra come stia cambiando la mobilità italiana negli ultimi anni e, in particolare, come il fenomeno dell’emigrazione nazionale si sia adattato, trasformato e rinnovato nel tempo.
Tra le storie di ormai ordinaria emigrazione nel numero di febbraio c’è quella di Marta Cacciavillani, raccontata da Nicoletta Masetto in “Il senso di Marta per l'arte”. Nonostante l’Italia detenga due terzi del patrimonio artistico mondiale, la curatrice e critica d’arte contemporanea originaria di Padova, come molti giovani creativi di casa nostra, è stata costretta a espatriare. Oggi, a 26 anni, vive e lavora a New York, ma ha già ricoperto ruoli in diverse organizzazioni nel Regno Unito, negli States e curato una retrospettiva alla NYU di Abu Dhabi.
Che cosa spinge due friulani a lasciare la propria terra e trasferirsi in Sudafrica lo spiega Luisa Santinello in “Ripartire da Ayama”. È la storia dei coniugi Michela Sfiligoi e Attilio dal Piaz che dal 2008 vivono a Paarl, a 50 km da Cape Town, dove hanno aperto un’azienda agricola e vinicola: Ayama, per l’appunto, parola xhosa che significa “qualcuno su cui contare”. Perché, accanto a produrre vino, olio e frutta la coppia dando lavoro a 23 persone, la coppia ha fondato un asilo-scuola per bambini svantaggiati che fornisce istruzione, cibo e trasporti.
Fondato nel 1898, il “Messaggiero” (scritto con la “i”) si caratterizzava al suo esordio come foglio informativo per i devoti del Santo. Nel 1963, in pieno clima conciliare, la prima grande svolta: il giornale fa spazio alle nuove aperture della Chiesa, forte delle diverse testate nel frattempo sviluppatesi dal ceppo originario, come l’edizione per gli italiani all’estero del “Messaggero di sant’Antonio”, il “Messaggero dei ragazzi” e le riviste in lingua straniera. A partire dal 2000 il mensile si concentra su quelle “buone notizie” che spesso non trovano spazio negli altri media, senza tralasciare le inchieste su questioni sociali, politiche e culturali, distintive del giornale fin dagli anni della Contestazione giovanile.
Nel 2016 l’ultima grande sfida con un massiccio restyling del sito web, che oggi integra la carta con articoli, blog, gallerie fotografiche e approfondimenti originali, lo sbarco sui social network e l’avvio delle pubblicazioni anche in formato digitale. (aise)