PIRANDELLO E DE SANCTIS CONTRO IL GUARDAROBA DELL’ELOQUENZA: DIALOGO A TRE VOCI ALLA DANTE ALIGHIERI
ROMA\ aise\ - Mercoledì prossimo, 11 dicembre, alle 17.30, la Società Dante Alighieri organizza a Palazzo Firenze (Piazza di Firenze 27, Roma) un “dialogo a tre voci” su Luigi Pirandello e Francesco De Sanctis. Gli interlocutori saranno Giulio Ferroni, Professore emerito della “Sapienza” di Roma, Rino Caputo, Professore emerito dell’Università di “Tor Vergata” di Roma, e Valerio Cappozzo, Professore associato presso l’University of Mississippi.
Dopo l’intervento di apertura di Alessandro Masi, Segretario Generale della Società Dante Alighieri, il dialogo punterà sul rapporto tra il grande critico e il grande scrittore cui la Dante ha dedicato le 19 domande su Luigi Pirandello. Di nuvole e vento con Caputo e 19 domande su Francesco De Sanctis. Il canto della ragione, con Caputo (entrambi a cura di Valeria Noli).
“Noi lamentiamo che alla nostra letteratura manchi il Dramma, e sul riguardo si dicono tante cose e tante altre se ne propongono, conforti, esortazioni, additamenti, progetti, opera vana”. È un giovane Luigi Pirandello, ancora studente a Bonn tra gli anni Ottanta e Novanta dell’Ottocento, che si esprime come se fosse già un protagonista della scena culturale. L’atteggiamento sarà ripreso da Antonio Gramsci in un Quaderno dal Carcere del 1934: “…è molto interessante questa prosa, al di là di quello che vuol dire immediatamente, certamente colpisce questa concezione della vita e dell’uomo, l’energia contenuta in questo passaggio”.
Il giovane e brillante Pirandello era forse familiare con insegnanti, insegnamenti e testi che si facevano eredi attivi di De Sanctis. Con lui condivideva tra l’altro l’avversione per la sequenza “tardorinascimentale retorica, barocca, secentista, il guardaroba dell’eloquenza” ed entrambi consideravano l’utilità sociale della letteratura in quanto rivelatrice di una realtà più profonda che supera i limiti del vero e del convenzionale. Appartenevano a famiglie di patrioti, ma il primo si collocava sulla realizzazione dell’Unità d’Italia mentre il secondo, pur nostalgico dell’energia proto-risorgimentale, registrava la “bancarotta del patriottismo”.
Nel confronto tra “i vecchi e i giovani”, Pirandello si dimostra dunque un nostro contemporaneo, anche se il suo distacco dal passato non è radicale ma risulta elaborato attraverso l’approccio e l’attualità dei temi trattati. La modernità di Pirandello si apprezza pienamente solo tornando a De Sanctis e alla sua opera, strumento per superare la comunicazione superficiale e trovare una verità più profonda sotto il velo del luogo comune. (aise)