RICERCA: CHE PASSIONE

ROMA – focus/ aise - In uno studio pubblicato sulla rivista internazionale Environmental Research Communications dall’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iia), si osserva come le variazioni meteo-climatiche svolgano un ruolo primario nell’influenza dei flussi migratori dalla fascia africana del Sahel all’Italia. I ricercatori si sono concentrati sul periodo 1995-2009, precedente alle primavere arabe e alla crisi siriana, escludendo così conflitti recenti ed evidenziando meglio eventuali incidenze climatiche. “In questo contesto appare interessante valutare quantitativamente l’influenza dei cambiamenti climatici sulle migrazioni dalla fascia africana del Sahel all’Italia, che rappresentano circa il 90% degli ingressi sul nostro territorio dalla rotta mediterranea”, afferma Antonello Pasini, ricercatore del Cnr-Iia e autore dello studio, svolto in collaborazione con Stefano Amendola, dottorando in fisica dell'Università di Roma Tre. “Nello specifico, abbiamo utilizzato un semplice modello lineare e un altro più sofisticato di intelligenza artificiale, un sistema a rete neurale recentemente sviluppato dal nostro gruppo, in grado di evidenziare cambiamenti non graduali ed effetti del superamento di determinate soglie nelle variabili meteo-climatiche. Con il modello a rete neurale siamo stati in grado di spiegare quasi l’80% della variabilità nelle correnti migratorie verso l’Italia, prendendo in considerazione i soli dati meteo-climatici, per causa diretta e per influenza sull’ammontare dei raccolti annuali”.
L’agricoltura rappresenta quindi un collegamento tra cambiamenti climatici e migrazioni. “Raccolti poveri ed eventuali carestie, congiuntamente alle ondate di calore durante la stagione di crescita, amplificano il fenomeno migratorio”, chiarisce Pasini. Sempre il Cnr protagonista di un altro importante traguardo: Una recente ricerca, infatti, frutto della collaborazione tra Istituto di ricerche sulla combustione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irc), il Dipartimento di ingegneria chimica, dei materiali e della produzione industriale dell’Università degli studi di Napoli Federico II e l’IBM Research Center di Zurigo, ha mostrato le prime immagini delle molecole che, come tasselli di un puzzle, compongono le particelle di fuliggine. Le immagini sono state realizzate mediante un avanzato microscopio a forza atomica ad altissima risoluzione presente presso l'IBM Research Center di Zurigo che permette di vedere i singoli atomi all’interno delle molecole. “Le particelle di fuliggine emesse nell’ambiente hanno un forte impatto sulla salute umana e sugli ecosistemi e sul clima. Avere svelato la loro struttura a livello molecolare e atomico ha un’enorme rilevanza scientifica”, spiega Mario Commodo, autore dello studio con Patrizia Minutolo: entrambi sono ricercatori presso l’Istituto e da anni svolgono studi volti alla comprensione dei meccanismi di formazione della fuliggine da processi combustione e allo sviluppo di diagnostiche avanzate per il loro monitoraggio. Terminiamo con l’ENEA: Al via la Piattaforma Nazionale del Fosforo promossa dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare con ENEA nel ruolo di gestore. L’obiettivo è di raggiungere l’autosufficienza negli approvvigionamenti di questa materia prima strategica per la quale il nostro Paese è quasi totalmente dipendente dalle importazioni. Attraverso il suo recupero si potrebbe arrivare a un risparmio di circa 60 milioni di euro all’anno, secondo alcune stime. La Piattaforma riunisce tutti gli stakeholder italiani attivi in tutte le fasi del ciclo di vita del fosforo e punta a individuare tecnologie, buone pratiche e strategie per la chiusura del ciclo del fosforo, fino all’elaborazione di un piano di sostenibilità a lungo termine. (focus\ aise)