SCOPERTO IL QUASAR PIÙ LUMINOSO DELL’UNIVERSO: NEL TEAM DI RICERCA ANCHE UN ITALIANO

ROMA\ aise\ - Si trova a una distanza di quasi 13 miliardi di anni luce dalla Terra il quasar più luminoso dell’Universo. A scoprirlo, un team internazionale di scienziati di cui fa parte il giovane ricercatore italiano Fabio Pacucci, ex Consigliere dell’Unione Astrofili Italiani (UAI) e vincitore del Premio “Livio Gratton 2017”, assegnato dall’Associazione Eta Carinae con la collaborazione dell’Associazione Tuscolana di Astronomia alla migliore tesi di dottorato in Astronomia e Astrofisica. L’eccezionale scoperta suggerisce la possibilità che ci siano molto più quasar nell’Universo rispetto a quelli che conosciamo.
“I quasar sono oggetti cosmici estremamente luminosi che irradiano a causa dell’accrescimento di materia su un buco nero super-massiccio”, spiega il giovane astrofisico italiano, ricercatore presso l’Università americana di Yale. “Questi buchi neri, dalla massa di milioni o miliardi di volte quella del Sole, si trovano al centro di galassie molto lontane. La radiazione emessa dal buco nero centrale - prosegue Pacucci - è talmente intensa da rendere trascurabile l’emissione della galassia circostante. Per questo motivo, i quasar lontani appaiono come sorgenti dall'aspetto stellare, ossia puntiforme”.
La luminosità del quasar appena scoperto è davvero eccezionale. Come precisa il ricercatore, il quasar sembra emettere una radiazione pari a 600,000 miliardi di volte quella del Sole. Tuttavia, tale abnorme luminosità non è intrinseca, ma prodotta in larga parte dal fenomeno della lente gravitazionale. “Nello spazio fra noi e il quasar è presente una galassia che, con la sua massa, amplifica la radiazione del quasar, come una lente di ingrandimento”, aggiunge Pacucci. “Questo effetto, previsto dalla Relatività Generale di Einstein, permette di osservare sorgenti molto lontane nell’Universo. La vera particolarità della scoperta è proprio questa: si tratta del quasar affetto da lente gravitazionale più lontano mai scoperto”.
Il quasar, inizialmente sfuggito alle osservazioni degli studiosi per la presenza della galassia “lente” che ne aveva in parte mascherato le proprietà caratteristiche, è stato battezzato da Pacucci con il nome di “quasar fantasma”. Per scovarlo è stato necessario impiegare molti telescopi terrestri, situati soprattutto alle isole Hawaii, e il celebre telescopio spaziale Hubble. Il team internazionale di 20 scienziati è stato diretto da Xiaohui Fan, professore di astrofisica all’Università dell’Arizona ed esperto cacciatore di quasar da un paio di decenni. “Assieme a Xiaohui Fan, ho realizzato l’osservazione dal telescopio Keck che ha dato le prime indicazioni dell’eccezionalità della sorgente”, afferma Pacucci. “I dati acquisiti, infatti, mostravano la possibilità che la luminosità dell’oggetto fosse dovuta in gran parte all’effetto di lente gravitazionale”.
La sensazionale scoperta ha profonde implicazioni nello studio dell'Universo primordiale. “Lo studio apre alla possibilità che ci sia una popolazione di quasar fantasma completamente invisibile al momento - conclude Pacucci - Secondo i calcoli di uno studio che ho realizzato con Abraham Loeb, professore di astrofisica ad Harvard, potrebbero esserci davvero tanti quasar fantasma lassù. Se così fosse, le teorie che descrivono il primo miliardo di anni di storia dell’Universo potrebbero essere profondamente alterate. Inoltre, lo studio di questo quasar permetterà di comprendere meglio le condizioni dell’Universo durante la reionizzazione, un periodo importantissimo della storia del Cosmo”. (aise)