VENEZUELA, COSÌ IL REGIME FA AFFARI CON LA DROGA - di Domenico Letizia

ROMA\ aise\ - “Mentre i paladini del socialismo bolivariano e coloro che continuano a difendere il regime venezuelano, grazie ai finanziamenti che ricevono dal regime stesso, continuano a descrivere il paese come in ripresa e pronto a nuovi accordi economici e commerciali interessanti, le ragazze venezuelane si recano dai parrucchieri per vendere i capelli. Cento dollari in cambio di una grossa ciocca di capelli. È un fenomeno sempre più diffuso in Venezuela dove la crisi economica e l’iperinflazione stanno portando un numero crescente di donne dei quartieri poveri a vendere i loro capelli, destinati alla realizzazione di parrucche per gli occidentali”. A scrivere è Domenico Letizia, che pubblica questo articolo per il Nuovo Corriere Nazionale, il quotidiano diretto da Francesco Corsi.
“E mentre il Venezuela muore, la classe dirigente si arricchisce grazie al narcotraffico. Un’interessante inchiesta di Luca Marfè, recentemente pubblicata dal quotidiano “Il Mattino” e rilanciata dal Global Committee for the Rule of Law, sviscera a fondo la tragica vicenda di un paese la cui popolazione affonda sempre più nella miseria mentre una piccola parte dell’élite politica e militare, legata al regime di Maduro, continua a fare affari grazie al traffico internazionale di cocaina. La cocaina scrive Marfè, “vola su piccoli aerei che vengono utilizzati, addirittura una volta sola, per trasportare gli uni e gli altri lungo le rotte di giungle, Caraibi e Messico. Destinazione finale? A nord gli Stati Uniti e a sud le piazze ricche dell’America Latina. Aerei che vengono utilizzati una volta sola.
Il business, infatti, è redditizio al punto che, giunti a destinazione, per evitare di lasciare tracce, i trabiccoli del cielo spesso vengono distrutti, dati in pasto alle fiamme. Una perdita marginale, evidentemente, se paragonata al colossale circuito degli incassi”. Il tutto avviene con la complicità delle autorità locali, per cui spiega Marfè, “se prima era difficile distinguere Stato e partito socialista, adesso è difficile distinguere governanti e narcotrafficanti. Maduro e i suoi, insomma, non si limitano più soltanto a chiudere un occhio, ma praticamente vivono di questo”. E aggiunge: “La produzione della droga è certo un mostro ben più antico di questa cricca, un vero e proprio cancro che affonda le sue radici nel Novecento di un continente in cui qualcuno si è arricchito e tantissimi sono morti”. Una notizia che trova conferma anche nei numerosi servizi e approfondimenti di testate e televisioni statunitensi. Recentemente, un’inchiesta della “CNN” è riuscita a tracciare la rotta della cocaina partendo dalle zone agricole dello stato venezuelano, dove è stato rilevato un aumento del 50% di voli sospetti. Una vera escalation che è passata da circa due voli a settimana nel 2017 alla cadenza quasi quotidiana dell’anno 2018 e del 2019. Mentre i servizi di sicurezza tecnologici statunitensi hanno contribuito a ridurre il numero di voli illegali in uscita dal territorio colombiano, i trafficanti hanno trovato una facile alternativa oltre il confine venezuelano. Gli aerei carichi di cocaina partono dalle più remote regioni venezuelane e per evitare di inciampare in controlli di volo, fanno tappa prima nel nord per ripartire successivamente con destinazione Stati Uniti d’America. Anche il New York Times, riprendendo un’esclusiva intervista ad Hugo Carvajal, l’ex capo dell’intelligence militare di Hugo Chavez, ha raccontato il funzionamento interno di “un governo nel quale il narcotraffico e la corruzione sono comuni e vengono gestiti da figure di alto livello, come Nestor Reverol, ministro degli Interni, Tareck El Aissaimi, attuale ministro dell’Industria ed ex vicepresidente, e lo stesso Maduro”. Un paese allo stremo e con legami politici internazionali poco trasparenti, pronto a tutto pur di continuare a detenere il potere. Mentre il caos venezuelano continua, Juan Guaidò, ha invitato i suoi sostenitori a radunarsi in piazza a Caracas il 1 maggio contro il presidente Maduro, lanciando “la più grande marcia nella storia del Venezuela per mettere fine all’usurpazione perpetrata dal regime”. (aise)