CONSOLATI E RAPPRESENTANZA: IL SOTTOSEGRETARIO MERLO A “ITALIA ETERNA”

ROMA\ aise\ - Intervistato da Josè Conde per “Italia eterna” - trasmissione radiofonica in onda da 35 anni sull’emittente argentina Radio am 890 – il sottosegretario agli esteri Ricardo Merlo ha parlato di servizi consolari, cittadinanza, covid e sistema di rappresentanza. Di seguito la trascrizione dell’intervista, riportata dall’emittente.
D. Lei dice che devono essere fatte riforme urgenti di Comites e CGIE.
R. Sì, dico che devono essere fatte urgentemente. Anche i membri del CGIE hanno espresso la volontà politica di portare avanti la riforma. Il MAIE è disponibile a votarla ed a sostenerla, ma abbiamo bisogno delle altre forze politiche. Non sarebbe conveniente fare una riforma senza l’accordo di tutte le forze politiche. Abbiamo otto o nove mesi per farlo, altrimenti si vota con la legge attuale.
D. Sappiamo che stanno per aprire varie sedi consolari nel mondo, ma a Buenos Aires ci sono problemi per accedere al sistema delle videochiamate, ad esempio.
R. Bisogna avere pazienza. Prima dell’inizio della pandemia, i servizi erano migliorati moltissimo, ma dalla crescita dei casi di covid in ogni paese, la questione si è complicata. Questo succede in tutta l’amministrazione pubblica. Noi proveremo ad aumentare gli impiegati nella prossima legge di bilancio. Anticipo che avremo più impiegati al Consolato Generale di Buenos Aires per poter migliorare l’attenzione al pubblico ed accorciare i tempi d’attesa. Noi a Roma riceviamo tutti i giorni notizie di consolati che chiudono a causa di contagi di Covid; quando c’è una sola persona infetta, la sede deve chiudere. Io chiedo agli utenti di avere pazienza perché questa è una situazione eccezionale. In Argentina solo ora sta rallentando il numero dei contagi ed i sindacati, ovviamente, difendono la salute degli impiegati. Chiedono che alcuni lavorino da casa, e quando un consolato chiude quindici giorni, purtroppo si genera un ritardo in tutti gli appuntamenti.
D. La rabbia della gente è anche a causa della mancanza di comunicazione. Il Console Generale Marco Petacco, in una recente intervista, ha detto che la prima volta (il consolato generale a Buenos Aires - ndr) aveva ricevuto 60 mila chiamate in poche ore ed hanno solo due numeri WhatsApp disponibili.
R. Ci sono consolati che funzionano bene e consolati che no. Il consolato di Morón non funziona bene. Parlerò con la console (Laura Marini) perché la sua è una sede che spesso riceve reclami. Inoltre la pandemia complica tutto, perché i consolati che non funzionavano bene prima della pandemia oggi hanno un’ulteriore scusa. Il Consolato di Rosario, per esempio, è quello che ha meno impiegati in relazione ai connazionali iscritti e funziona bene. Quindi, dipende dai consoli. Sono i Comites, però, che devono segnalarmi queste problematiche. Dal Comites di Morón non ho mai ricevuto un reclamo sul malfunzionamento del Consolato; conosco la situazione grazie alle comunicazioni degli utenti.
D. Ci sono sei consiglieri del Comites di Buenos Aires che hanno presentato un’informativa al Console Petacco in cui elencano nel dettaglio i problemi della sede.
R. Sarebbe opportuno che me lo facessero arrivare, per poterne discutere con il Console e far fronte ai reclami, perché io sono a Roma ed è molto difficile risolvere problemi puntuali, se non arriva l’informazione. Nel caso di Buenos Aires, che conosco meglio, ci sono cose che funzionano bene. Ad esempio, prima della pandemia siamo riusciti ad abbassare i tempi per il rinnovo dei passaporti ed anche il “Fast it” sta funzionando bene. Quello che forse non funziona in modo corretto sono gli appuntamenti per la richiesta di cittadinanza, ma questo non è responsabilità del console. Si tratta di un problema più ampio di cui dobbiamo discutere con i dirigenti dei Comites e del CGIE, perché in questo modo è impossibile poter continuare con il ritmo abituale di domanda delle richieste di cittadinanza. Dobbiamo decidere cosa fare con la legge di cittadinanza, perché in questo momento non è possibile assistere tutte le persone che vogliono essere cittadini italiani.
D. Ma non è solo per la cittadinanza. Ci sono anche problemi per avere un appuntamento per lo stato civile.
R. Parlerò con il Console questa settimana riguardo questo tema perché non ne ero a conoscenza. Lei mi parla del Consolato di Buenos Aires ed io mi occupo dei consolati di tutto il mondo. Il Comites di Buenos Aires mi deve mandare comunicazione dei problemi che ci sono e li risolveremo, ma io non posso sapere il caso particolare di ogni consolato.
D. Non sto parlando di una cattiva gestione del Console Petacco, al contrario, è una persona molto disponibile. Ma credo che gli utenti debbano essere avvertiti riguardo alla situazione del consolato, se collassato.
R. Io sono uno di voi. Sono nato all’estero ed ho “sofferto” i consolati come tutti voi. Purtroppo non si può controllare impiegato per impiegato. Perciò io metto a disposizione la mia email personale affinché mi possiate comunicare i casi di cattiva attenzione al pubblico da parte degli impiegati dei consolati, ma non mi è mai arrivato niente. Se mi arrivassero questi reclami, io potrei agire. Abbiamo ricevuto reclami dal Consolato di Curitiba, in Brasile, e questo console oggi non c’è più. Per questo è importante che si utilizzino le istituzioni ed i mezzi di comunicazione. In Argentina ci sono nove consolati e probabilmente se ne aprirà un altro. Nella scorsa legislatura chiudevano consolati, mentre noi li stiamo aprendo.
D. Passando al referendum, qual è la sua opinione riguardo la vittoria del “sì” anche all’estero?
R. Io rispetto la democrazia. L’unica cosa che possiamo fare adesso è leggere il risultato ed imparare; è l’unico modo per andare avanti e fare le cose nel miglior modo possibile. Evidentemente c’è un sentimento di “antipolitica” in tutto il mondo. La gente non vuole sapere nulla dei politici. Lo avevo già detto che sarebbe stato molto difficile. La gente è stanca dei politici, delle politiche e della gente che parla, promette e poi non adempie.
D. Io penso che non abbia votato l’associazionismo. Altrimenti non sarebbe stato votato un referendum che riafferma la perdita della nostra rappresentanza.
R. C’è una sproporzione che io chiamerei incostituzionale, perché il prossimo eletto in Sud America rappresenterà un milione e mezzo di elettori. Non si sa ancora come verranno distribuite le circoscrizioni. Grazie alla riforma della legge nella legislatura scorsa (voluta dal PD), dei 18 eletti all’estero ce ne sono 4 che non sono residenti all’estero. Questa modifica alla legge elettorale ha già indebolito la nostra rappresentanza, che è una cosa per la quale dobbiamo lottare. La campagna degli altri partiti politici presso gli italiani all’estero è stata tiepida. In Argentina solo l’USEI ed il MAIE hanno fatto campagna. Gli altri non hanno fatto niente, sicuramente perché i loro rappresentanti politici a Roma non glielo hanno permesso”. (aise)