E se ripartisse la caccia al partito liberale di massa? - di Gianfranco Cannarozzo

SOFIA\ aise\ - “Sarebbe impossibile governare il Paese con forze politiche incompatibili con la nostra cultura”: le parole del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi in una lettera a Luciano Fontana direttore del Corriere della Sera, rilanciano quello che fu proposto qualche anno fa esplicitamente dal professor Giuliano Urbani e poi da tanti altri consiglieri dell’ex presidente del Consiglio: quel partito liberale di massa mai esistito nella storia italiana.
Il Cav spiega nella lettera come sin dalla nascita del partito, nel lontano 1994, Forza Italia ha sempre lavorato per tradurre le idee e i valori cristiani, europeisti, garantisti in un credibile progetto politico e di leadership del Paese. Ma è soprattutto il pensiero liberale, arricchito dal contributo di esimi docenti ed esperti quali Antonio Martino e Carlo Scognamiglio, Marcello Pera e Lucio Colletti, Saverio Vertone e Piero Melograni, che spinse tanti italiani a credere nella proposta proveniente da Arcore.
La Lettera
“L’atteggiamento responsabile assunto da Forza Italia nei confronti di questa crisi economico-sanitaria non è dettato da una tattica politica ma dal senso del dovere verso le istituzioni e la collettività. Questo nostro atteggiamento, che ha evidenziato il ruolo essenziale di Forza Italia, è stato da molti apprezzato, da altri criticato, spesso dagli uni e dagli altri sulla base di un equivoco” scrive fra le altre cose Berlusconi.
L’obiettivo
“Tornare ad avere un ruolo chiave, di guida per la coalizione di centro-destra. L’unica forza politica che nel dopoguerra ha fatto una sintesi delle idee, dei valori e delle dottrine politiche liberali, cristiane, europeiste, garantiste, traducendole in un progetto politico e di governo credibile. Forza Italia è nata nel 1994 per realizzare un progetto che prima non esisteva, come la Cdu tedesca, il Partito Repubblicano negli Usa, il Partito Conservatore di Margareth Thatcher nel Regno Unito, il Partito Popular in Spagna. Tutte forze politiche che hanno governato i loro Paesi sulla base di una visione liberale più ampia, nella quale confluiscono sensibilità diverse, sia cristiane che laiche” sottolinea l’ex presidente del Consiglio.
Un progetto europeista e liberale
“Una forza convintamente europeista e liberale, interprete e prodotto del patrimonio ideale occidentale, con una cultura di governo pragmatica aperta al futuro, alla modernità, al progresso. Per queste ragioni Forza Italia è refrattaria ai bagliori del populismo, della demagogia, della retorica antieuropeista e si pone in alternativa rispetto ad una sinistra ambigua, in perenne crisi di identità, distante dalle esperienze di governo delle moderne socialdemocrazie europee”, conclude Berlusconi nella lettera al Corriere.
Liberalismo come chiave politica
Il liberalismo è una dottrina di stampo illuminista, che attribuisce all’individuo un valore autonomo rispetto allo Stato, e ha subito molti cambiamenti, evoluzioni per arrivare all’ideologia odierna.
Se ne parlava già nell’Ottocento, ma è nel Novecento che si diffonde e i suoi più grandi esponenti italiani furono senza dubbio Benedetto Croce, il quale sosteneva che i principi liberali attengono all’etica e sono compatibili con i diversi sistemi economici, e Luigi Einaudi secondo cui la libertà politica e civile è inscindibile da quella economica.
Questa, non si è affermata solo nel nostro Paese, ma si è diffusa a macchia d’olio in tutta l’Europa, con la nascita dei partiti liberali. Tra i fondamentali ci sono le libertà individuali e un governo democraticamente responsabile che abbia come obbiettivo l’attuazione di politiche che mirino a contrastare la povertà e i problemi sociali però senza attuare un radicale mutamento alla struttura della società, se non mediante riforme moderate. E lo sviluppo economico come motore per la società.
Dall’Europa il progetto si rilancia
A voler rilanciare l’idea di un soggetto di massa che si basi sulle idee del liberalismo è il Partito Liberale Europeo, il cui presidente Francesco Patamia è convinto che nell’attuale drammatica situazione politico economico sociale del Paese, dominata da un diffuso disagio sociale, economico, politico ci sia bisogno di un percorso di trasformazione, per molti versi di rivoluzione più che d’innovazione, verso un liberalismo del XXI Secolo.
Come recita il “Manifesto dei principi” del PLE, “lo Stato come espressione democratica di Comunità, ha il dovere di preservare la centralità dell’individuo/cittadino e la sua libertà, di regolare le dinamiche sociali per garantire la qualità della vita politica economica civile, dove la cultura identitaria del Paese affonda le proprie radici nella propria Storia di Comunità.
Da qui discende che lo Stato non può assorbire spazi di libertà ma, essendo espressione non di una massa di persone ma di una comunità di individui, deve favorire, senza condizionamenti di credo, di pensiero, di ceto, di genere, di colore, di cultura, di titolo, che ogni proprio cittadino possa cogliere, nella propria libertà, ogni opportunità per consolidare la propria dignità e identità.
Dal riconoscere il diritto alla proprietà privata, come prodotto di proprie condizioni, capacità, attitudini, attività, imprenditorialità, nasce la consapevolezza che lo Stato è di proprietà del cittadino, quindi alveo di Etica e Morale”.
Come vedete le stesse idee che dal XVII al XX Secolo hanno permeato la società, frutto di intere schiere di intellettuali, docenti, figure carismatiche e leader degli Stati dell’Occidente. (gianfranco cannarozzo*\aise)
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